ATP DIARY

CaseChiuse a Milano ospita Roberto Coda Zabetta e Carlo Valsecchi

E’ stato inaugurato il 19 febbraio e proseguirà fino al 15 marzo la mostra di Roberto Coda Zabetta e di Carlo Valsecchi in uno spazio insolito e fuori dai circuiti canonici dell’arte contemporanea. La mostra è stata curata e organizzata da CaseChiuse, un progetto itinerante pensato da Paola Clerico. Le abbiamo fatto alcune domande per […]

CaseChiuse - Roberto Coda Zabetta,   Carlo Valsecchi,  Garage Soccol,   Milano - Installation view
CaseChiuse – Roberto Coda Zabetta, Carlo Valsecchi, Garage Soccol, Milano – Installation view

E’ stato inaugurato il 19 febbraio e proseguirà fino al 15 marzo la mostra di Roberto Coda Zabetta e di Carlo Valsecchi in uno spazio insolito e fuori dai circuiti canonici dell’arte contemporanea. La mostra è stata curata e organizzata da CaseChiuse, un progetto itinerante pensato da Paola Clerico. Le abbiamo fatto alcune domande per scoprire meglio di cosa si tratta.

ATP: Mi racconti come è nato e come si sta evolvendo il progetto CaseChiuse?

Paola Clerico: Sono ripartita con il progetto CaseChiuse, la prima  mostra era stata a casa mia l’anno scorso a marzo con un piccolo show di Nick Devereux per finanziare il suo grande progetto Flaktrum  a cui stiamo lavorando insieme. Poi, avevo anche pensato di aprire un piccolo spazio, una base per CaseChiuse, ma dopo lunghe riflessioni ho definitivamente compreso che uno spazio con sede permanente non mi si addice da anni:  con Art At Work dal 2009 abbiamo operato come piattaforma itinerante, il Progetto Lira Hotel a Torino si svilupperà e crescerà anche altrove, perciò anche da sola con CaseChiuse ho preferito rimanere fedele al mio essere nomade. E’ comunque molto semplice, cerco spazi non visti o comunque chiusi al pubblico o fuori dai circuiti dell’arte contemporanea  e lavoro con gli artisti su e in quel luogo. Da anni, oltre a pensare che sia molto più interessante per me, ho riscontrato un’assoluta predilezione da parte degli artisti per questo tipo di collaborazioni.

ATP: Che è nata l’idea di ospitare l’ultima mostra di CaseChiuse in un ex garage?

PC: La premessa è che cercavo uno spazio grande sottoterra per produrre il progetto dei nuovi lavori di Roberto Coda Zabetta e di Carlo Valsecchi e alla fine ho trovato un posto assurdo, un vecchio magazzino di tessuti anni ’50  in via Procaccini a Milano. Uno spazio enorme, nascosto e abbiamo cominciato da lì. Dopo la mostra verrà ristrutturato e trasformato in un garage di auto d’epoca.

ATP: Hai presentato due artisti,  Roberto Coda Zabetta e CarloValsecchi. Come hai creato questo connubio?

PC: Inizialmente, come spesso accade, si sono conosciuti una sera a casa mia, intorno a un tavolo con del buon cibo, del buon vino e tanti discorsi fino a tarda notte. Hanno cominciato a scambiarsi visite nei rispettivi studi e, più si confrontavano, più affioravano punti di contatto nella rispettive ricerche. Esattamente un anno fa’ Roberto e Carlo stavano lavorando ai loro nuovi progetti. Carlo era tornato da un’ennesima trasferta siciliana con un corpus di nuovi lavori e  Roberto aveva ricominciato a dipingere dopo due anni di forzata astinenza da tele e pennelli: in maniera assolutamente evidente, ma al contempo strabiliante quei loro lavori “danzavano” un passo a due…

ATP: Progetti futuri di Case Chiuse?

PC: Una mostra dal 1 al 20 aprile, sempre a Milano, in una casa molto speciale, un piccolo gioiello in via Anfiteatro e la cosa divertente è che nell’Ottocento è stato un vero bordello a servizio delle milizie del Castello Sforzesco! Poi, durante il periodo caldo di Expo e Biennali, mi ritirerò di buon grado e prevedo due nuovi progetti in autunno a Torino e a Parigi.

Garage Soccol 

Via Giulio Cesare Procaccini, 29 20154 Milano

Fino al 15 marzo / su appuntamento + 39 348 7353 469

www.casechiuse.net

English text

Press release – Roberto Coda Zabetta | Carlo Valsecchi – CaseChiuse, Milan

CaseChiuse - Roberto Coda Zabetta,   Carlo Valsecchi,  Garage Soccol,   Milano - Installation view
CaseChiuse – Roberto Coda Zabetta, Carlo Valsecchi, Garage Soccol, Milano – Installation view

Segue il testo dove Paola Clerico racconta la mostra.

La nostra mostra non ha titolo, ne ho pensati molti, ma li ho esclusi tutti. Quello che ho abbandonato piu? a malincuore e? stato “pas de deux”: un termine a me caro, che nel balletto definisce l’esecuzione di una sequenza di passi a due. L’immagine di due danzatori che procedono sincronicamente avrebbe potuto raffigurare e sintetizzare con precisione la reciprocita? di metodo e di ricerca artistica dell’incontro tra Roberto Coda Zabetta e Carlo Valsecchi.

Questa visione si e? rivelata immediatamente come incompleta, non finita.Essendo consapevole che l’immagine evocata del passo a due era densa di tematiche fuorvianti, cercavo di allontanarla, ma non trovavo via di uscita perche? si ripresentava sempre con maggiore insistenza. Il disagio non si e? placato finche? non ho capito che questa metafora, aveva innescato una sorta di corto circuito nel flusso dei miei pensieri facendo riaffiorare ricordi, immagini e scritti sulla danza dell’ultimo secolo. La danza moderna e contemporanea si afferma come arte autonoma impegnata a trovare la sua identita?. La danza come forma di pensiero sullo spazio, sul corpo, sull’uomo, sul mondo e sul loro reciproco rapporto. La danza come arte anti-dualistica, come esperienza di trascendimento capace di decostruire il reale giungendo nelle zone mobili dell’essere e in grado di rendere percettibile una delle possibili infinite visioni del non-visibile.

A partire dal Novecento nella danza e nell’arte la pratica all’autoreferenzialita? diviene centrale attraverso il processo di interrogazione di se stessa. L’arte diventa ricerca della propria essenza.

Tutto cio? si prestava come un’occasione per guardare da un altro punto di vista i nuovi lavori di Coda Zabetta e Valsecchi presentati al Garage Soccol. Come la danza queste opere sono atemporali e a-spaziali, ma al contempo evocano tempo e spazio. Rimandano a un tempo fluido, non determinato e raccontano di uno spazio non definibile, ordinato non solo su parallele e ascisse, ma fortemente connotato tridimensionalmente da spostamenti circolari, centrifughi e centripeti.

Come la coreografia di un balletto, queste opere sono una sequenza di finestre, aperture sul movimento e sulla trasformazione della materia oltre la materia; multiple visioni non definite di mondi e di particelle di mondi possibili per dare visione al non-visibile. Qui risuonano nella mia mente le parole di Calvino sulle Metamorfosi di Ovidio nelle Lezioni Americane: “la conoscenza del mondo passa attraverso la dissoluzione della compattezza del mondo”.

Cosi? come per un danzatore la perfezione tecnica e? solo un mezzo per elevarsi oltre ad essa e comunicare oltre al corpo, in questi lavori la tecnica, sempre utilizzata con estrema precisione e spinta all’estrema forzatura, scompare.  La visione evocata nello spazio della mente, forzata dal processo di sottrazione, si rivela infine con un suo essere naturale, oltre la fatica del gesto.

Sottraendo Roberto Coda Zabetta e Carlo Valsecchi alleggeriscono la struttura del linguaggio e creano spazio. Liberando lo spazio generano la possibilita? di lasciar emergere un che di aperto in cui possa accadere qualcosa. Non ricercano la presenza, ma evocano un’atmosfera, un concorrere e convenire di occasioni.

La mostra chiude i battenti attorno alla metà di marzo. Negli stessi giorni inaugura alla Fondazione Mudima la mostra personale di Roberto Coda Zabetta “Film# 00 – 56” (la mostra è visibile da 11 marzo all’8 aprile. L’esposizione è accompagnata da un testo di Ilaria Bonacossa).

English text

Press release – Roberto Coda Zabetta Film# 00—56 – Mudima Milan

CaseChiuse - Roberto Coda Zabetta,   Carlo Valsecchi,  Garage Soccol,   Milano - Installation view
CaseChiuse – Roberto Coda Zabetta, Carlo Valsecchi, Garage Soccol, Milano – Installation view
Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024