Non ti nascondere, perché ormai sei grande!
Da piccoli, guardiamo sotto il letto, dietro le tende, vediamo quello che non c’è, e ci crediamo.
Creando con la fantasia mondi personali, ma condivisi per emozione, per resistenza ed esistenza ci troviamo di fronte ad una pluralità che non ti fa sentire solo.
Ma prima di capirlo sei solo, ed è giusto vivere questa solitudine, quel silenzio che dentro di te nasconde pensieri fatti di parole e di immagini.
Ti diverti a giocare con la tua mente, chiudendo gli occhi e immaginando un cavallo in corsa, un sole e la sua luce, alleni quelle parti che ti serviranno a cosa… Un tepore di una luce che da vita ad un mondo nel quale trapela intimamente e dolcemente la forza generatrice della natura.
Questo lavoro mi fa pensare un po’ a tutto questo, qualcosa pulsa dentro di noi, impercettibile ma in movimento sotto pelle. Credo sia importante dire che questo quadro è stato realizzato prima del lockdown, come sempre mi succede gli ho dato un tempo lungo di sedimentazione che mi ha suggerito molto altro.
Per chi nel mese di novembre avrà occasione di visitare la mostra collettiva “Due quadri e un tavolo” alla Galleria Richter Fine Art si troverà nella sala inferiore della galleria immerso in un mio lavoro che nasce anche grazie a questo dipinto appena descritto; oggi mi rendo conto che l’intenzione di mantenere quella sensazione trovata prima di un evento storico molto complicato è stata forte per quanto diversa.
Tornando al vivere la pittura, ciò che mi affascina, è un’illusione, un dubbio frequente di ciò che potrebbe essere, diventare, dire, per fermarsi e cercare di capire se già è abbastanza. Le forze che ti trascinano dentro e fuori, per poi esserne insieme ma distante, in un gioco frustrante, gioioso, tragico e comico che non esclude nulla.
Mi colpisce come in relazione al suo divenire gli equilibri e pensieri che si depositano sulla tela creano una pausa senza tempo che non definisce ma presenta un’attesa.
Queste infinite possibilità si manifestano nella mia pittura con quel silenzio e rumore in contrasto continuo, alla ricerca di una convivenza.
In quest’opera percepisco una buona sintesi della mia ricerca pittorica, il giusto compromesso tra ciò che cerco di velare e svelare, il contatto, il rapporto nel colore, la tecnica per lo più immagazzinata ma istintiva, vive una continua ribellione di unicità, una tensione verso un “dimenticare” ciò che accade.
Esserci, dentro il quadro, ma esserne anche al di fuori, che personalmente non vivo solo come un’intuizione che la pittura, il momento o qualsiasi altra cosa sia ti consiglia, ma anche come un rispetto di un’immagine che ad un certo punto non ha più bisogno di te, si fa guardare, sentire e accarezzare ma ha trovato un posto, un luogo.
Molte suggestioni, stimoli che vivono intorno a me o che io vivo intorno a loro, nelle lunghe passeggiate, in un sasso di una forma rara o un abbozzo in creta in studio, diventano parte di te, nelle brevi occhiate, o in un lungo tempo di fronte a quei segni, che il problema pittorico ti raccomanda a non compiacere, tutt’altro, ti consiglia una calma e un’attenzione che non sempre si regge, delle volte meglio uscire e fare i conti il giorno dopo con un aspetto sfuggito il giorno precedente.
Distaccarsi credo sia molto importante, mi aiuta molto il disegno, mi rende più libero per ritornare cambiato alla pittura.
Da molti anni lavoro sulla sottrazione, mi rende felice percepire un segno blu inizialmente puro, alterato e modificato in relazione all’alchimia della materia, per poi decidere se farlo riemergere, in una nuova alterazione ancora, questo gioco infinito mi porta spesso, (ad oggi meno) a realizzare moltissime velature e campiture sulla superficie, fino ad ottenere quell’equilibrio incompreso, ma efficacie o indispensabile per non impazzire.
Riguardo a questo ultimamente “non nascondo” che sto lavorando su nuovi piani pittorici, forse più generosi, dove inizia ad interessarmi, ancora da capire il “come”, la purezza del colore nelle forme? Un contrasto più netto? Oppure è solo un momento.
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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.