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Testo di Federica Colle
Al termine di questa Arte Fiera, che ha celebrato i propri 40 anni, e? interessante sottolineare come la citta? e le gallerie abbiano reagito in maniera positiva all’evento fieristico, proponendo opening e performance lungo tutto il tracciato cittadino. Si distingue ormai da alcuni anni, ma quest’anno in particolare, lo spazio della Manifattura delle arti in cui risiedono oltre al MAMbo, istituzione cittadina, numerose gallerie dalla proposta culturale sempre attenta.
Tra queste GallleriaPiù, che in quest’occasione propone l’esposizione di Apparatus 22, un collettivo romeno che affonda le proprie radici nel mondo della moda, dalla quale prende alcuni spunti di riflessione. In questa esposizione, dal titolo Several Laws. The elastic test. i membri del collettivo Erika Olea, Maria Farcas, Dragos Olea e Ioana Nemes (quest’ultima venuta a mancare nel 2011) indagano la funzione del corpo umano come strumento di battaglia e differenziazione sociale, passiva o attiva. Il pellame conciato e tinto, si fa supporto di concetti recenti, ma universalmente radicati e condivisi, a partire dalla visione del corpo introdotta dal CERN di Ginevra, secondo la quale, usando le parole della curatrice, Eleonora Farina, “l’organismo e? anatomicamente trasparente ai raggi dell’Universo e nessun tipo di capo d’abbigliamento puo? proteggere dal transito molecolare che avviene dentro di noi”. Gli artisti sottolineano come ognuno di noi cerchi di adattare la propria essenza alle imposizioni estetiche, economiche e sociali, per citare il titolo, sviluppando un’elasticita? che permette, per quanto possibile di conformare il singolo alla collettivita?. La stampa a laser utilizzata per scrivere aggradisce le pelli, il cui odore riempie gli spazi espositivi, permettendo di aggiungere un coinvolgimento olfattivo a quello visivo, quasi che il processo fosse ancora in corso. Al piano interrato, che in quest’occasione diventa un rifugio, un bunker di un’epoca non definita, una radio propone 6 diversi canali il cui contenuto viene ripetuto all’infinito. The Hour Broadcast (2014), realizzato insieme a studioBASAR + SillyConductor, indaga lo strumento radiofonico come possibile mezzo d’informazione e propaganda, non solo politica ed economica, ma anche estetica. Il canale numero 5, dal titolo Discenchantment Radio utilizza la ripetizione di slogan pubblicitari recitati da una voce priva di trasporto, in una sorta di preghiera che, come una piccola goccia, a lungo andare penetra il cranio. Le differenze sembrano tuttavia trovare una soluzione unitaria in Infinite contraddiction., opera che prende la forma di un vessillo nero, in cui la funzione identificativa tipica della bandiera viene contraddetta, per diventare simbolo di una collettivita? ideale.
Di effetto Minipimer, l’esperimento proposto da LocaleDue e curato da Gabriele Tosi. Un’esposizione lunga 72 ore, da giovedi? 28 a domenica 31 gennaio, durante le quali la galleria ha ospitato 72 tra curatori, artisti, performer, musicisti e videomaker che si sono successi a intervalli orari. Ogni performance, esposizione o conferenza aveva la volonta? di coinvolgere il pubblico che giorno e notte, poteva recarsi in galleria ma non solo, poiche? l’intero evento e? stato trasmesso in live streaming, permettendo cosi? all’opera di guadagnare uno spazio reale, al di la? di quello fisico. Non c’e? riposo, il sonno viene disturbato dall’arte, il tempo viene scandito dall’arte che per 3 giorni di appropria dello spazio della galleria e della piazza che la ospita. Le foto e i video testimoniano la densita? dell’accaduto in una circostanza in cui tutto diventa parte dello show, anche quello che non accade.
Per vedere la documentazione fotografica minipimerlive.tumblr
CAR DRDE propone, infine, la seconda personale di Elia Cantori. Action at a Distance, questo e? il titolo dell’esposizione, si apre con Untitled (Double Hemisphere Room), opera che riprende una riflessione dell’artista proposta in un’opera precedente, Stanza. Nel 2008 Cantori propose una sfera all’interno della quale accumulo? oggetti provenienti dal proprio studio, precedentemente distrutto, in Untitled l’artista sembra voler dividere la sfera in due mezze lune, per poterne indagare l’interno e le connessioni che gli oggetti hanno con lo spazio di riferimento. L’artista realizza la scultura ponendo al centro del proprio studio una semisfera in vetroresina racchiusa da una scatola dotata di un foro stenopeico. Il concavo della forma, cosparso di un gel fotosensibile, registra sull’oggetto una meta? del luogo nel quale e? stato realizzato. Il processo viene poi ripetuto con la meta? rimasta, a formare un tondo completo che riprende le parti opposte dello studio. Le due semisfere, poste a distanza sufficiente da poter permettere l’accesso allo spettatore, propongono un passaggio dal luogo presente a quello passato, questo e? il valore dell’opera che Cantori vuole sottolineare. Per citare Gabriele Tosi, curatore anche di questa esposzione, “Una stanza, un oggetto o un foglio vanno allora intesi come camere di registrazione; spazi chiusi dove l’artista puo? intervenire per documentare il propagarsi di un fenomeno e formalizzare la sua percezione.” Che si tratti di una scultura, una fotografia o un lavoro su carta, l’opera non si limitera? alla materia, ma andra? oltre, senza tuttavia voler celare la lavorazione che ne implica la realizzazione, l’opera non e? istantaneita?, al contrario dev’essere intesa come registrazione e riflessione sul flusso discontinuo che caratterizza la realta?. Un lavoro non d’immediata fruibilita?, ma contraddistinto da uno sguardo attento che indaga il valore dell’opera attraverso, e oltre, la forma, il tempo e lo spazio, permettendo di creare connessioni inedite.
Lo spazio della Manifattura delle arti va dunque configurandosi come uno dei punti di maggior interesse nel panorama artistico bolognese, anche attraverso questi tre progetti di valore e audacia, che propongono variegate modalita? di fruizione e coinvolgimento.