Sabato 20 ottobre, dalle 18, RAUM ospita Speaking Bodies una serata dedicata alla presentazione di tre progetti editoriali: Adagio con buccia di Canedicoda, All for All! di Kinkaleri e Movement Research curato da Mårten Spångberg. I tre libri sono nati in relazione a progetti performativi prodotti e ospitati da Xing nel corso del tempo.
Per questa occasione abbiamo deciso di approfondire Adagio con Buccia: “il resoconto visivo e la collezione di feedback nati dal dialogo operativo e performante che Canedicoda ha sviluppato per tre anni. Partito nel 2015 per Live Arts Week, proseguendo poi al FAR festival des arts vivents di Nyon, a Palazzo Durini/Bonotto Editions Showroom a Milano e nel suo studio milanese, Adagio con buccia nasce da un’intuizione sul potenziale performativo dell’assemblaggio di tessuti intorno a corpi pensanti.”
Elena Bordignon: Prima di parlare del tuo libro, Adagio con buccia, mi è sorta una domanda molto spontanea. Come fai a ‘essere’ tutto questo: artista, designer, musicista, garment maker, furniture maker, grafico, stampatore serigrafico, food maker e organizzatore? Quale filo rosso si intreccia in tutto questo ‘making’? Che cosa accomuna le diverse professioni (o talenti) che eserciti nel mondo dell’arte, della musica, del design e della moda?
Canedicoda: Nooooo, sei una dragola fragola cara Bordi. Sappi che gli amici vicini mi prendono sempre in giro per questa situazione multifaccenda e cosa posso dire? Sono così, un po’ goloso o forse ingenuo? Vorrei sincerità, piacere, sorrisi, divertirsi, applicarsi, insistere, affondare, scavare, girare, stringere, abbracciare, scambiare, friggere, soffriggere. Sono rognoso in verità, tra me e me pretendo tanto, anche dagli altri vorrei tanto e poi finisco per esagerare.. Il filo rosso è forse la curiosità? è la necessità? è la praticità? è la diffidenza? è la disillusione? C’è che spesso sminuiamo e molto spesso sopravvalutiamo.
EB: Se dovessi definire quello che fai in pochissime parole, quali sarebbero?
C:Azioni: osservare, ascoltare e quanto possibile agire.
EB: Veniamo al libro edito da NERO, Adagio con Buccia. Perché l’esigenza di produrre un’opera editoriale? Che cosa racconta in sintesi?
C: Il perché di una traccia cartacea: complesso. In effetti avevamo già i fatti, quindi è un libro che racconta qualcosa di accaduto, e che nello specifico sono circa tre anni d’incontri in cui ho realizzato 100 abiti per 100 persone diverse. Più o meno poi tutti post utilizzo dell’abito mi hanno restituito un elemento, un pensiero per dire “ci sono”, ecco cosa è accaduto dopo. Della carta ci sarebbe di bello che resta, ne subiamo ancora un certo fascino ed è in grado di raccontare qualcosa che magari non c’è più. Questo libro narra di una sorta di sfilata diffusa nel tempo e nei luoghi.
EB: Nella presentazione del libro: “Pensato dall’artista come una forma ibrida tra un inventario e un diario di una lunga performance, il libro documenta le tappe del progetto e mostra i 100 abiti realizzati e i feedback inviati dai partecipanti alle performance.” E’ evidente che le tue creazioni stanno strette della definizione di ‘abiti’. Come racconteresti le tue opere-sculture? I corpi che rivestono, diventano oggetti funzionali al loro ‘trasporto’?
C: No, no. Io sono una persona pratica: quelli che realizzo sono abiti. Se il sistema è lento o poco flessibile non è colpa mia. Le persone sono persone. Semmai quello che vediamo è bello? E’ sano? E’ utile? E’ aggressivo? E’ frivolo? Ha carattere? E’ copiato da qualcos’altro? E’ furbo? E’ onesto? Ci fa bene? Ci sono mostre che fanno bene, ci sono opere che restano belle nel tempo, ci sono livelli di maestria, ci sono esempi di decadenza, c’è veramente un sacco di paura, ci sono esercizi di stile, c’è chi pianifica, chi mira al consenso, chi al successo, chi ha/avrebbe solo bisogno di pietà. Io ho solo fatto in modo di incontrare 100 persone diverse e interfacciarmici attraverso la realizzazione di abiti. E’ stato utile e per tanti credo anche bello.
EB: Ogni creazione è il frutto di un incontro: artista e spettatore instaurano una relazione che darà vita all’abito. Come vivi questi incontri? Cosa succede o fai succedere?
C: Io pratico l’abito su incontro. Non sempre ed in un certo senso non per tutti – a volte neanche per me – sono un po’ emotivo su questo; però mi è capitato e mi capita di realizzare abiti con e per le persone: è bello, richiede un po’ di tempo, non sono un vero sarto però è bello e i risultati possono essere piacevoli. Niente, scrivetemi. Magari ci incontriamo.
Adagio con buccia
di Canedicoda
NERO, 2018
con testi di Canedicoda, Sabrina Ciofi, Sandra Noeth, Patrizio Peterlini, Xing