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I (never) explain #9 – Nicola Melinelli

Red Run Red Run è il titolo di un lavoro di cui ho presentato due variazioni in due recenti mostre: a settembre per The Useless Land, mostra collettiva ospitata al Castello di Lajone, in provincia di Alessandria, curata da Irene Sofia Comi ed Elda Marasca e promossa dall’associazione Lajoneart, e la scorsa estate, a luglio, […]

Nicola Melinelli - Red Run (dettaglio), 2018, Palazzodellaquerciastudio, Roccagloriosa, Salerno, Photo credits Pesce Khete
Nicola Melinelli – Red Run (dettaglio), 2018, Palazzodellaquerciastudio, Roccagloriosa, Salerno, Photo credits Pesce Khete

Red Run

Red Run è il titolo di un lavoro di cui ho presentato due variazioni in due recenti mostre: a settembre per The Useless Land, mostra collettiva ospitata al Castello di Lajone, in provincia di Alessandria, curata da Irene Sofia Comi ed Elda Marasca e promossa dall’associazione Lajoneart, e la scorsa estate, a luglio, in una versione un po’ differente, nell’allestimento di chiusura della residenza Palazzodellaquerciastudio, a cura di Vincenzo Simone, ospitata alla residenza Roccagloriosa a Salerno, supportata dall’associazione Farnespazio.

Ciò che accomuna le due variazioni è una struttura in carta, legno e nastro adesivo, che visivamente assume l’aspetto di una montagna russa o di una pista in cui è possibile lasciar correre delle palline. Ma Red Run non è solo una costruzione ludica, è anche un dispositivo per l’osservazione dello spazio, o forse è più giusto dire per il suo attraversamento.

Il lavoro a Roccagloriosa, si sviluppava solamente in altezza. La struttura occupa l’angolo di una stanza e si serve solo della parete come supporto per ancorarsi al muro, è formata da due percorsi che si intrecciano a vicenda e terminano insieme, in un unico punto d’arrivo. La colorazione, rosso cadmio per il percorso e celeste per le strutture in legno, serve ad enfatizzare l’intricarsi dei due percorsi, che vengono costantemente “contornati” e sollecitati dal celeste dei legnetti che li sorreggono.

Invece, il lavoro presentato per The Useless Land, si intreccia e corre nel vuoto di un vano di una scala a chiocciola, sfruttando il corrimano come punto d’ancoraggio. In questo caso, Red Run è un percorso unico, che segue un andamento contorto, si richiude su se stesso e si annoda stretto e forte alla struttura metallica del corrimano della scala cui è collegato grazie ad alcuni sottili bastoncini in legno. È il solo nastro adesivo a tenerlo in piedi: è qualcosa di fragile.

Penso al percorso della biglia così come al percorso del nostro occhio che ne segue la discesa, mi piace immaginare quel momento in cui la pupilla dell’osservatore vortica dentro la sua orbita, per assecondare il veloce procedere della pallina dentro il suo tubo.

Nicola Melinelli, Fog tube crossing an orange grid, 2018, oil on canvas, 30 x 40 cm
Nicola Melinelli, Fog tube crossing an orange grid, 2018, oil on canvas, 30 x 40 cm

Il lavoro vuole essere una riflessione su una traiettoria di spostamento, che, nonostante non sia per niente lineare o immediata, costringe la biglia a seguire il suo percorso, per dirigersi verso un punto d’arrivo che, se non appunto forzato, sarebbe in linea d’aria estremamente più vicino da raggiungere. È come un labirinto: non può esistere come architettura di abitabilità, è al contrario un complesso attraversamento, il cui unico scopo è quello di transitarvi per poi fuoriuscirne.

La traiettoria che disegna la pista definisce una precisa porzione di spazio, e di questa porzione si serve per creare una forma, diventando un percorso, una linea disegnata. È come se all’interno della torre in cui ho installato il lavoro, avessi potuto selezionare un’infinità di altre traiettorie. Quella che vediamo è quindi una linea ideale che traduce una delle infinite possibilità che un corpo ha di transitare lo spazio; quello che Red Run permette di fare è vederne disegnato, quasi proiettato, il suo attraversamento.

Mi capita spesso di immaginare di poter vedere dall’esterno di un treno in corsa tutti i passeggeri, ma per un attimo riuscire a cancellare il treno e vedere solo corpi che si spostano in avanti, sospesi nel vuoto ma sicuri e fermi, come se effettivamente poggiassero su qualcosa di stabile, seppur invisibile.
Mi interessa parlare di quella caratteristica dello spazio che ci permette di attraversarlo, di transitarlo, ovvero il suo essere composto di vuoto, attorno pieni, una giustapposizione che permette allo sguardo di focalizzarsi su quel limite che separa l’uno dall’altro: una striscia di carta diventa quel limite? O forse è solo il vuoto che può essere considerato spazio?

Questi sono gli stessi interrogativi che si ritrovano nella mia ricerca pittorica, da cui indubbiamente questo lavoro trae la sua immagine. Così come nelle tele nuvole, cascate di liquidi e magmi attraversano lo spazio rappresentato, allo stesso modo Red Run vuole essere come un attore su un palco: noi, gli osservatori, percepiamo il suo transitare all’interno dello spazio, il suo entrare da un lato e uscire dall’altro.

Sento molto forte questa riflessione sull’attraversabilità dello spazio, e per diretta conseguenza della sua immagine rappresentata. È come se la ricerca pittorica costruita finora abbia gettato le basi per un alfabeto spaziale, per la stesura di una sorta di inventario, di un piano regolatore. E sembrerebbe che ora, di quest’inventario di spazi (rappresentati), stia cercando di studiarne la fisica interna, approfondendo le norme fisiche di quello (o questo?) spazio.

Ci sono corpi che fluiscono, che transitano nello spazio, e altri che lo costringono, altri ancora che scivolano in esso, altri che lo offuscano. È sempre un modo per parlare dell’inconsistenza della pittura e delle sue affermazioni, della sua scivolosa e ingannevole mistificazione, e, al tempo stesso, del suo sensuale mentire.

Una griglia forellata rosso cadmio è un sostegno, un ostacolo o un ancoraggio per una colonna di fumo? Da un lato questa sembra piacevolmente arrotolarsi tra le sue fessure, dall’altro sta forse tentando di liberarsi da una morsa che la sta intrappolando. O viceversa, forse: quel fumo è un corpo solido ed è lui che sta stringendo a sé la sua griglia morbidamente cascante.

Nicola Melinelli - Red Run, 2018, legno, carta, nastro adesivo, biglie, installation view The Useless Land, Castello di Lajone Quattordio, Alessandria
Nicola Melinelli – Red Run, 2018, legno, carta, nastro adesivo, biglie, installation view The Useless Land, Castello di Lajone Quattordio, Alessandria

Ha collaborato Irene Sofia Comi
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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.