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Staging the residency | Jacopo Natoli

Proposta di Francesca De Zotti e Tommaso Pagani — Dal 1991 Viafarini rappresenta “un punto di riferimento per artisti giovani ed emergenti” e dal 2008 si inserisce tra le eccellenze nostrane per il programma di residenza rivolto ad artisti e curatori VIR Viafarini-in-residence. La serie di interviste Staging the residency, a cura di Francesca De […]

Proposta di Francesca De Zotti e Tommaso Pagani —

Dal 1991 Viafarini rappresenta “un punto di riferimento per artisti giovani ed emergenti” e dal 2008 si inserisce tra le eccellenze nostrane per il programma di residenza rivolto ad artisti e curatori VIR Viafarini-in-residence.
La serie di interviste Staging the residency, a cura di Francesca De Zotti e Tommaso Pagani, vuole mettere in luce la natura discorsiva, processuale e intrinsecamente collaborativa del condurre ricerche in una residenza artistica.

Pubblicheremo degli approfondiemnti degli artisti  in residenza sia in Archivio che a VIR / Gannaio – Aprile 2021: Binta DiawNicolò Masiero SgrinzattoAdelisa SelimbasicArjan ShehajJacopo Natoli e Vincenzo Zancana.

Segue la prima intervista con Jacopo Natoli

Particolare da Atlas ViaFarini. Monografie

Con quali idee e presupposti hai iniziato la residenza e quanto poi questi sono cambiati una volta arrivati ed entrati in contatto con l’Archivio Viafarini e gli altri residenti? 

Il “mio” (mio?) “lavoro” (lavorìo?) è contingente e situato, non avevo quindi idee preconcette e precisi presupposti. L’inizio è stato concepire, assemblare, utilizzare e donare una serie dei Quaderni Dispositivi, ovvero i Quaderni Situati: Anti-Social; Carbohhhhh; Cianobasikit; Dreamyoudream; MD; MMD; Mobiledrawing; On&On&On&On&O; Pornoantiporn; Shittycomics; Wakeupwakeup; Wasted&Stoned. Sono quaderni, con forme e allestimenti unici, per disegnare con limiti e situazioni specifiche come: quando sei ubriacoo fatto, quando hai voglia di andare sui social o vedere un porno, prima di andare a dormire e appena sveglio. Disegnare a tempo perso, svogliatamente, per me e per/con gli altri. 

I Quaderni Situati

Poi, non potevo resistere all’impatto dell’Archivio. Trovate delle buste della spazzatura trasparenti in bagno, ho iniziato uno studio visivo dei libri, ricalcandone le immagini. Dapprima studio libero, si è pian piano strutturato: su un telo trasparente 5 × 4 metri ho studiato visivamente la sezione monografica dell’Archivio, selezionando solo i libri di artisti morti. È un Atlas, una mappatura visiva di una sezione dell’Archivio. Un tributo, un abbraccio. Poi, la relazione con i libri non mi bastava. Entrato in contatto con lo studio condiviso di Viafarini ho deciso di iniziare il progetto Che cosa m’insegni? Sto chiedendo a tutti gli artisti in residenza e alle figure di Viafarini di insegnarmi qualcosa. Stanno quindi nascendo opere e operazioni a molteplici mani, che intersecano tecniche e modalità relazionali diverse per ogni individualità. Fluisco nello studio condiviso tra i diversi artisti, un nomadismo che parte dal desiderio di imparare e connettere, riconfigurando la figura dell’artista dall’Io al Noi.   

Work in progress da Che cosa m’insegni? (con Francesca Migone)

L’archivio come ci insegna Foucault è da considerarsi come un luogo di produzione piuttosto che di esclusiva conservazione, e infatti assume un ruolo di governo, e dunque una funzione governamentale, occupando un ruolo cardine tra potere e soggettivazione.
Come si sta svolgendo la tua ricerca sull’Archivio di Viafarini?

Un patrimonio di 25000 volumi d’arte fa venire le vertigini. Ecco, ti direi quello che non ho fatto, ma ho immaginato di fare: Aprire TUTTI i libri ed inserire, per ogni volume, un segnalibro; fare una lezione, alla finestra, rivolto verso il Cimitero Monumentale, degli artisti morti per i morti; una lettura che intersechi citazioni dai saggi del fondo Stefano e Giorgio Galli, una sezione pubblica e collettiva di “sfoglio” del fondo Giovanni Quadrio Curzio, dove, attraverso dispositivi specifici (lenti, prismi, maschere, luci, etc.) “vedere” insieme l’oggetto libro; studiare gli inserti pubblicitari della collezione dei magazine (Flash Art e ArtForum); imparare a memoria i nomi di tutti i portfolio degli artisti presenti in Archivio; leggere a voce alta i titoli dei libri dedicati alla mostre, sovrapponendo due voci, una che parta dal 1980 e l’altra dal 2020, concludendo la lettura nel momento dell’incontro. Modi e moti per performare l’Archivio, trasformando il sapere in azione. Esistevano solo nel piano immaginario, ora lo sono in quello linguistico, chissà se saranno mai esecuzioni. 

Particolare da Atlas ViaFarini. Studi preliminari

Hai da poco fondato la Galleria GNoMa, come è strutturata e quali obiettivi si è prefissata?

Ho fondato la galleria GNoMa nel settembre 2020 insieme ad Arianna Desideri, con cui collaboro al progetto D.A.P.A. (Derive Azioni Psicogeografie Atmosfere). GNoMa sta per Galleria Nomade o Minuscola anche. Ha l’obiettivo di raccogliere due tipi di oggetti: i POADNA – Piccolo Oggetto Artistico di Non-Artista e i PONADA – Piccolo Oggetto Non-Artistico di Artista. La galleria acquisisce attraverso un Minuscolo Contratto di Esclusiva e un certificato di autenticità oggetti artistici da non artisti e oggetti non artistici di artisti. Questi oggetti devono essere minuscoli. A questi oggetti attribuiamo un prezzo. Noi galleristi ci impegniamo a conservarli e venderli nelle sedi più opportune o meno opportune. Il ricavato della vendita sarà diviso al 50% tra la galleria e l’artista o il non-artista.    

GNoMa, Minuscolo Contratto di Esclusiva e Certificato di Autenticità