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Filippo Berta — A nostra immagine e somiglianza.

La complessità, che ci sfugge, del quotidiano. In occasione del secondo appuntamento di Venice Galleries View – il calendario trimestrale di eventi e aperture condivise che coinvolge nove gallerie di Venezia (A plus A, Alberta Pane, Beatrice Burati Anderson, Caterina Tognon, Ikona, Marignana Arte, Massimodeluca, Michela Rizzo e Victoria Miro) – ha aperto al pubblico, presso […]

Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza, Still da video - Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca
Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza, Still da video – Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca

La complessità, che ci sfugge, del quotidiano.

In occasione del secondo appuntamento di Venice Galleries View – il calendario trimestrale di eventi e aperture condivise che coinvolge nove gallerie di Venezia (A plus A, Alberta Pane, Beatrice Burati Anderson, Caterina Tognon, Ikona, Marignana Arte, Massimodeluca, Michela Rizzo e Victoria Miro) – ha aperto al pubblico, presso la Galleria Massimodeluca, A nostra immagine e somiglianza, personale di Filippo Berta.

La mostra, curata da Angel Moya Garcia, raccoglie una serie di lavori fotografici e video che raccontano la performance omonima, originariamente realizzata nel novembre scorso per la 6° Biennale di Salonicco, e riproposta sabato 27 gennaio in uno spazio industriale a pochi passi dalla sede espositiva veneziana. L’evento che ha preceduto l’esibizione si è sviluppato come un’azione collettiva in cui un gruppo di persone hanno svolto contemporaneamente lo stesso semplice gesto: portandosi in punta di piedi, in modo da raggiungere il punto più alto, il limite massimo in altezza che il proprio corpo potesse concedere, dovevano fissare un chiodo al muro sopra le loro teste e appendere un crocifisso.

Con A nostra immagine e somiglianza Berta continua a lavorare ad azioni performative basate su alcuni gesti quotidiani o elementari, in cui emergono le caratteristiche personali di chi li interpreta, e di cui l’artista si serve per descrivere, spiega, “la relazione tra il singolo individuo e la società di cui fa parte e, di conseguenza, i dualismi e le tensioni che questo rapporto genera. In questo specifico caso “l’evento principale è il crocifisso, scelto”, dichiara l’artista,“ non per la sua valenza religiosa ma perché, riflettendo sulla nostra società occidentale e andando a ritroso nel tempo, esso può essere considerato la prima immagine iconografica che rappresenta una figura di riferimento. Da lì ci sono stati poi i santi, i condottieri fino a giungere ai giorni nostri ai divi della televisione, del cinema, ai politici e agli sportivi. Il progetto riflettere sulla necessità dell’essere umano di prendere a riferimento persone che ce l’hanno fatta” ed elevarle a un livello superiore.

Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza - Stampa Fotografica Diasec©, Exhibition view - Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca
Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza – Stampa Fotografica Diasec©, Exhibition view – Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca

L’esposizione si apre con un video che mostra l’assemblaggio industriale di crocifissi, dove, sostiene Berta, “la ripetizione seriale, continua e infinita di un’immagine epica, diventa metafora del fatto che la nostra società ha ciclicamente bisogno di creare nuovi miti.
Il loop di queste immagini funge da prologo alla proiezione della documentazione dell’azione performativa, che occupa l’intera parete frontale all’ingresso della galleria.

Nella seconda sala “l’azione si arresta, formalizzandosi nel suo apice per restituire la sospensione dell’ultimo istante della performance, il cui punto focale è il rapporto diretto tra il soggetto e il crocifisso che ha appena appeso alla parete. Il visitatore si trova circondato da ritratti fotografici a dimensione naturale “in cui un numeroso gruppo di soggetti silenziosi, con il volto rivolto verso il muro, invade tutto lo spazio. Individui senza nome, storia o riferimenti concreti che, tuttavia, riescono a distinguersi tra di loro per le proprie caratteristiche fisiche, e soprattutto per la personalizzazione di un gesto, per la postura e per l’atteggiamento nel compierlo. L’allestimento di queste immagini, scelto dall’artista e dal curatore, crea una “sorta di panopticon in cui, tuttavia, chi osserva non riesce a decifrare gli sguardi, i visi e le espressioni di chi viene sorvegliato. Completa il percorso una fotografia che raffigura l’immagine chiave dell’intera performance. Ciò che risulta dall’azione è, per l’artista, “una linea di confine che non è dritta e perfetta, ma è spezzata e irregolare poiché è il risultato della peculiarità soggettiva di ogni singolo individuo, ovvero l’altezza massima fino a cui ciascuno dei performer riesce a spingersi, che diventa metafora del limite massimo che ogni persona quotidianamente può raggiungere e oltre al quale solo il divo, la figura di riferimento, può arrivare.

A nostra immagine e somiglianza — Filippo Berta
a cura di Angel Moya Garcia

Mostra è visitabile fino a sabato 17 marzo 2018 – via Torino 105/Q

 

Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza - Stampe fotografiche su alluminio, Exhibition view - Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca
Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza – Stampe fotografiche su alluminio, Exhibition view – Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca
Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza - Video Proiezione, Exhibition view - Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca
Filippo Berta, A nostra immagine e somiglianza – Video Proiezione, Exhibition view – Courtesy l’artista e Galleria Massimodeluca