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Immersione Libera | Intervista con il curatore Giovanni Paolin

“Più vissuta che letta”, come dire, ognuno è libero di tracciare nessi e affinità tra le opere e gli artisti. Immersione Libera è una mostra collettiva “inusuale”  di 12 artisti allestita nella Palazzina dei Bagni Misteriosi. Abbiamo chiesto al curatore Giovanni Paolin un possibile nesso tra le proposte degli artisti e il luogo, non strettamente […]

Agreements to Zinedine_LANIMALE CERIMONIALE_2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio

“Più vissuta che letta”, come dire, ognuno è libero di tracciare nessi e affinità tra le opere e gli artisti. Immersione Libera è una mostra collettiva “inusuale”  di 12 artisti allestita nella Palazzina dei Bagni Misteriosi. Abbiamo chiesto al curatore Giovanni Paolin un possibile nesso tra le proposte degli artisti e il luogo, non strettamente facile per ospitare delle opere d’arte. Facendo ‘di necessità virtù’, il risultato è stato quello di sfruttare al massimo l’eccentricità dello spazio, dando vita così a veri e proprio ambienti da attraversare o, come suggerisce il curatore, da vivere. Paolin ci racconta come è nata la mostra, le affinità tra 12 artisti molti diversi tra loro; le relazioni che si sono create tra le opere, gli artisti e gli stessi curatori invitati – Giulia Colletti, Caterina Molteni, Treti Galaxie – e, non ultima, delle opere che più di altre coinvolgono, in modo sperimentale, il visitatore.

Per tutta la durata della mostra – 18 maggio 2019 – La Palazzina ospiterà performance e talks degli artisti. Giovedì 16 maggio ci srà la presentazione del catalogo ed un evento di chiusura.
Artisti invitati: Alfredo Aceto, Agreements to Zinedine, Antonello Ghezzi, Calori & Maillard, Campostabile, Giovanni Chiamenti, Alessandro Fogo, Francesco Fonassi, Valentina Furian, Raluca Andreea Hartea, Ornaghi & Prestinari, Marta Spagnoli
Curatori ospiti: Giulia Colletti, Caterina Molteni, Treti Galaxie

Alessandro Fogo, La Fontana della Giovinezza, 2018 – 2019, secondo scatto © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio

Segue l’intervista con il curatore Giovanni Paolin

Elena Bordignon: La Palazzina dei bagni Misteriosi è un luogo molto suggestivo per varie ragioni. Quali aspetti di questo spazio, non propriamente votato all’arte, ti hanno colpito tanto da organizzare Immersione Libera?

Giovanni Paolin: Devo ammettere che l’unico elemento definito a priori è stato proprio lo spazio. Hai ragione a dirlo, la Palazzina dei Bagni Misteriosi è un luogo molto suggestivo e ci è sembrato perfetto per valorizzare tutti i lavori in mostra. Non capita spesso di avere la possibilità di esporre in luoghi del genere, credo infatti che questo sia stato il primo regalo che Marina Nissim ha deciso di fare agli artisti. Una delle cose più divertenti dei sopralluoghi è stato vedere le espressioni di chi entrava per la prima volta, tipo:” Ma davvero?”. Tutti rimasti completamente scioccati dalla varietà e dalla potenza degli ambienti che la compongono.

EB:  Come nasce l’idea della mostra, ha delle relazioni con la destinazione originale della Palazzina?

GP: L’idea della mostra nasce dalla ferma volontà di Marina Nissim di rivolgersi ad artisti emergenti del proprio paese dopo il primo appuntamento espositivo alla Palazzina, Soy Cuba, in cui erano stati coinvolti 8 artisti cubani. Dare completa libertà agli artisti, sostenendoli nelle loro nuove produzioni e concedendo loro un palcoscenico importante durante il periodo più vivo di Milano. La Palazzina è il punto di contatto tra le due mostre e speriamo possa ospitarne tante altre in futuro.

Alfredo Aceto_Gutter-Gargoyle, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Antonello Ghezzi, Alla luna, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio

EB: Sono stati invitati dodici artisti per lo più giovani. C’è un particolare criterio dietro la loro scelta? Ci sono delle affinità tra le varie ricerche che compiono?

GP: Come mi sono detto fin dall’inizio, il lavoro di ricerca e studio visit sarebbe potuto andare avanti all’infinito. Ho cercato di proporre a Marina, parte attiva della selezione, artisti con ricerche, tecniche e provenienze differenti, che potessero in qualche modo completarsi. Qualcuno l’ha definita una selezione inusuale e questo mi ha fatto molto piacere, è stato particolarmente divertente avvicinare artisti che difficilmente si sarebbero potuti incontrare. Lo stesso criterio può essere individuato negli inviti ai curatori che hanno esteso egregiamente l’invito ad altri tre artisti. L’intero processo è durato mesi e ha portato alla selezione di dodici artisti, tre curatori ospiti e quattro ulteriori artisti invitati. Tra tutti le affinità ci sono e possono essere scoperte solo visitando la mostra, visto che per scelta costitutiva alcune non sono state rivelate direttamente. Non essendoci un forte tema curatoriale a legare le opere, trovo più interessante sia il visitatore stesso a cercare le affinità di cui chiedi. Oltre ad essere qualcosa di davvero inevitabile, credo che la possibilità di creare una propria narrazione renda ogni spettatore più libero. Nei testi del foglio di sala e del catalogo sono fornite delle chiavi di lettura della mostra ma solo come piccoli suggerimenti, sono convinto che questa mostra debba essere vissuta più che letta.

EB: Come suggerisce il titolo della mostra avete chiesto agli artisti di proporre dei progetti sperimentali con l’obbiettivo di arricchire il percorso espositivo e i suoi significati. Dunque dei lavori che si relazionino con lo spazio, potenziandolo. Mi racconti le ragioni di questa scelta?

GP: Giustamente il primo argomento dell’intervista è stato lo spazio; come detto in precedenza questo è stato il punto di partenza. Io, gli artisti e i curatori siamo entrati in relazione con la Palazzina, provando a potenziarlo e cercando di potenziare le opere attraverso uno scambio attivo. Nella mia breve storia curatoriale sono sempre stato affascinato dal rapporto tra testo e contesto, vorrei infatti che la mia ricerca si sviluppasse in questa direzione. Ho avuto la grande fortuna di lavorare sempre in luoghi dal carattere molto forte e li ho sempre inconsciamente preferiti. In questo caso, la ragione principale per cui credo si sia sviluppato un buon dialogo con lo spazio è stato per il fatto di aver seguito da vicino tutte le nuove produzioni degli artisti. Altra ragione importante può essere individuata nel desiderio condiviso con Marina Nissim di creare una mostra che fosse accogliente verso il pubblico, in cui lo spettatore si senta a proprio agio e rispettato.

Calori e Maillard, mc2, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Campostabile, pool, 2019, sx_Ornaghi & Prestinari, Cionco, 2019_dx © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio

EB: Uno degli aspetti che sembra avvicinare i vari artisti è la loro capacità di coinvolgere, in modo immersivo lo spettatore. Mi racconti a grandi linee i progetti che più di altri mettono al centro chi guarda?

GP: Visto che stiamo parlando di ricerche molto diverse tra loro, ci tengo a ringraziare tutti gli artisti perché hanno cercato di lavorare in una direzione più immersiva, sono molto fiero del lavoro che abbiamo fatto insieme. Tra tutti, vorrei raccontarne due di particolarmente esemplificativi, su cui ci saranno due focus durante gli appuntamenti dei martedì in mostra: Alla Luna di Antonello Ghezzi (il 16 aprile) e L’Animale Cerimoniale di Agreements to Zinedine – ATZ (il 30 aprile).Alla Luna è un’opera che si trova sulla terrazza della Palazzina, una rampa coperta accessibile al pubblico dove è posizionato un tapis roulant acceso. Sul display il primo giorno di mostra è apparsa la cifra di 384.400 chilometri, la distanza tra la terra e la luna. Per tutta la durata della mostra, via via che le persone cammineranno, la cifra andrà diminuendo, indicandoci quanti chilometri mancano all’arrivo. L’opera può essere considerata una missione collettiva, che somma tutti i passi dei visitatori per arrivare lassù, nell’anno del cinquantesimo anniversario dello sbarco lunare. L’interazione con gli spettatori è stata notevole fin dal primo giorno e nonostante possa essere considerata una missione impossibile durante il breve periodo di mostra, ci stiamo impegnando per correre il maggior numero di chilometri e magari far continuare il progetto al di fuori delle mura della Palazzina.
L’Animale Cerimoniale è un’installazione ambientale che vuole ricreare un tempio contemporaneo attraverso diversi interventi degli artisti nella sala Testori: la pavimentazione è ricoperta di granelli sfusi di plastica riciclata di colore rosso, da questa sembrano emergere due grandi zampe di un leone, la cui testa è stata stampata su pelliccia e appesa alla parete. All’interno della sala sono anche presenti due sculture luminose in ottone, che insieme ad una luce dorata nella parte più alta della sala giocano con la sua illuminazione. L’immersione dello spettatore diventa totale grazie all’installazione audio di Francesco Fonassi, Scena di caccia, che riesce a porsi in perfetto dialogo con L’Animale Cerimoniale creando un ambiente al limite del sacro. Per come sono state pensate, le due installazioni rappresentano il cuore pulsante della mostra: un luogo in cui saranno ospitati molti degli eventi collaterali, che accresceranno lo spettro di rituali appartenenti alla natura umana.

Giovanni Chiamenti, Cortex, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Marta Spagnoli, Blu sinapsi, 2018 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio

EB: Le opere entreranno in dialogo con una serie di interventi realizzati dai curatori ospiti: Giulia Colletti, Caterina Molteni, Treti Galaxie. In cosa consistono questi interventi?

GP: Estendere l’invito anche a tre figure curatoriali per me è stata un passo naturale, quasi dovuto. Grazie alle loro proposte, Giulia, Caterina, Ramona e Matteo sono riusciti a dare qualcosa in più alla mostra e tutti hanno lavorato (e stanno lavorando) al meglio. Lisa Dalfino & Sacha Kanah, invitati da Treti Galaxie, hanno realizzato tre sculture presenti all’interno del percorso espositivo dal primo giorno della mostra. Benni Bosetto, invitata da Caterina Molteni, metterà in scena un rituale che avrà come protagonista l’acqua della piscina martedì 23 aprile. Beatrice Marchi, invitata da Giulia Colletti, domenica 5 maggio utilizzerà una delle sale del teatro per presentare una dei suoi ultimi lavori performativi. Proprio rispetto alla performance all’inizio del percorso di Immersione Libera sentivo qualche mancanza, per questo, un mio invito speciale è andato a Lucia Cristiani, che martedì 14 maggio presenterà la terza performance della mostra. Per completare il nostro calendario, ci tengo a dire che oltre ai due talk e le tre performance, il programma degli eventi collaterali della mostra è completato da due concerti curati da Threes Production, sabato 6 aprile e giovedì 14 maggio. Vi aspettiamo!

IMMERSIONE LIBERA
Un progetto di Marina Nissim
A cura di Giovanni Paolin
Realizzato in collaborazione con Galleria Continua, Associazione Pier Lombardo e Teatro Franco Parenti

Palazzina dei Bagni Misteriosi
Via Carlo Botta 18 – Milano
2 aprile – 18 maggio 2019

Ornaghi & Prestinari_Cionco © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Valentina Furian_55, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Ornaghi & Prestinari_Cionco © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio
Lisa Dalfino & Sacha Kanah, Birdwatcher I, 2019 © Melania Dalle Grave e Agnese Bedini per DSL Studio