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Indipendente e slegata da ogni gruppo o movimento, per più di quarant’anni Irma Blank ha costantemente lavorato sulla relazione tra fare arte e fare scrittura, che può essere intesa come calligrafia, un atto che Blank lega a performance e meditazione, alla produzione di libri, e alla nozione di printed matter. Lavorando per serie, alle quali, singolarmente, l’artista dedica tutto il suo tempo e le sue energie prima di cominciare la successiva, Blank ha creato un corpo di lavori unico, che mette in discussione i limiti del linguaggio e interroga le fondamenta della comunicazione. Abbiamo fatto alcune domande a Lucie Fontaine.
ATP: Potreste introdurci a “Pink Writings”?
Lucie Fontaine: Il modo migliore per introdurre i lavori nella mostra “Irma Blank … Pink Writings” che fanno parte della serie “Radical Writing” è una frase di Irma: “Quando rileggo i miei testi mi accorgo che prima parlavo di silenzio, quella parte del linguaggio che è lo spazio del non detto, l’indicibile. Andando avanti prediligo il termine nulla, una questione di maggiore consapevolezza e conoscenza degli aspetti concettuali e teorici. “Silenzio” è più familiare, fa parte della nostra parlata quotidiana, mentre “nulla” ha implicazioni speculative, filosofiche.”
ATP: In che modo si è svolta la vostra collaborazione con Irma Blank?
LF: Uno dei miei impiegati, grande ammiratore del lavoro di Irma, conosce Fabrizio Padovani e Alessandro Pasotti, proprietari della galleria P420. Tramite Fabrizio e Alessandro questo mio impiegato ha incontrato Irma e ha cominciato una serie di visite nella sua casa studio a Milano che hanno portato alla realizzazione di questo progetto, che si inserisce nel programma del mio spazio milanese e nel suo desiderio di mettere in crisi parole come “locale” e “internazionale”.
ATP: Quali sono le particolarità di questi lavori? Quali temi trattano e in che modo si inseriscono nella ricerca dell’artista?
LF: Atipici per quanto riguarda la scelta cromatica, questi lavori continuano l’incredibile, continuativa, indipendente e radicale ricerca di Irma Blank, il suo desiderio di “afferrare” la scrittura, di cristallizzarne il processo esaltandone la sua matrice, ripetitiva, metodologica, meccanica, e le relative connessioni a istanze filosofiche e spirituali. Questa serie segue le sue celebri “Trascrizioni”.
ATP: Come avete concepito il display?
LF: Il display è molto asciutto per il semplice motivo che questi lavori sono delle gemme, vanno ammirati senza nessun tipo di mediazione. In qualche modo perfino le cornici sono un “plus ultra” e infatti durante le visite in studio da Irma questi lavori sono sempre stati visti senza nessun filtro, occhio nudo che fissa la carta impregnata di acquarello rosa.
ATP: Potreste darci qualche anticipazione riguardo la vostra programmazione futura?
LF: Vorrei tanto poterlo fare ma fortunatamente o sfortunatamente la programmazione dello spazio di Milano, come accade per Tokyo e Bali, vive di inaspettati incontri, di consapevole improvvisazione e di infinite discussioni con i miei impiegati e il mio entourage. Chi vivrà vedrà.
Fino al 6 Giugno 2015
Via Rinaldo Rigola, 1 Milano