Intervista di Costanza Sartoris —
All Night Long è un esperimento in cinque atti lanciato dal duo curatoriale PUNTO. Si svolge nel piccolo spazio offerto da CasaCicca, parte del progetto artistico di Traslochi Emotivi, e presenta un’impostazione metodologica che ricorda quella degli esperimenti scientifici. All Night Long invita infatti curatori, critici e artisti a passare ventiquattro ore all’interno di CasaCicca e a lasciare traccia della propria permanenza con un dono. Il primo di dicembre si è svolto il secondo dei cinque appuntamenti previsti, che ha visto Elisa Lemmo e Giorgia Quadri, le due curatrici di PUNTO, passare una giornata in compagnia dell’artista Leonardo Petrucci.
In occasione dell’apertura delle porte di CasaCicca per il resoconto di All Night Long #1, abbiamo discusso del progetto insieme a tutti gli attori coinvolti.
Costanza Sartoris: Quando avete presentato All Night Long a metà ottobre, avete sostanzialmente aperto le porte di un piccolo scrigno nascosto nella città di Milano: CasaCicca. Come curatrici avete fatto un ottimo lavoro di organizzazione e catalogazione dei numerosissimi – più di un centinaio – e minuti tesori nascosti in questi venticinque metri quadrati. Eppure penso che la meraviglia di questo luogo nasca ben prima di quest’azione vera e propria di cura da parte di PUNTO. È per questo motivo che mi piacerebbe chiedere a Giulia Currà (Traslochi Emotivi) com’è nata CasaCicca e in che modo la poetica di questo luogo si ripercuota in chi lo attraversa. Nello specifico trovo estremamente romantica l’idea che sia una sorta di luogo di passaggio e di scambio, dove il concetto di dono sembra essere la chiave di tutto. Cosa puoi dirmi a riguardo?
Giulia Currà: In realtà CasaCicca non nasce con delle regole al suo interno o come progetto vero e proprio. È come se fosse semplicemente accaduta. Tutto ciò che è successo nei numerosi anni di vita di questo luogo sembra come pervaso da un affanno al contrario: è un “nido di stanchezza” dove tutto ciò che è c’è ed è esposto alla vista di tutti, niente è nascosto. CasaCicca vive in una sorta di limbo, dove non esiste né il privato né un ordine: a livello estetico è sicuramente un qualcosa, ma questo è legato più che altro al caso. Ciò che avviene avviene: i cambiamenti, i passaggi, i doni – tanti, e i furti – per fortuna pochi, parte anche loro di questo processo di trasformazione. CasaCicca nasce proprio con, e come, lo spirito di Traslochi Emotivi: è una concretizzazione del mio pensiero artistico, che cerca di farsi metafora di ciò che ci circonda, come la carta assorbente. A differenza di Traslochi Emotivi, CasaCicca è però un luogo fisico e, soprattutto, è una casa. Nasce ufficialmente il 12 dicembre del 2012. All’inizio era vuota, ma era comunque pervasa dalle mille storie che la hanno resa nel tempo quasi leggendaria… Come quando era rossa e piena di specchi durante la proprietà della mistress sadomaso Debora The Queen. Ora lo spazio è quello che è, ma a mio avviso resta un luogo di scambio e soprattutto di passaggio. Forse l’unico oggetto che sta sopravvivendo è il registro dei check in e check out: un registro che tiene traccia dei vari passaggi in CasaCicca. Per finire, CasaCicca è nata come una necessità, come una forma di sopravvivenza, una sorta di resistenza per tornare a essere noi stessi. Per assurdo oggi abbiamo più bisogno di un amico che non di un pezzo di pane: credo sia proprio questo che rende CasaCicca un luogo di scambio. L’oggetto materiale di per sé non è che una scusa, l’idea è di intessere relazioni e, se ne si sente la necessità, di lasciare una traccia di questo passaggio. Ecco quindi il perché del dono.
Costanza Sartoris: Torniamo alle ideatrici di All Night Long. La cosa che più mi ha colpita del vostro progetto è l’idea di format: ventiquattro ore da passare sostanzialmente con degli estranei in venticinque metri quadrati da concretizzare infine con un dono. Inoltre bisogna ricordare che la permanenza è interamente documentata. Descritta in questi termini sembra quasi un gioco. Come mai vi siete date queste regole?
PUNTO: In realtà abbiamo deciso di mettere a punto questo format perché volevamo dare vita a questo luogo. Ci piaceva l’idea di creare una sorta di residenza ma CasaCicca non è uno studio e quindi anche il concetto di residenza non sarebbe potuto essere, diciamo, “tradizionale”. CasaCicca è infatti una sorta di museo o Wunderkammer spontanea ed è per questo che abbiamo pensato di impostare eventuali interventi al suo interno secondo il principio di imprevedibilità che la costituisce. Abbiamo preparato il progetto dandoci delle regole quasi scientifiche in termini forse più alchemici che teorici. Si lavora infatti con un tempo delimitato, in uno spazio piccolo e con l’idea del dono, ma si lavora anche tra sconosciuti legati al mondo dell’arte: in questo modo si riattiva questo luogo e sua collezione con un approccio critico e aperto al dialogo.
Costanza Sartoris: Ora però sono proprio curiosa di sapere da Leonardo, la prima vera e propria cavia di questo esperimento notturno, com’è andata con Elisa e Giorgia e quale dono hai deciso di lasciare alla casa.
Leonardo Petrucci: Nel complesso ho trovato l’esperienza molto positiva. Il punto focale di All Night Long è stato per me certamente il contatto con le curatrici. Credo infatti che oggi il ruolo del curatore sia abbastanza in crisi e venga messo fortemente in discussione. L’idea di vivere in così pochi metri quadrati con l’artista mi ricorda il detto per cui “il curatore deve andare a letto con l’artista”. In questo caso il tempo e lo spazio limitati sembrano proprio concretizzare idealmente questa visione. Per comprendere veramente un lavoro penso infatti serva farlo proprio, condividendolo. E ciò è sicuramente accaduto qui a CasaCicca. Il lavoro che ho portato è una serie di trentatré Ex-voto che compongono l’installazione Wasted light. Sono opere nuove, cui ho iniziato a lavorare quando mi è stato proposto di partecipare al progetto. A livello tecnico le avevo già eseguite prima di arrivare, ma sono state esposte per la prima volta e diciamo completate, sia tecnicamente, sia concettualmente, in questo luogo. È buffo perché questi ex-voto dalle forme erotiche – mio primo lavoro oltretutto che tocca il tema dell’eros; nel contesto di CasaCicca hanno risentito fortemente dello spazio e delle narrazioni ad esso legate. Non sapevo infatti nulla circa la storia di Debora The Queen e penso che le opere, proprio perché ultimate, e quindi sostanzialmente nate, in questi spazi abbiano una valenza ancora più forte. La genesi di questa serie nasce da una mia visita di anni fa presso il Museo di Villa Giulia a Roma, dove sono rimasto fortemente affascinato da una serie di ex-voto etruschi che mi hanno fatto sentire molto vicine le mie origini toscane – sono infatti di Grosseto. A livello tecnico le opere sono in scala 1:1 rispetto agli originali visti al museo, e sono undici serie di tre opere raffiguranti un utero, un seno e un pene. Forse è l’idea dello spazio piccolo, quasi da simulacro, che mi ha spinto a pensare questa serie. Non avrei mai immaginato che questo luogo portasse in sé una narrazione così stratificata. Gli ex-voto erano oggetti utilizzati per chiedere favori alle divinità. Condensano in sé una valenza ideale romantica e concettuale per cui domandano la fertilità: un dono in cambio di un favore divino. A questo immaginario ho voluto aggiungere quello della luce: le sculture in argilla racchiudono in sé uno starlight luminoso da pesca notturna che dura circa un giorno. Ho pensato di spostare diciamo l’apparente atemporalità ieratica degli ex-voto con questo gesto un po’ postmoderno che li rende effimeri. A livello teorico penso sia anche un gesto interessante perché avvicina l’oscura cultura etrusca con il concetto della luminosa candela cristiana. I cristiani infatti, per chiedere protezione o favori ai santi, erano soliti accompagnare gli ex-voto da una candela: il messaggio era così veicolato dalla luce che, una volta terminata, esauriva la sua funzione. Ecco quindi che il rapporto con il luogo, la disseminazione, entra in relazione anche con il tempo, che rende caduche queste opere. Pur essendo ex-voto e quindi oggetti immobili ed eterni, questa luce di cui ora risplendono dona loro una vita, una sorta di “resurrezione”, ma di conseguenza anche un’esistenza effimera e veloce, molto simile alla nostra.
Costanza Sartoris: Grazie Leonardo. Sono opere e concetti molto belli. Chiudiamo la nostra chiacchierata con un ultimo paio di domande a PUNTO. Com’è stata anche per voi l’esperienza, ma soprattutto, quali sono le vostre aspettative per il futuro?
PUNTO: Naturalmente anche noi siamo molto soddisfatte dell’esperienza fatta con Leonardo. È stato un momento bello, con coincidenze surreali e quasi magiche – soprattutto pensando al passato hard di questo luogo. Inoltre penso che l’iniziativa sia proprio stata feconda: ci ha permesso uno scambio sincero con la poetica di Leonardo e ha consentito inoltre, a mio avviso, di generare qualcosa di positivo e nuovo per CasaCicca. L’inizio di un nuovo capitolo. Per quanto riguarda il futuro, chissà. È un progetto sperimentale e quindi tutto è sospeso fino all’ultimo appuntamento. Nei prossimi incontri, non ci saranno infatti solo curatori e artisti a condividere l’esperienza di All Night Long, ma anche artisti con artisti. Oltretutto sconosciuti tra loro. Non sapremo cosa succederà senza l’intervento della curatela… Insomma, è un esperimento e quindi come tale potrebbe fallire. Come anche riuscire.