Lo scorso fine settimana – sabato 4 e domenica 5 ottobre, in occasione della XXI Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI – il PAC di Milano a e Premio Lydia / Fondazione Il Lazzaretto hanno presentato Listening in Disturbed Ecologies, un evento dedicato a pratiche sonore e d’ascolto diffuse tra il museo, la fondazione e lo spazio pubblico del quartiere Porta Venezia con lavori di Elena Biserna, storica dell’arte e curatrice, Giulia Deval, cantante, artista multimediale e Nicola Ratti musicista e sound designer, a cura di Claudia D’Alonzo.
Listening in Disturbed Ecologies nasce come restituzione degli esiti della ricerca PITCH. Notes on vocal intonation di Giulia Deval, artista vincitrice del Premio Lydia 2024, premio della Fondazione Il Lazzaretto di Milano a sostegno dell’arte contemporanea in collaborazione con il PAC Padiglione d’Arte Contemporanea.
PITCH. Notes on vocal intonation è un progetto che investiga in una prospettiva ecologica e di genere il ruolo dell’intonazione nelle conversazioni umane e non umane e la stigmatizzazione di voci e suoni acuti nella prospettiva storica occidentale.
PITCH è stato ripensato nel formato inedito di video saggio, in mostra al PAC insieme alla listening room COME A LITTLE BIT CLOSER. Realizzato inizialmente come performance-lecture, con il sostegno di NUB Project Space (Pistoia) e Periferico Festival, il video PITCH è stato creato da Deval in collaborazione con Luca Pescaglini, Miha Sagadin (riprese e montaggio) e Guglielmo Diana (riprese e montaggio audio).


Racconta Giulia Deval: “Come vincitrice della 7a edizione del Premio Lydia ho avuto possibilità di trasformare “PITCH. Notes on vocal intonation” da performance-lecture in video saggio.
Il lavoro ha alle spalle diverse fasi di ricerca ed è in buona sostanza una divagazione sull’uso che le diverse specie fanno dell’intonazione vocale e in particolare dei toni gravi e dei toni acuti.
Non da scienziata – perché non lo sono – ma da persona che da anni lavora con la propria voce, ho cercato di intrecciare una narrazione attraversando fonti diverse. Dagli studi dello zoologo Eugene Morton su come mammiferi e uccelli utilizzano la voce per proiettare le proprie dimensioni – dove suoni gravi significano “guarda che sono più grosso di te” e suoni acuti “sono piccolo e indifeso” – passando per la teoria del Frequency Code del fonetista John Ohala, che osserva lo stesso codice nelle conversazioni umane, fino al testo di Anne Carson The Gender of Sound, che ricostruisce il processo di costruzione della voce del retore nella Grecia antica: a partire dall’ideale della sophrosyne (una saggezza fondata sull’autocontrollo) e dalla parallela stigmatizzazione delle voci acute e devianti da questo ideale, escluse dallo spazio politico. Il video non pretende di avere una risposta univoca, ma sta nella domanda concedendosi parecchia ironia.”

Nelle scorse giornate gli spazi museali sono stati attraversati dai richiami sonori di Vispero, installazione site-specific di Nicola Ratti dedicata al fischio nelle sue molteplici declinazioni che attraversano i margini tra naturale e artificiale.
“Il fischio è un suono semplice ma ricco di significati: può essere un richiamo, una forma di linguaggio, un gesto musicale o un tentativo di comunicare con altre specie.”Spiega Nicola Ratti. “Anche quando rispondo al canto di un uccello, pur sapendo che non sta parlando con me, nasce comunque l’illusione di un dialogo, uno spazio di immaginazione. In Vispero questo tema si intreccia con la relazione tra suono e architettura, un rapporto che da sempre mi affascina. L’opera si sviluppa nelle cinque stanze al piano terra del PAC, dove una serie di fischi – registrati o generati dal sintetizzatore – viaggia attraverso casse e microfoni, spostandosi da una sala all’altra come in un telefono senza fili. Ogni passaggio modifica il suono, che assorbe le risonanze, i rumori e le caratteristiche acustiche dello spazio, trasformandosi continuamente. Durante la performance del 5 ottobre, quattro performer hanno interagito con questo dispositivo sonoro e spaziale, muovendosi tra il pubblico secondo partiture che guidano l’emissione dei suoni e i gesti nello spazio.”

Nella tarda serata di domenica 5 ottobre, è partito dalla Fondazione Il Lazzaretto, Feminist Steps: la passeggiata notturna per donne, persone queer e non binarie di e con Elena Biserna, che ha condotto i partecipanti nello spazio pubblico per riflettere assieme sulle esperienze (uditive) di genere e per disimparare alcuni dei comportamenti considerati come appropriati, sicuri o attesi quando camminiamo.
“Con Feminist Steps mi interessa esplorare le dinamiche di potere nello spazio pubblico da una prospettiva di genere attraverso l’ascolto, il silenzio o silenziamento, il suono, il rumore, la voce, il grido.” Spiega Elena Biserna. “E’ un progetto itinerante ripensato ogni volta per le diverse città, quartieri, contesti; finora l’ho fatto a Marsiglia, Losanna, Bruxelles, San Martino Valle Caudina, Atene, Bolzano, Lubiana, Pistoia, Venezia, Bari, Modena e Berlino. E una serie di passeggiate collettive per donne, persone non binarie e queer, a metà strada tra un gruppo di parola e l’attivazione collettiva di partiture e protocolli che ho scritto. Il titolo è Feminist Steps perché mi piace immaginarlo come una successione di passi per iniziare a mettere in discussione le asimmetrie nelle relazioni di potere spaziali, a interrompere l’assegnazione di certi corpi a certi spazi e per immaginare insieme tattiche di cura, solidarietà, riappropriazione o ribaltamento che potrebbero alimentare altre configurazioni e pratiche spaziali attraverso l’ascolto reciproco, la vibrazione dei nostri corpi, la nostra presenza, i nostri suoni corporei, le nostre voci, le nostre parole, i nostri rumori, le nostre grida.”


