Nell’estate del 2017 abbiamo chiuso il lungo e articolato percorso svolto dal MAS – Modica Art System, progetto che, sotto la direzione artistica di Francesco Lucifora, è riuscito a creare una rete di sinergia culturale tra tre centri di espressione artistica di Modica, il Museo Civico Belgiorno, il Teatro Garibaldi e il CoCA.
L’intervento nella Chiesa di Santa Maria del Gesù, curato da Daniela Bigi, interessava sia la navata centrale che le cappelle laterali, due ambienti un tempo comunicanti che la storia ha successivamente restituito come spazi separati, cristallini nella ritmica costruttiva, regolari nella tessitura muraria, pervasi da una materia luminosa calda generata dall’incontro della luce naturale diurna con l’oro e il rosa della pietra di Modica.
Il progetto era una riflessione sulla luce. Procedendo sinteticamente, abbiamo analizzato le componenti strutturali dello spazio, registrandone le caratteristiche luminose, leggendo la posizione del luogo in rapporto al tessuto urbano, evidenziandone le relazioni con gli altri poli religiosi intorno ai quali, lungo i secoli, si è organizzata la vita cittadina. Ne derivarono delle forme geometriche. Ci sono tre punti cardine religiosi e mistici nella città, le Chiese di San Giovanni, San Giorgio e San Pietro. Viste dall’alto, partendo dalla chiesa di Santa Maria del Gesù, si nota che seguono una traiettoria che ha una struttura a onda.
Il progetto consisteva nel guardare alla tensione simbolica espressa dalla luce nella relazione con gli elementi della costruzione; coagularla su superfici pittoriche sagomate secondo andamenti suggeriti da quella stessa traiettoria che avevamo rintracciato sulla mappa.
La pittura non può prescindere dalla relazione con il fenomeno luminoso, è essa stessa questione luminosa. Abbiamo deciso dunque di introdurre la pittura nella dinamica simbolica che anima questo luogo, conferendogli una posizione precaria, cercando un’inclinazione.
“Come abbandonato all’ora X del giorno X improvvisamente e senza preavviso.
Un evento traumatico – la conquista punica – determinò il momento di interruzione improvvisa del lavoro nelle Cave di Cusa.
I pezzi vennero lasciati laddove erano, alcuni appena sbozzati, altri completamente finiti e già partiti per il lungo viaggio verso la destinazione”.
La luce continuava a rivelarsi protagonista del registro tutto terreno dell’articolazione spaziale dell’edificio ma al contempo non smetteva di rimandare al pensiero simbolico che ha orientato, in origine, le scelte di chi l’ha voluto e di chi l’ha progettato. È volano spirituale mentre, fisicamente, agisce come motore nella costruzione di una dimensione percettiva. La spinta che essa è in grado di generare travalica i credi, attraversa gli steccati delle storie… diventa un pneuma, un soffio. Intorno a questo seme ideativo prendeva forma il lavoro.
Un soffio misterioso gonfia e sagoma delle grandi strutture facendole diventare simili a delle vele. Un fascio di raggi di luce, come venuti dall’alto, si manifesta su di esse e ne assorbe i colori, restituendoli per radiazione riflessa.
Il titolo di questo intervento, Supercella SS115, non descriveva tutto questo, anzi. Apriva un altro fronte di riflessioni, lavorando con metafore e sineddoche. Contiene la giustapposizione di un termine di origine meteoreologica, la supercella, che è un fenomeno atmosferico raro, un grande e spettacolare evento temporalesco animato da un mesociclone (un grande soffio appunto), con una sigla toponomastica, SS115, che sta per Strada Provinciale 115 Sud Occidentale Sicula.
Di fronte agli eventi naturali imprevedibili e spaventosi l’uomo delle origini ha cercato delle risposte nella religione. E quando i greci cominciarono a interrogarsi sulle relazioni dell’uomo con gli eventi naturali nacque la filosofia.
Rimandare all’Occidentale Sicula significa pensare ad un territorio specifico, concreto, sul quale si è scritta una parte significativa della storia del Mediterraneo.
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere a una selezione di artisti di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare.
Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro o serie, dalla sua origine al processo creativo, dall’estetica al concetto.