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Io, Luca Vitone — Artista e curatori raccontano

[nemus_slider id=”70540″] — Fino al 3 dicembre il PAC presenta un’ampia mostra antologica di Luca Vitone, artista genovese di nascita, ma attualmente diviso tra Berlino e Milano. La sua produzione artistica inizia negli anni ’80 in un periodo caratterizzato dal potente ritorno della pittura dal quale però l’artista si distacca attratto invece dai linguaggi dell’arte […]

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Fino al 3 dicembre il PAC presenta un’ampia mostra antologica di Luca Vitone, artista genovese di nascita, ma attualmente diviso tra Berlino e Milano. La sua produzione artistica inizia negli anni ’80 in un periodo caratterizzato dal potente ritorno della pittura dal quale però l’artista si distacca attratto invece dai linguaggi dell’arte analitica e concettuale.

In occasione della Milano Music Week, Le Cannibale propone un evento speciale presso il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano all’interno della mostra “Io, Luca Vitone”, dedicata ai trent’anni di carriera dell’artista genovese che vede riuniti alcuni dei suoi progetti principali. L’appuntamento si svolge Venerdì 24 Novembre 2017 dalle  h. 22:00 – 02:00

In questo contesto, focalizzando l’attenzione sulla capacità di racconto intrinseca nella musica, Le Cannibale invita il duo Boot & Tax e la dj Paquita Gordon a spingersi oltre ai confini abituali dell’idea di djset, cimentandosi con la descrizione di un vero e proprio soundscape  – un paesaggio evocato tramite la musica – all’interno della mostra al PAC. Analizzando le proprie radici e la propria biografia, due interpretazioni di latitudini differenti del concetto di djing si cimenteranno con la costruzione di due racconti sonori che ripercorrano il rapporto tra luoghi e suoni, identità e memoria, tra storia dei filoni musicali e quella personale di ciascun artista, raccontando contemporaneamente l’evoluzioni dei ritmi e della sonorità delle città (natie o d’adozione) che hanno segnato la storia di ognuno, e quella delle radici sonore che hanno contaminato l’influenza delle medesime nella costruzione del proprio marchio di fabbrica sonoro.
Le Cannibale esplora l’influenza tra le realtà locali, l’Europa e la città di Milano – mai come adesso preda di un grande fermento, una vera e propria esplosione culturale che vede il capoluogo lombardo affacciarsi sempre più frequentemente nel cosmo delle città produttrici e non solo importatrici di suoni.

Io, Luca Vitone, PAC, Milano -  Foto Nico Covre . Vulcano - Installation view
Io, Luca Vitone, PAC, Milano – Foto Nico Covre . Vulcano – Installation view

La mostra Io, Luca Vitone si estende in due sedi, oltre a quella del PAC. Al Museo del Novecento, è presenta l’opera “Wide City” (1998), acquisita dal Comune di Milano nel 2004. Centro dell’installazione è un modellino della Torre Velasca, architettura simbolo della città, intorno a cui sono disposte 180 fotografie, scattate dall’artista, che ritraggono luoghi particolarmente significativi per alcune delle più numerose comunità di stranieri presenti a Milano. Questi luoghi sono a loro volta riportati su una mappa della città, per la quale l’installazione funziona da punto di distribuzione.

Il Complesso museale dei Chiostri di Sant’Eustorgio ospita una sezione, curata da Giovanni Iovane, con opere realizzate tra la fine degli anni ‘80 a oggi, in armonia con uno dei luoghi dell’arte e dello spirito più importanti della città. Nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini, Luca Vitone rende omaggio tra gli altri a Lucio Fontana in qualità di “padre” culturale con l’opera “Nel Nome del Padre” – nata dalla collaborazione con Cesare Viel – proprio nella sala che ospita un nucleo di sculture del maestro italo argentino; nella sala dell’Arciconfraternita invece Vitone presenta Futuro Ritorno (2008), un’installazione sonora che narra la condizione e i desideri di ventidue persone emigrate in Italia.

Nel testo che segue Diego Sileo, Luca Lo Pinto e Luca Vitone introducono il progetto*  –

Diego Sileo —

“Tra i tanti artisti Vitone è stato uno di quelli che è riuscito, attraverso il suo lavoro, ad affrontare tematiche che qui al PAC stiamo cercando di approfondire attraverso le varie mostre che svilupperemo durante l’anno espositivo. Con il nostro programma abbiamo cercato di raccontare e di mettere sotto alla lente di ingrandimento dei temi che sono per l’appunto il rapporto più stretto con quella che è la contemporaneità e con quella che è la nostra quotidianità, fatta di problemi sociali, economici e anche politici. L’arte di Vitone in questi oltre trent’anni di carriera è riuscita, pur mantenendo sempre una dimensione molto personale e autobiografica (da qui il titolo “Io, Luca Vitone”), a raccontare quello che è successo non solo in Italia ma anche in Europa. È riuscito ad approcciarsi in un certo modo a temi che sono quelli che noi stiamo cercando di raccontare, analizzare e di sviscerare attraverso tutte le nostre mostre. Un’altra caratteristica che ormai ci contraddistingue è quella di voler mettere l’artista invitato in ‘sfida’ con la nostra struttura architettonica che comunque è sicuramente una struttura affascinante – nonostante sia datata – che conserva ancora un lato molto interessante per gli artisti. Abbiamo chiesto a Luca di progettare delle istallazioni in stretto dialogo, direi site specific, con il nostro spazio; da qui nate due istallazioni: una è quella su cui in parte abbiamo anche camminato, cioè la piantina, la mappa del PAC che ricopre l’intera superficie del pavimento che è una revisione della storica opera della galleria Pinta realizzata dal 1988 da Luca Vitione ma che ovviamente su altri spazi, su altri ambienti va raccontando altri luoghi. (…)
Ciò che vediamo sulle pareti non sono nostre dimenticanze degli allestimenti precedenti ma sono tracce… è l’intervento di Luca Vitone realizzato con la polvere del PAC… polvere che abbiamo raccolto in questi due anni di lavoro insieme. Questa opera ricopre tutte le pareti della struttura, anche quelle più nascoste e raccontano il nostro luogo, i luoghi della memoria, in questo caso la memoria è la nostra, collettiva, di questo spazio e della nostra città.”

Io, Luca Vitone, PAC, Milano -  Foto Nico Covre . Vulcano - Installation view
Io, Luca Vitone, PAC, Milano – Foto Nico Covre . Vulcano – Installation view

Luca Lo Pinto —

“Per qualsiasi artista concepire una mostra antologica è sempre una sfida perché lo costringe a guardare indietro. All’inizio con Luca (Vitone) abbiamo tentato di fare una mostra più antilogica che antologica, anche se alla fine risulta molto logica. Ovviamente il primo obiettivo era cercare di usare il formato della mostra come un dispositivo linguistico non passivo quindi non semplicemente presentare una selezione di opere più rappresentative del suo lavoro, ma usare la mostra come dispositivo attivo, di proporre un qualcosa, attivare un nuovo senso. Da qui l’idea di una mostra opera o mostra contenitore e di usare due lavori che potessero creare una sorta di seconda pelle all’intero spazio al livello fisico e simbolico e che appunto potessero contenere tutto il resto della mostra. Non si è scelto di presentare una successione di singole opere ma di ricreare, seguendo anche l’architettura molto specifica del PAC, delle mostre o presentare un corpus di opere concepite insieme e quindi ripresentarle in questo modo. La pianta del PAC, presente su tutti i pavimenti, è la prima opera di Luca, di una mostra personale che ha fatto nell’88, dove aveva ricoperto l’intera superficie della galleria con la sua planimetria in scala 1:1. Quindi un’opera che copre e svela allo stesso tempo. Inoltre costringe ogni visitatore a non avere nemmeno la scelta di entrare in una sorta di territorio o spazio neutro da cui poi guardare le opere, ma in qualsiasi punto del PAC in cui ci si trova si è già dentro l’opera. Usare la prima opera come ultima è già un modo per creare una sorta di loop, di cornice in cui poi inserire le opere.”

Luca Vitone —

“Rappresentare questa planimetria in scala 1:1, questa riproduzione, era per me rappresentare il mondo che sto vivendo, già all’epoca, forse anche oggi. Noi non viviamo in un mondo reale ma sulla convenzione che noi ci diamo per nostra praticità, per nostra abitudine: non è un mondo reale, è un mondo costruito attraverso la nostra visione. Noi camminiamo in una duplicazione, la nostra esperienza parte da questa duplicazione, da questo intervento sul luogo. Attraverso la nostra consapevolezza di esistere noi difendiamo il mondo che viviamo. Questo è un po’ il gioco di questa planimetria.
Sulle pareti c’è la polvere. Sono un artista visivo e mi confronto con la mia storia; mi relaziono con il linguaggio della pittura e la scultura. Come l’odore è una scultura, così la polvere è pittura. Uso la polvere perché è un non pigmento, un anti pigmento. Volevo usare qualcosa che non fosse un pigmento usuale, non fosse un oggetto già considerato. Questo anti pigmento che in genere è considerato come la rovina della pittura – infatti si chiama il restauratore per pulire l’opera da ciò che il tempo e l’aria deposita su di essa – quell’oggetto diventa il pigmento principe della mia pittura. (…)
…Si va dalla prima opera, all’opera inedita o antologica, finché l’artista è vivo …e si presume anche che esponga un ultimo gesto, un ultimo pensiero. In questa scatola io ho deciso di raccogliere il primo e l’ultimo. Assieme a Diego (Sileo) e a Luca (Lo Pinto), abbiamo deciso di scegliere otto opere che vivono questo spazio magnifico.”

IO, LUCA VITONE
Fina al 3 Dicembre 2017
PAC – Padiglione D’Arte Contemporanea, Milano
a cura di Luca Lo Pinto e Diego Sileo

* Testi raccolti in conferenza stampa da Domitilla Argentieri Federzoni —

Luca Vitone, Imperium 2014 Fragranza creata ispirandosi all’idea di potere 2 macchine erogatrici Courtesy dell’artista e Galleria Pinksummer, Genova / Galerie Nagel Draxler, Berlin, Köln / Galerie Michel Rein, Paris, Bruxelles
Luca Vitone, Imperium 2014 Fragranza creata ispirandosi all’idea di potere 2 macchine erogatrici Courtesy dell’artista e Galleria Pinksummer, Genova / Galerie Nagel Draxler, Berlin, Köln / Galerie Michel Rein, Paris, Bruxelles
Luca Vitone, Corteggiamento (Calliope) 2001-2005 Ciaramella, tavolo da pranzo, filo elettrico, lampadine rosse e blu Tavolo da pranzo 79,5 x 106,4 x 98,7 cm. Dimensioni complessive variabili Courtesy dell’artista e Galleria Pinksummer, Genova / Galerie Nagel Draxler, Berlin, Köln / Galerie Michel Rein, Paris, Bruxelles
Luca Vitone, Corteggiamento (Calliope) 2001-2005 Ciaramella, tavolo da pranzo, filo elettrico, lampadine rosse e blu Tavolo da pranzo 79,5 x 106,4 x 98,7 cm. Dimensioni complessive variabili Courtesy dell’artista e Galleria Pinksummer, Genova / Galerie Nagel Draxler, Berlin, Köln / Galerie Michel Rein, Paris, Bruxelles