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Faccio colazione, mi cambio ed esco | Associazione Barriera

Intervista di Alessandro Ferraro Fornire un contesto al contesto: questa l’idea alla base del progetto curatoriale Faccio colazione, mi cambio ed esco di Veronica Mazzucco e Sergey Kantsedal presso l’Associazione Barriera. I due curatori hanno scelto di lavorare in maniera inedita sui significati dell’istituzione, mettendone in luce gli aspetti più problematici: fruizione e luoghi d’appartenenza. […]

Apparatus 22, Repository and Love, 2017, Credit Stefano Fiorina
Apparatus 22, Repository and Love, 2017, Credit Stefano Fiorina

Intervista di Alessandro Ferraro

Fornire un contesto al contesto: questa l’idea alla base del progetto curatoriale Faccio colazione, mi cambio ed esco di Veronica Mazzucco e Sergey Kantsedal presso l’Associazione Barriera. I due curatori hanno scelto di lavorare in maniera inedita sui significati dell’istituzione, mettendone in luce gli aspetti più problematici: fruizione e luoghi d’appartenenza. La mostra si sviluppa in quattro azioni artistiche volte a mettere in crisi l’idea di spazio espositivo inteso come semplice contenitore di opere d’arte al fine di riflettere sui contributi che l’istituzione espositiva in sé offre nei confronti del quartiere in cui si trova. Ogni azione di ciascun artista (Apparatus 22, Hannes Egger, Cose Cosmiche e Stefano Fiorina) è intesa come momento terapeutico svolto a partire dall’istituzione verso il quartiere Barriera, intendendo quest’ultimo come un vero e proprio essere umano a cui occorrono cure, attenzioni, riguardi, “come una persona”, scrivono i curatori “che ha bisogno, per vivere, di amare e essere amato”.

Alessandro Ferraro: Faccio colazione, mi cambio ed esco è il primo progetto nell’ambito di Mirror Project a riflettere sul significato che l’istituzione ricopre all’interno della mediazione curatoriale. Da dove nasce questa necessità?

Veronica Mazzucco e Sergey Kantsedal: Il Mirror Project è un appuntamento annuale che Barriera, situata nell’omonimo quartiere periferico torinese Barriera di Milano, promuove come occasione di lancio per giovani artisti e curatori. All’interno di questo format, le proposte curatoriali avvicendatesi di anno in anno sono sempre state molto libere e sciolte dal contesto nel quale venivano realizzate. Per l’ottava edizione del Mirror, che cade a dieci anni dalla fondazione dell’associazione, abbiamo deciso di ideare un progetto partendo da altre premesse, in linea con le nostre aspirazioni come curatori. Condividiamo una visione inclusiva e non elitaria dell’arte contemporanea e degli spazi ad essa dedicati e intendiamo l’azione del curare come prendersi cura di qualcuno o qualcosa.
Per questo abbiamo immaginato di rivolgerci ad una persona, l’istituzione Barriera, per accompagnarla attraverso un percorso terapeutico mediante il quale avrebbe potuto riflettere su sé stessa e aprirsi al mondo esterno. Osservando analiticamente l’istituzione abbiamo individuato quattro aspetti sui quali ci è sembrato urgente intervenire, codificati attraverso le quattro parole chiave Identità — Corpo —  Mondo — Sogni e concretizzatisi poi in quattro azioni artistiche affidate rispettivamente ad Apparatus 22, Hannes Egger, Cose Cosmiche e Stefano Fiorina.

Cose Cosmiche, Conferenza passeggiando, 2017, Credit Stefano Fiorina
Cose Cosmiche, Conferenza passeggiando, 2017, Credit Stefano Fiorina

AF: In maniera molto originale, la vostra iniziativa mette in luce tutto il lavoro sommerso che abitualmente il curatore fa per ogni mostra, e che generalmente il pubblico non nota quasi mai. Anzi, spesso tutto questo lavoro sembra quasi messo in ombra dalle opere degli artisti, passa in sordina, in secondo piano: costituisce il “contesto” entro cui si inseriscono i “contenuti”. Voi invece avete creato i contenuti affinché il contesto agisca in maniera quasi spontanea. Come vi siete rapportati all’istituzione?

VM/SK: Una volta capito su quali aspetti volevamo agire, ci siamo trovati di fronte a una serie di complessità. Volevamo che l’istituzione riflettesse su due punti in particolare: sulle proprie collezioni, un capitale prima di tutto culturale sconosciuto a molti, e sulla possibilità di confrontarsi con il contesto del quartiere nel quale è inserita e dalla quale prende il nome. Abbiamo subito capito che una mostra classica non sarebbe bastata a impostare in modo efficace questi ragionamenti e, soprattutto, a protrarne gli effetti oltre la durata del progetto.
Abbiamo immaginato dunque una mostra con una forte componente processuale, una sorta di cornice all’interno della quale mettere in connessione i diversi attori implicati ‑ artisti, soci, curatori, opere, pubblico – per renderli soggetti attivi. Ci siamo resi conto dell’importanza di creare dei veri e propri legami d’affetto tra i diversi attori del progetto, che potessero durare anche una volta conclusa la mostra.
Solo curando l’istituzione con l’amore avremmo potuto in qualche modo darle degli impulsi reali e superare i limiti imposti dal lavoro “per progetto”, che caratterizza la pratica curatoriale. Possiamo dire che rispetto all’interazione con il quartiere abbiamo avuto alcuni riscontri positivi. Ad esempio, il sarto dei Bagni Pubblici di via Agliè è intervenuto per aiutarci a completare un lavoro sulla tenda utilizzata nell’allestimento del lavoro di Hannes Egger, Radio Banda Larga, emittente radiofonica di Barriera, sta organizzando con Stefano Fiorina il Mirror Project Party che sarà anche messo in onda in diretta. E ancora, un negozio di attrezzature subacquee, il piccolo Teatro Garabato, il circolo ARCI l’Anatra Zoppa e molti altri luoghi di Barriera hanno ospitato le tappe di Conferenza Passeggiando, curata da Cose Cosmiche; Apparatus 22 hanno deciso di regalare una delle loro opere in mostra a una persona del quartiere e i soci di Barriera hanno appositamente redatto per il catalogo di Faccio colazione, mi cambio ed esco, un nuovo testo nel quale tornano a parlare, a distanza di dieci anni, di Barriera e della sua Identità.

 AF: Cosa unisce gli artisti presenti in mostra? Come si confronteranno rispetto al quartiere?

VM/SK: Gli artisti e i loro interventi sono accomunati principalmente da una certa attitudine nei confronti della modalità d’azione da noi proposta: sono riusciti ad avvicinare il contesto in modo critico e allo stesso tempo propositivo, pensando sempre di realizzare dei lavori che fossero fruiti da un pubblico. Condividono tutti una forte dimensione processuale che traspare chiaramente nei lavori, la volontà di relazionarsi con le persone in modo aperto, indifferenziato e generoso, la ricerca di un confronto e uno scambio capace di portare l’istituzione all’esterno e il quartiere all’interno dello spazio, rendendolo permeabile e non più neutro.
Le tre tele della serie Repository & Love di Apparatus 22, ad esempio, sono state riprodotte su dei poster che le persone possono prendere con sè, condividendo un’opera con Barriera. L’intervento di Hannes Egger, che racconta lo spazio e il suo legame con il quartiere nel tempo, vive solo quando il visitatore lo performa. Conferenza Passeggiando di Cose Cosmiche si è svolta all’esterno, attraverso l’interazione di un gruppo di intellettuali provenienti dall’ambito storico, scientifico e artistico con il luogo, che è stato letto in modo trasversale e non convenzionale. Il Mirror Project Party di Stefano Fiorina, sarà invece un momento inclusivo e informale di divertimento: da un mese Fiorina sta consegnando di persona gli inviti per questa festa aperta a tutti, che sarà realizzata venerdì 28 aprile come intervento legato alla parola Sogni. Solo in questa occasione le quattro azioni saranno compiute e lo spazio sarà finalmente aperto.

Faccio colazione, mi cambio ed esco — A cura di Sergey Kantsedal e Veronica Mazzucco
Associazione Barriera

28 aprile, ore 20 — Sogni
Mirror Project Party, intervento di Stefano Fiorina

Hannes Egger, Vedere l’invisibile, 2017, Credit Stefano Fiorina
Hannes Egger, Vedere l’invisibile, 2017, Credit Stefano Fiorina
Stefano Fiorina, Mirror Project Party, 2017, Credit Stefano Fiorina
Stefano Fiorina, Mirror Project Party, 2017, Credit Stefano Fiorina