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Bye Bye Miart2016!

[nemus_slider id=”54865″] Direi che uno può partire soddisfatto, mentre l’altro può iniziare a lavorare da un buon punto. Mi riferisco a Vincenzo De Bellis – in partenza per Minneapolis, dove riveste il ruolo di curatore del settore Arti Visive al Walker Art Center – e a quello che sarà il nuovo direttore del Miart 2017. In tanti […]

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Direi che uno può partire soddisfatto, mentre l’altro può iniziare a lavorare da un buon punto. Mi riferisco a Vincenzo De Bellis – in partenza per Minneapolis, dove riveste il ruolo di curatore del settore Arti Visive al Walker Art Center – e a quello che sarà il nuovo direttore del Miart 2017. In tanti auspicano che questo ruolo sia di  Alessandro Rabottini, curatore presente, a fianco di De Bellis, fin dal 2013.  Quest’ultimo infatti, dopo aver militato per tre anni ‘dietro le quinte’ e quest’ultimo anno come vice-direttore, potrebbe con facilità adempiere al ruolo di nuovo direttore. Nell’intervista che gli abbiamo fatto pochi giorni fa, Rabottini raccontava “Una cosa che ho notato in questi anni è che molte gallerie di contemporaneo che partecipano a miart – che fanno fiere internazionali come Basilea, Frieze e Fiac – hanno recepito qualcosa del nostro messaggio, perché si presentano a Milano con un piglio progettuale molto forte, spesso coinvolgendo direttamente gli artisti. In più le dimensioni della fiera – che amo definire “ragionevoli” – fanno sì che galleristi, collezionisti, curatori e operatori del settore possano davvero dialogare, avere un tipo di scambio che nella frenesia dell’offerta di fiere di maggiori dimensioni non è affatto semplice avere, e questo è fondamentale perché l’effetto di una fiera si misura nei mesi a venire, nei rapporti che si creano e come si saldano, non solo nell’immediato di quelle poche giornate.”

Chiusi i battenti, la fiera anche quest’anno si è dimostrata di buon livello con presenze ottime, come la galleria Marc Foxx di Los Angeles, che ha presentato la pittrice Maaike Scjoorel, in duetto con Irma Blank della P420; Matthew con lo stand monografico di Than Hussein Clark (decisamente appariscente ma azzeccato); Konig Galerie con opere di Tatiana Trouvè e Alicja Kvade; Sadie Coles HQ con un paio di ottimi pittori tra cui il surreale Yamashita Kikuji. Da segnalare anche la presenza di Andrew Kreps, Campoli Presti e Gavin Brown’Enterprise. Buone anche le vendite. Ovviamente sono state ottime per qualcuno, nulle per altri (ma tutto normale, dunque). L’ufficio stampa ha diffuso un po’ di numeri in merito alla presenza sia del pubblico, che dei collezionisti.

“Nelle quattro giornate di apertura miart ha superato il tetto dei 45.000 visitatori, con un incremento del 10% di ingressi rispetto all’edizione 2015. Particolarmente significativa la crescita dei collezionisti (+15%) che hanno affollato gli stand del polo fieristico di viale Scarampo, con presenze sempre più numerose di collezionisti provenienti da Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Stati Uniti e Canada. Importante anche l’aumento della presenza di giornalisti (+11%) italiani e soprattutto stranieri (10% del totale), con un incremento significativo di inviati da Corea, Hong Kong, Giappone, Dubai, Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Germania, Francia e Belgio.” (da CS)

Si danno un lustro le gallerie italiane ‘big’, posizionate in fila nel corridoio C: T293 (coloratissima punta su Lorenzo Scotto di Luzio e Patrizio di Massimo), poco lontano Massimo De Carlo presenta una monografica di Matthew Monahan (fresco di opening al Museo Nazionale, Palazzo Altemps di Roma fino al 15 maggio). Scorrono Massimo Minini con l’attuale ‘cavallo di battaglia’ Landon Metz (tra gli altri), Gio Marconi con il pupazzotto dell’Atelier Van Lieshout, Kaufmann Repetto che ‘apre’ lo stand con un delicatissimo Adrian Paci; Zero… con l’imponente piramide di Roccasalva; Vistamare con un ‘classico’ Spalletti.

Tra le gallerie che non si vedevano da alcuni anni, la milanese Rita Urso con un’intera parete dedicata ai ZAPRUDERfilmmakergroup (in lizza per il Premio Maxxi 2016) e Sara Zanin Z2O, con l’azzeccato duetto Evgeny Antufiev e Giovanni Kronenberg. Stessa area della fiera, da Palermo Francesco Pantaleone con Moro, Longo, Termini e Mortellaro; poco lontano The Gallery Apart con un tris di quadri di Alessandro Scarabello (da notare). Decisamente sottotono e (troppo) defilata la sezione Emergent: tanti piccoli pezzi e non sempre di buona qualità. Si distinguono gli stand di FuoriCampo con la monografica di Serena Vestrucci; Ermes-Ermes con Gina Folly; Garci Galeria, vincitrice per premio Emergent; Copperfield con video di Ra di Martino; da Zurigo Galerie Bernhard.

Punto forte della fiera si conferma THENnow. Tra le ‘accoppiate’ più riuscite, a mio parere citerei: Florence Henri (Martini & Ronchetti) e Haris Epaminonda (Galleria Massimo Minini); Ji?í Kolá? (Galeria Lelong) e Ibrahim Maham (APalazzoGallery); Gastone Novelli (Galleria dello Scudo) e Nick Mauss (Campoli Pesti); Irma Blank (P420) e Maaike Schoorel (Marc Foxx Gallery).

Ottimi feedback per la sezione Decades. Potenzialmente la ‘chiave di volta’ del Miart assieme a THENnow, ma da migliorare più omogenea come scelte, tra monografiche, riproposizione di mostre passate e progetti ad hoc.

Matthew Monahan,   Galleria Massimo De Carlo,   Milano,   Londra,   Hong Kong - Miart2016 Photo Giovanna Repetto
Matthew Monahan, Galleria Massimo De Carlo, Milano, Londra, Hong Kong – Miart2016 Photo Giovanna Repetto
Mattew,   Berlin - New York - Miart2016 Photo Giovanna Repetto
Mattew, Berlin – New York – Miart2016 Photo Giovanna Repetto
Sadie Coles HQ,   London - Miart2016 Photo Giovanna Repetto
Sadie Coles HQ, London – Miart2016 Photo Giovanna Repetto