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Full-Fall | Kerstin Brätsch e l’energia

[nemus_slider id=”57316″] Formalizzare delle sensazioni, come il calore, il sapore o semplicemente delle ‘radiazioni’ derivanti dagli oggetti, dai luoghi. Le forme energetiche si librano come onde o, per rendere l’idea, come le volute di vapore che potrebbero emanare dei succulenti ravioli al vapore. Le opere – ma potremmo chiamarle anche emanazioni – di Kerstin Brätsch sono la […]

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Formalizzare delle sensazioni, come il calore, il sapore o semplicemente delle ‘radiazioni’ derivanti dagli oggetti, dai luoghi. Le forme energetiche si librano come onde o, per rendere l’idea, come le volute di vapore che potrebbero emanare dei succulenti ravioli al vapore. Le opere – ma potremmo chiamarle anche emanazioni – di Kerstin Brätsch sono la visualizzazioni di storielle material-esistenziali, di colature emotive, di esplorazioni linguistiche-sentimentali. E’ una romantica, quest’artista di Amburgo – prima di essere cool e modaiola -, è un’artigiana – prima di essere un’avanguardista del patinato – che gioca con colori, colature, riflessioni, trasparenze, sfumature, tagli e accrochage minerali. Da un decennio ha creato un solido ed eterogeneo corpo di lavori, siano essi pittura su pellicola in poliestere, fotografia, tessuti, opere di vetro e su vetro, carte marmorizzate (delicata la dedica nei titolo “With gratitude to master marbler Dirk Lange” … handmademarbledpaper.com), ma anche azioni performative e collaborazioni fruttuose. Come quella resa nota a Milano grazie alla sua mostra  Full-Fall presents Kerstin Brätsch (Poli’ahu’s Cure) ospitata alla galleria Giò Marconi con Mattia Ruffolo e Davide Stucchi, fondatori del progetto Full-Fall*. Nato nel 2015, il duo ha presentato e intrecciato il lavoro della Brätsch coinvolgendola “in una dimensione rurale” alle porte di Milano. Questo connubio ha dato vita a un incontro (riuscito) di contenitore e contenuto: delle ‘brutali’ strutture in ferro contengono le superfici vetrose composte da ‘scarti’ di opere di Sigmar Polke, ma anche innesti di agata, fucsite, rubini… materiali compositi o travati, fusi o segati, diluiti o incastrati. In queste superfici si intravedono occhi e bocche, smorfie e ammiccamenti, ma anche riflessioni, bagliori, luce (fredda dei neon) che riverbera. Mani e robottini raccontati mediante forme arcaiche o infantili, volti sghembi, urlanti o sorridenti, occhi enucleati e nasi sbiechi. Sembrano i ritratti di un’umanità che, stanca di selfi irreali o provvisti di gradienti di bellezza, si rivolge a forme ‘brut’ per vedere veramente se stessa. Tablet, cellulari micro o macro telecamere – rivolte verso o contro noi stessi -, il ritmo degli autoscatti sembra un suono lontano da queste superfici tanto ricche quanto cesellate. Le vetrate di secoli e secoli fa diventano materia viva sotto la sensibilità della Brätsch. Anzi, non solo viva, ma anche provviste di un ‘portato’ stranamente contemporaneo: lucide, resistenti, piatte, riflettenti, trasparenti, trasformabili ecc. Aggettivi che potremmo benissimo applicare ad un tablet o ad uno smarphone di ultima generazione.

Significative le “Note su Kerstin” che completano e ci guidano attraverso la mostra. I contenuti fanno breccia sull’immaginario dell’artista affiancata (in buona compagnia) da Stucchi e Ruffolo. Negli 11 punti si delucidano – a tratti oscurandoli – molti ‘luoghi’ in cui l’artista spazia. Dalle suggestioni dei colori a riferimenti a territori esotici a digressioni sul suo concetto di pittura (“I dipinti sono come psicogrammi, segni caldi e immaginifici nei quali non si riconoscono e non sembrano rappresentati né oggetti né simboli: sono slanci, violenti scariche di energia, che esprimono sensazioni come caldo o freddo, luce o tenebre, amore o odio, vita o morte), da tenere suggestioni (quasi infantili, nel nominare gli spiritelli) a vere e proprie rivelazioni poetiche.

Così come sono poetici i grandi fogli di carta con china colata dal titolo: “Unstable Talismanic Rendering / [Pele’s Curse] …. With gratitude to master marbler Dirk Lange”. L’attribuire a queste enormi cartografie la capacità di misteriosi poteri, conferirgli relazioni misteriose con astri e virtù portentose – perché i talismano di qualunque risma siano, hanno vanti straordinari -, fa pensare che, per la loro ‘costruzione’ l’artista abbia fatto altrettanto singolari ‘riti’ propiziatori. La lunga elaborazione che queste opere richiedono, infatti, la sofisticata tecnica di colatura e stratificazione (non è un caso che, ripeto, l’artista rigrazia forse colui che le ha insegnato la tecnica della ‘marmorizzazione’ della carta, tale Dirk Lange), induce a credere che la carta non abbia assorbito solo colori, sfumature, tonalità e gesti, ma anche ‘energia’, ‘volontà’, ‘potenza’…

La chiosa spetta alla nota 11: “Poli’ahu sta piangendo, lacrime votive di pietra.”

 * Il programma espositivo di Full-Fall consiste in un ciclo di quattro rituali l’anno durante i quali opere e performance interagiscono  in una dimensione rurale nella periferia di Milano. Lo scorso 22 Dicembre 2015, le opere di Kerstin Brätsch sono state esposte a Full-Fall per il rituale Invernale.
Kerstin Bratsch  - Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view - Photo Andrea Rossetti - Courtesy  the artist,   Giò Marconi,   Milan 2016
Kerstin Bratsch – Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view – Photo Andrea Rossetti – Courtesy the artist, Giò Marconi, Milan 2016
Kerstin Bratsch - Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view - Photo Andrea Rossetti - Courtesy the artist,   Giò Marconi,   Milan 2016
Kerstin Bratsch – Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view – Photo Andrea Rossetti – Courtesy the artist, Giò Marconi, Milan 2016
Kerstin Bratsch - Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view - Photo Andrea Rossetti  - Courtesy the artist,   Giò Marconi,   Milan 2016
Kerstin Bratsch – Full-Fall presents Kerstin Kerstin Bratsch (Poli’ahu’s Cure) – Installation view – Photo Andrea Rossetti – Courtesy the artist, Giò Marconi, Milan 2016
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