ATP DIARY

From Berlin: Rehearsing Collectivity – Choreography Beyond Dance

San Keller ‘Until the last Dance’ San Keller ‘Baden in der Menge’ View of the exhibition L. Castro & O?. O?laffson Ingrid Hora ‘The great leap forward’ David Levine ‘Yes’ Cesare Pietroiusti ‘Pensiero Unico’ A.Giannotti_Tribune + performance_A Disturbance that travels through space and time_photo by Roberto Beani*** Rehearsing Collectivity – Choreography Beyond DanceA cura di […]


San Keller ‘Until the last Dance’
San Keller ‘Baden in der Menge’
View of the exhibition
L. Castro & O?. O?laffson

Ingrid Hora ‘The great leap forward’
David Levine ‘Yes’
Cesare Pietroiusti ‘Pensiero Unico’
A.Giannotti_Tribune + performance_A Disturbance that travels through space and time_photo by Roberto Beani
***

Rehearsing Collectivity – Choreography Beyond Dance
A cura di Elena Basteri, Emanuele Guidi, Elisa Ricci in dialogo con Aldo Giannotti

Durante i giorni del Berlin Weekend Galleries, la Tanzfabrik ha ospitato il progetto ‘Rehearsing Collectivity’, che ha raccolto artisti, intellettuali, performer, intorno al tema della collettività, del corpo fisico sociale. L’intenzione è stata quella di fare prove di collettività, ovvero di offrire un terreno in cui “muoversi” collettivamente e in cui praticare, riflettere e immaginare forme di condivisione di uno spazio e di un tempo. E questo senza voler celebrare la collettività ad ogni costo ma anche facendo emergere problematiche e tensioni ad essa connessi. Generate human waves in the venue you are entering (Genera onde umane nello spazio in cui stai per entrare), è il messaggio che l’artista Aldo Giannotti lancia al pubblico nel suo lavoro A Disturbance that Travels through Space and Time. Nell’ illustrazione di Giannotti raffigurata nell’invito, si osserva un gruppo di persone in attesa di unirsi in una grande hola, come compatti ultras durante una partita di calcio. La hola è stata poi effettivamente messa in scena nella tribuna che ha ospitato il pubblico degli eventi, e appositamente realizzata dallo stesso Giannotti.
Di fronte a Franco Berardi Bifo, invitato per un talk l’ultimo giorno della mostra, il pubblico ha quindi omaggiato l’ospite con una splendida hola perfettamente riuscita, come da copione. E allora, mi sembra d’immaginare e vedere la faccia di Bifo che, arruffandosi i ricci sulla fronte, esibisce tutta la sua genuina sorpresa per questa singolare manifestazione di affetto, esultanza e partecipazione, poco prima di discutere la sua nozione di moltitudine collegata all’esperienza di artisti che della collettività, e della moltitudine, hanno fatto uno statement non soltanto visivo, ma sociale.
Questa idea di collettività, che allude al concetto di comunità e condivisione, sia essa un movimento, una coreografia, un’idea, è il principio su cui nasce Rehearsing Collectivity – Choreography Beyond Dance, ma è anche a mio avviso il tema che solleva il dibattito legato al concetto di bene comune e di democrazia.
E quindi: che cos’è un corpo collettivo e come si muove questo corpo collettivo? Che tipo di comunità temporanea incarna il pubblico? Come può la dimensione politica e sociale, implicita nel concetto di collettività, essere tradotta e praticata nel contesto artistico?
A tale genere di domande hanno risposto gli artisti coinvolti, attraverso opere che hanno invitato il pubblico a farsi carico di un’iniziativa, per condividerla appunto, in nome di un progetto comune. E’ capitato, così, di fare stage diving, lanciandosi da una scala realizzata da San Keller (Baden in der Menge, 2006), per poi ritrovarci tra le braccia di un gruppo di persone radunate sotto la scala, oppure di compiere simbolicamente il grande balzo auspicato da Mao Zedong attivando l’installazione di Ingrid Hora (The great Leap forward, 2011) assieme a un gruppo di sconosciuti mossi dallo stesso identico desiderio di sentirsi parte di un’unica azione.

La sensazione che ho io è che in questo progetto non vengano condivise proprietà, ma esperienze, attraverso una ricerca che non si chiede da che parte stare nel mondo della “creatività” contemporanea, ma mescola intuizioni, sentimenti e tecnologie al fine di ritrovarsi e riconoscersi dentro a un progetto comune. La partecipazione dell’audience però, ed è questo uno dei pregi del progetto, non avviene ad un mero livello di interazione “fisica”con l’opera. Molti dei lavori presenti (l’audio installazione di Roman Óndak Announcement, 2002, o la stessa installazione di David Levine Yes, 2011) richiedono un nuovo modo di pensare ed evocare la collettività.

In mostra:
Franco Berardi BIfo, Libia Castro/Ólafur Ólafsson, Tina di Carlo, Nina Dick, Kai van Eikels, Aldo Giannotti, Ingrid Hora, San Keller, Michael Koch, David Levine, Ligna, Liquid Loft/Chris Haring, Boyan Manchev, Roman Ondák, Cesare Pietroiusti, Olivia Plender.

Martina Angelotti

* Tutte le foto che documentano la mostra sono di Martina della Valle

Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024