

Testo di Salvatore Emanuele —
Entrare negli Ambienti luminosi di Bruno Munari alla kauffman repetto significa attraversare luce, movimento e progettazione allo stesso momento. La mostra personale di Bruno Munari – visitabile fino al 15 Novembre 2025 – a cura di Luca Zaffarano e in collaborazione con gli archivi Bruno Munari, restituiscono le più importanti ricerche sperimentali dell’artista.
Nel cortile antistante della galleria, accoglie il visitatore una Scultura da Viaggio (1959-1985) nera e pieghevole alta due metri e mezzo. Un oggetto monumentale pensato per essere portato con sé, un invito alla leggerezza e al movimento che accompagneranno tutto il percorso.
La prima sala ospita due Macchine Inutili disposte ai lati, sospese una di fronte all’altra. La luce proiettata sulle superfici moltiplica i riflessi – generando sulla parete un dialogo mobile e inaspettato – le opere cambiano e si animano solo con la presenza del fruitore. È in questo modo che avviene la sperimentazione programmata, un calcolo aperto dove l’inatteso è parte del metodo munariano. Sulla parete frontale le Proiezioni polarizzate – raramente esposte e proveniente dagli archivi – riportano al titolo della mostra Ambienti luminosi, dando vita ad una dimensione cinematografica e immersiva che interagisce con le macchine, lo spettatore e lo spazio.
Nella seconda sala, domina lo ambiente Concavo-Convesso (1947) un foglio di rete metallica quadrata piegato in punti prestabiliti che stimola l’attrazione percettiva-visiva del fruitore. Infondo allo spazio espositivo, un’altra proiezione rafforza il concetto di scomposizione della luce e della tecnica tramite i filtri polaroid – un’innovazione che crea un nuovo tipo di pittura. Nell’ambiente adiacente trovano posto una Macchina aritmica (1950), una Scultura planare (1936) – indagine sul confine tra superfice e volume – e Senza titolo (1957) ovvero un collage di materiali misti.
Scendendo al piano inferiore, l’opera Negativo positivo (1959) si presenta al centro della vista del fruitore quasi a focalizzare e ridefinire un altro aspetto della pratica di Munari. Al centro della stanza, una teca che raccoglie la documentazione delle opere: schizzi preparatori, filtri polaroid per le proiezioni e appunti. Attorno altre tre Macchine inutili scandiscono lo spazio insieme a xerografie e le opere astratte completando gli scorci della mente di Munari dove pittura, progetto e sperimentazione coesistono.
L’intera mostra si muove come un organismo vitale, dove le opere dialogano tra loro in un equilibrio calibrato tra metodo e naturalezza. Ambienti luminosi non è solo una mostra ma un’illustrazione di un percorso che illumina le infinite possibilità del pensiero pratico-visivo di Munari.





