ATP DIARY

Il monologo perturbante di Ruben Montini a Venezia

Testo di Antonia Treccagnoli — Noto, nella mia visita, una coppia che scende le scale, in senso inverso al mio; sorridono, si guardano, sono innamorati e forse intimiditi mentre si mettono in posa per una foto che ha come sfondo questa domanda: Come è possibile che un singolo uomo diventi il tuo universo? (2018). Le lettere che […]

Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca

Testo di Antonia Treccagnoli

Noto, nella mia visita, una coppia che scende le scale, in senso inverso al mio; sorridono, si guardano, sono innamorati e forse intimiditi mentre si mettono in posa per una foto che ha come sfondo questa domanda: Come è possibile che un singolo uomo diventi il tuo universo? (2018). Le lettere che compongono queste parole sono pezzi di tessuto colorato, cucito su un piumino azzurro, di quelli piccoli per i letti dei bambini. L’azzurro candido della pagina, il ricordo di una vecchia trapunta e il colore acceso delle lettere, può aver illuso chi guarda, accogliendo la domanda come fosse retorica, leziosa, tra le trame di un testo e un contesto felice, prologo di una storia spensierata.

La storia che racconta Ruben Montini non è affatto una storia serena. Ha invece i caratteri di un profondo monologo triste, spiazzante, perturbante.
Le opere dell’artista di origini sarde esposte nella mostra Camere separate – curata da Stefano Mudu e Claudio Piscopo – abitano gli spazi degli uffici del Circolo Culturale Paolo Peroni in un modo delicato, attento, con l’attenzione che si ha verso le proprie cose e verso quelle che ci sono state lasciate in eredità, da qualcuno che non c’è più. Il diario di un giovane omosessuale è esposto come un manifesto.

Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca

My world is collapsing (2017-2018) è un grido su tenda bianca. Due pagine in cui la storia dell’artista è cucita, per sempre scritta e fissata, come una cronaca di tre giorni d’inferno, fino al collasso, all’abisso della solitudine.
L’universo di Montini è suo come nostro. Il tessuto sfilacciato della perdita, della sparizione corre sotto la nostra pelle, o diventa esso stesso la pelle, la traccia di qualcosa che manca. L’ex fidanzato, partner nella vita e nella performance Think of me, sometimes (realizzata dall’artista e dal suo ex negli spazi del Museo Ettore Fico a Torino, nel 2015), si è trasformato in fili: cotone, seta, materiale sintetico su carta, sulla fotografia di loro due insieme, ma adesso di uno solo.

Come unici, di uno di due, sono i vestiti appesi su un attaccapanni dorato all’ingresso: I’m the one who is confusing love with life (2018), Your dirty underwear (2014), But there’s not you except in my dreams tonight (2014). Amore, vita, sesso and I miss you. Il corpo dell’artista nell’abbraccio all’amante è aggrappato al tessuto che pende. Qui, gli indumenti dell’ex sono la materia del quotidiano che diventa oggetto sentimentale, peso che la gravità delinea nell’informe. Il maglione, la t-shirt e le mutande cadono sull’attaccapanni e tra le pieghe le parole cucite che immortalano la nostra transitorietà, il passaggio di una relazione, sono come un’epigrafe, quasi un “Per sempre tuo, per sempre mio”.
Resta il gesto, la pratica immortale del tessere e ritessere. Il lessico di Ruben Montini riprende la grammatica della tradizione del broccato sardo. Tessuto utilizzato per creare costumi popolari, cucito dall’artista che sperimenta l’uso delle regole tramandate nel tempo, indagando il ruolo del femminile e appropriandosi dell’estetica attraverso una modalità ossessiva, quasi di espiazione.

Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca

E lo fa lavorando con fili preziosi su materiali umili e poveri. Le due parti di un materasso (Materasso – Instead of sleeping, at night I sew you to me – so that you can’t leave me, 2018), sineddoche e simulacro della relazione, sono tenute insieme dal ricamo, appoggiate alla porta della seconda stanza della mostra. Ma ancor di più, il pluriball, la carta da imballaggio, nobilitata con pizzo e broccato: Io non voglio morire. Io non voglio che tu muoia, Io non voglio che questo nostro amore muoia (2018) è una preghiera d’oro che scivola sul fondo della tela trasparente.
Il mantra si ripete anche sulla carta, su un piccolo foglio incorniciato di rosa, le parole in inchiostro rosa si rifugiano al centro della pagina, in una spirale che non porta da nessuna parte: Please stay (2018).

Camere separate, il cui titolo fa eco al romanzo del 1989 di Pier Vittorio Tondelli, nel quale il protagonista vive l’incertezza di un’esistenza “abissalmente separata dai grandi accadimenti del vivere e del morire”, diventa qui una mostra nella quale il profondo e l’intimo conducono al silenzio dell’indefinibile, nel racconto di una storia privata ma universale e libera.
Lo spazio del Circolo Culturale Paolo Peroni riporta la marca di un tempo collettivo, una storia condivisa, custodita in faldoni e scatoloni, ammassati oppure ordinati. Stefano Mudu e Claudio Piscopo hanno coraggiosamente pensato Camere separate nei vani del dietro le quinte dell’attività del circolo, negli uffici amministrativi. Uno spazio dal fondale eterogeneo, fatto di stanze che potrebbe essere in qualunque angolo del mondo, nelle quali, in un’atmosfera uncanny and uncomfortable si verifica un atto molto prezioso.

Ruben Montini  — Camere Separate  
A cura di Stefano Mudu e Claudio Piscopo
26/05 – 1/6 2018
Circolo Culturale Paolo Peroni, Venezia

Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate - Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 - Photo credits Sergio Martucci - Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca
Ruben Montini, Camere Separate – Veduta della mostra al Circolo culturale Paolo Peroni, Venezia, 2018 – Photo credits Sergio Martucci – Courtesy l’artista e promoteogallery di Ida Pisani, Milano-Lucca