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Ettore Favini racconta Sillage

[nemus_slider id=”43523″] Scroll down for English text Letteralmente, il suo nome significa scia, alone di profumo, fragranza che si espande attorno a noi. “Sillage”, è l’ultimo progetto presentato dalla Fondazione Casoli in occasione dell’EXPO 2015, all’interno del padiglione Save the Children. Ideato da Ettore Favini e a cura di Marcello Smarrelli, il progetto è nato […]

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Letteralmente, il suo nome significa scia, alone di profumo, fragranza che si espande attorno a noi. “Sillage”, è l’ultimo progetto presentato dalla Fondazione Casoli in occasione dell’EXPO 2015, all’interno del padiglione Save the Children. Ideato da Ettore Favini e a cura di Marcello Smarrelli, il progetto è nato a sostegno delle iniziative sull’educazione e la sicurezza alimentare di Save the Children. Sillage consiste in un’installazione modulare, ispirata alla scultura di Brancusi “Colonna senza fine”, che parte dall’impiego di tre prodotti dell’azienda Elica.

Pensato in diverse fasi – la prima è dedicata alla messa in opera dell’installazione, la seconda prevedere l’utilizzo delle scocche da cucina come vasi per la coltivazione alimentare, mentre la terza fase sarà dedicata alla creazione di una profumazione con le essenze delle piante – “Sillage” ha l’obiettivo di contribuire concretamente alle attività dell’associazione Save the Children.

L’artista Ettore Favini di racconta “Sillage”

ATP: Come nasce il progetto Sillage, anche in relazione alla tua ricerca?

Sillage è un progetto che prende origine da alcuni temi ricorrenti del mio lavoro: il tempo, la memoria dei luoghi e degli avvenimenti. In particolare ci sono due lavori in cui avevo già sviluppato la mia suggestione per il lavoro di Brancusi e per l’idea di una scultura immateriale fatta di odori. Il primo del 2010 realizzato con la galleria Aike Dellarco si intitolava “Tutta una vita per pochi attimi di bellezza” ed era la storia di un’agave raccontata attraverso i vasi che l’avrebbero fatta crescere, il suo passaggio di vaso in vaso, fino alla morte e alla sua successiva rinascita. La forma della scultura riprendeva la Colonna Infinita di Brancusi come metafora di un tempo circolare e infinito.

“La vegetazione, retta com’è dalla legge della ciclicità, é immagine spaziale di un passato che è futuro e di un futuro che é passato”. Cit. Anna Capuano

Il secondo era stato prodotto nel 2011 in occasione di una mostra al Museo Riso di Palermo. Per la conferenza stampa avevo invitato Alessio Planeta (titolare dell’omonima casa vinicola) a fare una performance che consisteva nel raccontare un paesaggio partendo dall’assaggio di una tequila (liquore ottenuto dalla macerazione dell’agave), di fatto la pianta assorbe ciò che il paesaggio gli lascia e lei a sua volta rilascia alla terra. L’anno precedente al MAR di Ravenna esponevo nella mostra curata da Lorenzo Giusti, Walden Method, quattro profumi ottenuti dal ricordo dei quattro momenti in cui avevo vissuto a contatto con la natura. Profumi come metafore del ricordo, realizzati in collaborazione con un naso che si era basato solo sulla visione di immagini e sui miei appunti. Il profumo doveva essere la sintesi di un momento, una specie di “madleine” personale che non avrebbe restituito a nessun altro le emozioni che avevo provato, ma erano certamente il segno di un momento spaziale e di una presenza “fisica” in un dato luogo e in un preciso momento, al pari di una scultura, ma immateriale.

ATP: In concreto, c’è un nesso che lega queste tue precedenti esperienze con la Fondazione Casoli e, più nel dettaglio, con Elica?

Quando Marcello Smarrelli direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli mi ha invitato a pensare un progetto per Elica come contributo dell’azienda al padiglione di Save the Children all’EXPO di Milano, l’ispirazione è stata immediata. Alcuni dei modelli di cappe da cucina prodotte dall’azienda, e disegnate da Fabrizio Crisà, si prestavano perfettamente all’uso che volevo farne: trasformarle in colonne “brancusiane”, da usare come vasi. Ma non volevo perdere la consistenza immateriale del lavoro. Così è nata l’idea di trasformare le piante coltivate nei vasi a forma di colonne, in una fragranza pensata ad hoc per Marie , il nuovo diffusore di essenze di Elica, del quale ho realizzato anche un’edizione limitata con una cover ispirata all’immagine di una natura  morta, ottenuta fotografando una composizione formata dagli ortaggi cresciuti nei vasi durante i sei mesi di Expo. Sillage, questo il nome dell’intero progetto, sarà la scia di profumo, la traccia immateriale che, diffusa negli ambienti domestici, racconterà una lunga storia fondata sul rispetto per l’ambiente e per la vita in tutte le sue forme. E sono particolarmente felice che parte del ricavato delle vendite di questo nuovo prodotto – la cui presentazione è in programma a settembre – possa contribuire a sostenere le attività di una realtà come Save the Children.

Sillage - 2015,   acciaio,   piante da orto
Sillage – 2015, acciaio, piante da orto
Ettore Favini,   Walden Method - 2010. vetro pirex,   acciaio,   pietra  serena,   acqua,   essenza profumata,   35X35X50 cm
Ettore Favini, Walden Method – 2010. vetro pirex, acciaio, pietra serena, acqua, essenza profumata, 35X35X50 cm

Sillage is a project that grew out of certain recurring themes in my work: time, the memory of places, the memory of events.  There are two projects in particular in which I had already developed the notion relating to the work of Brancusi and the idea of ??an immaterial sculpture composed of scents. The first was done in 2010 together with the Aike Dellarco Gallery: its title was Tutta una vita per pochi attimi di bellezza (‘A whole life for a few moments of beauty’) and it was the story of an agave through the vases that helped it grow, its passage from vase to vase, right up to its death and subsequent rebirth. The form of the sculpture owed something to Brancusi’s Endless Column, a metaphor for infinite, circular time.

This work has affinities with a phrase I came across in an essay by Anna Capuano, and her idea that “vegetation, sustained as it is by the law of cyclicity, is a spatial image of a past that is the future and a future that is the past.”

The second project was produced in 2011 for an exhibition at Palermo’s Riso Museum. For the press conference, I invited Alessio Planeta (owner of the winery of the same name) to do a performance that consisted of recounting a landscape, starting off from a taste of tequila (a liquor made from steeping agave): the plant absorbs what landscape leaves to it and, in turn, releases this to the land. The previous year, at the MAR in Ravenna, in the Walden Method exhibition curated by Lorenzo Giusti, I exhibited four fragrances obtained from the memory of four moments when I lived in close contact with nature.

Fragrances as metaphors for memory, produced in conjunction with a “nose” which was based only on the vision of images and on my notes. The scent was designed to be the synthesis of a moment, a kind of personal “madeleine” that would inspire in no-one else the same emotions that I myself had felt, a symbol for a spatial moment and a “physical” presence in a given place and at a precise moment, similar to a sculpture, yet immaterial. When Marcello Smarrelli, artistic director of the Fondazione Ermanno Casoli, invited me to come up with a project for Elica as the company’s contribution to the Save the Children Pavilion at EXPO Milan, inspiration was immediate. Some of the cooker hood models produced by the company, and designed by Fabrizio Crisà, lent themselves perfectly to the use that I wanted to make of them: to transform them into “Brancusian” columns to be used as vases.

But I didn’t want to lose the immaterial texture of the work. This gave rise to the idea of ??transforming the plants grown in column-shaped vases into a fragrance specifically designed for Marie (http://marie.elica.com), Elica’s new fragrance diffuser. I also made a limited edition of this with a cover inspired by the image of a still life, obtained by photographing a composition formed from the plants grown in the vases over the six months of the Expo. Sillage, as the whole project is called, will be like a vapour trail of fragrance: immaterial traces which, dispersed throughout the domestic milieu, will recount a long story based on respect for the environment and life in all its various forms. And I am especially happy that some of the proceeds from sales of this new product – the presentation of which is scheduled for September – will go towards supporting the activities of an organization like Save the Children.

 Ettore Favini

Ettore Favini,   Tutta una vita per pochi attimi di bellezza - 2010– ceramica,   ferro,   specchi,   180X60X60 cm (dettaglio)
Ettore Favini, Tutta una vita per pochi attimi di bellezza – 2010– ceramica, ferro, specchi, 180X60X60 cm (dettaglio)