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MORTADELLA, è l’eccentrico titolo della collettiva che ospita le opere di Karoline Dausien, Joakim Martinussen e Thea Moeller. Il progetto è ospitato fino al 15 aprile 2017 negli spazi di Operativa a Roma ed è stato realizzato in collaborazione con la galleria Vin Vin di Vienna.
Seguono alcune domande al curatore Vincenzo Della Corte —
ATP: Nome curioso per presentare la collettiva da Operativa Arte Contemporanea, Mortadella. Perchè lo hai scelto?
Vincenzo Della Corte: Il nome, nato per caso durante un incontro con gli artisti, ci affascinava, anche considerata la sua stretta connessione con l’Italia. La Mortadella, inoltre, è un alimento prodotto associando diverse tipologie di carne di suino, tritate in tre passaggi diversi. Riprendendo quindi il processo di produzione della Mortadella, il senso era realizzare un progetto nel quale tre artisti con pratiche apparentemente distanti l’una dall’altra, potessero dialogare ed essere proposti attraverso un unico ed omogeneo risultato.
ATP: Con quale criterio hai selezionato gli artisti?
VDC: Karoline Dausien e Joakim Martinussen hanno già esposto da Vin Vin, galleria che gestisco e ho fondato a Vienna nel Marzo 2016, mentre con Thea Moeller questa è stata la prima collaborazione. Già da tempo guardavo al lavoro di Thea con interesse e da altrettanto tempo avevo in animo di porre in dialogo il lavoro di Karoline con quello di Joakim. Ho unito il tutto e ho proposto il progetto agli artisti che hanno reagito in maniera molto entusiasta, e il dialogo è iniziato.
ATP: Mi introduci le opere esposte?
VDC: I lavori di Dausien sono realizzati con pelli e materiali tessili vari. Karoline lavora con la tecnica del cucito in maniera voluta, quasi a resistere ad un’associazione che ancora troppo spesso viene fatta: il cucito ad un’attività prettamente femminile. Reagendo a questo luogo comune, l’artista continua a usare questa tecnica per produrre delle opere a volte puramente tridimensionali, come il volto nero in pelle lucida, il simbolo dell’Euro o il volto del bambino, altre volte con risultati di bidimensionalità, come le opere in pelle marrone. Tramite i motivi che disegna cucendo o tramite le caricature e in generale gli oggetti, Dausien lascia allo spettatore la libertà di rintracciare nelle sue opere un messaggio critico, una narrazione o un gesto puramente nonsense. Joakim Martinussen è interessato alla tensione che si genera tra opposti: produttività e inattività, relax e attività lavorativa, e in qualche modo il caffè è un elemento bipolare perchè da un lato è legato all’idea di svago e relax, dall’altro all’idea di produttività. L’artista quindi ha lavorato con la tecnica dell’incisione su alcune macchine da caffè professionali gentilmente forniteci da alcune aziende produttrici e, oscillando tra un’estetica home-made ed una ricercata eccentricità, ha prodotto delle narrazioni da un lato eteree dall’altro molto pungenti. Bisogna avvicinarcisi per afferrare tutto.
Nell’opera di Thea Moeller c’è un forte interesse per i materiali industriali e di post-consumo e l’artista, tramite found object vari, ed effettuando un’opera di astrazione e totale riduzione dell’idea di funzione, ha prodotto due oggetti: uno potrebbe ricordare una mini piscina (l’oggetto con il liquido di colore blu) ma se si osserva la base potrebbe ben essere uno strano attrezzo da fitness modificato, l’altro ricorda un semplice, piccolo tavolino, ma tavolino non è.
ATP: Ci sono dei nessi tra le varie opere in mostra? Un ‘filo rosso’ che le lega ad un concetto?
VDC: Certo. La mostra ha come filo conduttore la scultura; in maniera evidente con le opere di Thea Moeller e Joakim Martinussen, in maniera più sottile nelle opere di Dausien, che definisce i suoi lavori “disegni trasformati in oggetti tridimensionali”. Quindi se consideriamo i disegni realizzati con la tecnica del cucito come scaturigine di opere prettamente scultoree (i cosiddetti “cuscini”, i volti etc.), l’opera di Dausien si pone in dialogo fluido con quella degli altri due artisti. Inoltre, l’attitudine umoristica presente in molti gesti di Dausien soprattutto nelle opere meno tridimensionali si lega perfettamente ai personaggi incisi da Martinussen sulle macchine da caffè. Continuando con gli incroci, un certo interesse per un’estetica industriale è presente sia nel lavoro di Moeller che di Martinussen ma con due declinazioni diverse: l’una cruda e astratta, l’altra volutamente rifinita e tendente ad accattivare.
ATP: In merito alla ricerca di Karoline Dausien, perché l’hai definita “artista di non-ricerca”?
VDC: Karoline stessa si definisce così in base alla modalità accidentale, casuale, con cui i temi, i soggetti e quasi tutti gli elementi confluiscono nel suo lavoro. L’artista afferma di non avere una vera e propria metodologia; certo, parte da determinati interessi, l’architettura, il design di interni, la moda, i materiali etc., però poi tutto ciò che origina il suo lavoro nasce da un’attitudine più casuale che di pura e metodica ricerca. Per essere più chiari, faccio un esempio: Dausien sfoglia per caso un vecchio settimanale, rimane incuriosita dall’immagine di un edificio e decide di riprenderne la forma citandola in uno dei suoi disegni cuciti.
ATP: Ho trovato un po’ bizzarra questa definizione “attitudine critico-umoristica” per descrivere la mostra. Cosa si intende?
VDC: Vin Vin, che assieme agli artisti ha presentato questo progetto, tende più allo scardinamento che all’elogio accomodante. Premesso questo, spesso per scardinare certe strutture o, quando non è possibile, per criticarle, l’unica arma a disposizione è l’umorismo, che è diverso da una certa ironia, che spesso ahimè è un atteggiamento di scherno meramente e prettamente borghese. Poichè dopo l’elezione di Trump tutto si è fatto più buio, ci rimane da chiederci come riportare la luce. Mortadella, nel suo piccolo, ha provato a suscitare una scintilla.
Mortadella is a product composed by various kinds of pig meet, chopped and pressed together in three steps; subsequently, fat cubes and spices are added in order to achieve a sweeter flavour and a unique taste. Various kinds of meet, therefore, are put together and the result is unique, homogeneous, compact. This is the premise that originates Mortadella, a collaboration between Vin Vin, Vienna and Operativa Arte Contemporanea, Rome. The project involves three artists living and working in Vienna: Karoline Dausien (b.1986, Bremen), Joakim Martinussen (b. 1984, Trømso, Norway), Thea Moeller (b. 1985, Hannover). Karoline Dausien work, realized with leather, plastic materials, ceramics, etc., often contains drawings that actually become three dimensional objects, with a purely sculptural dignity to them. We could define Dausien a “non-research” artist, according to how accidentally / casually the objects, motives and subjects flow into her practice; and the viewer is free to see in that elements a sharp message, a narrative, or simply a humouristic, non-sense attitude. Dausien uses the sewing technique on pourpose, also as a reaction/resistance to the people who see that technique as something purely feminine or even matronal.
This conscious choice, together with the refusal of an over-the-top aesthetic and with the need to fight any idea of absoluteness allow to state that Dausien is an artist in a constant “subtle protest”. From Dausien’s humoristic faces and surrealistic motives to the drawings represented by Martinussen on the coffee machines, to the use itself of the coffee machines, the two practices of Dausien and Martinussen are linked by a sharp and conscious sense of humour, never as an end in itself. Joakim Martinussen used professional coffee machines for this project, where the interesting aspect is the mix between the machines aesthetic sharpness with gestural interventions on them that are less sharp and precise; we could define it a “home-made” industrial aesthetic.
Martinussen practice is originated by the tension between discipline and laziness, productivity and “doing nothing”, a “macho” aesthetic and a certain eccentric attitude. His choice of using coffee machine is a practical example of the above mentioned tension: coffee as an element linked both to the ideas of productivity on one hand and relax on the other hand. Through the juxtaposition of motives, gestures, words, elements, Martinussen investigates the possibility to modify or cancel meanings. Also in Thea Moeller practice there is a strong interest in industrial and post-consumer materials but with a different perspective, more rough: rooftop/tar sheets, bitumen, rubber, foil, liquids, wood, concrete, foam, often are used as found objects, as they are, without any intervention and Moeller explores the common qualities of the materials and the related possibilities to associate them and put them together.
As in Martinussen, also in Moeller there is a tension/balance (or “imbalance”?) and the work seems to appear as an improvised sketch, an idea, a model for the realisation of a further and definitive gesture. Moeller structures appear as cut out pieces of architecture or furniture, like houses, constructions sites, modernist architecture, rooftops, skateparks, swimming pools, tables or shelfs: the artist reduces, eliminates the objects function that therefore acquire an abstract and quintessential quality to them. The arrangement of an object from a context to a completely different one, gives it a new meaning and it allows to become a new object: space is a determinant element in Moeller practice.
Mortadella is sculptural practice, critically humouristic attitude, industrial aesthetic, a consciously rough gesture, tension between apparently opposite elements, and, more over, it is non-absoluteness.