Si avvicina l’apertura di ArtVerona – dal 10 al 12 ottobre – la fiera d’arte moderna e contemporanea ospitata nei padiglioni 11 e 12 di Veronafiere. Quest’anno è una data importante, la fiera festeggia la sua 20ª edizione sotto la direzione artistica di Laura Lamonea. Le partecipazioni raggiungono la bella cifra di 143 espositori, quest’anno non più suddivisi tra moderno e contemporaneo, ma bensì – come ci racconta Lamonea nella lunga intervista che segue – ‘mischiati’ per dar vita a nuovi dialoghi non solo tra presente e passato, ma anche per stimolare nuove connessioni, analogie e imprevedibili consonanze tra le opere esposte. Tante le novità di quest’anno che, oltre al superamento della tradizionale divisione tra i padiglioni, la fiera presente molte altre novità.
Le linee curatoriali seguite da Lamonea, per rendere coerente il suo nuovo indirizzo programmatico, sono due concetti direi basilari non solo per comprendere l’arte, ma anche per seguirne gli sviluppi, le connessioni e – visto che stiamo parlando di una fiera commerciale – anche le vendite, sono la Conversazione e la scrittura.
Alla Main Section e alle Editorie si affiancano quest’anno quattro nuove sezioni: Pittura ORA, a cura di Leonardo Regano, focalizzata sulla pittura e il disegno del presente ed Effetto Sauna,a cura di Laura Lamonea, che invita le gallerie a mettere a confronto artisti già affermati con artisti non ancora rappresentati nel mercato; Steps, a cura di Giulia Civardi, rivolta a giovani gallerie e spazi sperimentali attivi da non più di otto anni, e Video? Avete detto video?, a cura di Élisa Ganivet e Laura Lamonea, un tributo al teorico Philippe Dubois e alla complessità del linguaggio delle immagini in movimento. Sarà allestita una sala cinema per dare visibilità alle proiezioni di opere provenienti da collezioni pubbliche e private di rilievo internazionale tra cui Museion di Bolzano, CNAP di Parigi, MART di Trento e Rovereto.
Altra novità, focalizzata a favorire l’emersione di nuovi talenti, è il progetto PRIMA, atelier studio d’artista: uno dedicato a giovanissimi artisti ancora nel pieno del loro percorso formativo, selezionati in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona e con CONTEMPORALIS – Association Amis Art Contemporain France – Italie basata a Parigi.
Con la ventesima edizione si arricchisce il panorama dei riconoscimenti come l’introduzione di nuovi premi dedicati alle sezioni speciali. Conversazione e scrittura, si sottolineavano come temi guida di ArtVerona. Queste due prospettive si concretizzano nel vasto programma di talks, presentazioni, proiezioni e performance (qui il programma): una scaletta di eventi che da l’opportunità di mettere in conversazione collezioni museali e collezioni private, curatori di residenze e protagonisti di progetti di scambio internazionale.
Tra le novità anche una radio mobile, un’arena per la discussione, e la già citata sala cinema: meccanismi espositivi ed eventi in divenire per attivare nuovi dialoghi e incentivare la partecipazione. Tra questi, RADIJO MUSIKII, una radio online trasmessa in diretta con una postazione mobile per interviste itineranti, a cura di Edizioni Brigantino (Valentina Lucchetti e Canedicoda) che presenterà, inoltre, un programma di performance.
Una delle caratteristiche che da sempre ha connotato ArtVerona è lo stretto legame con la città di Verona, che anche quest’anno si fa ancora più solido grazie a dei nuovi progetti espositivi.
Vi elenchiamo i progetti in città: la riapertura di Palazzo Forti, chiuso da tanti anni, con la mostra The Then About As Until, un progetto di Video Sound Art Festival, a cura di Laura Lamonea; l’installazione visiva Una distanza senza rive di Enrique Ramírez all’ex Dogana di fiume, a cura di Pascale Cassagnau; la mostra Wounded Words Wounding Words, curata da Marta Cereda presso la Biblioteca Capitolare; Autogeografie: tu fai le foto, ma sei parte del paesaggio presso la Rondella delle Boccare, un progettoa cura di Thomas Ba realizzato in collaborazione con l’ufficio Conservazione e valorizzazione sito UNESCO e Cinta Muraria del Comune di Verona, gli artisti Lorena Bucur e Davide Zulli e il coinvolgimento di un gruppo di studenti dell’I.T.C. Marco Polo di Verona; la mostra Folding, Flexing and Expanding, in programma a Palazzo del Capitanio, promossa da Fondazione Cariverona con Urbs Picta e il Museo del Contemporaneo dell’Università di Verona, a cura di Jessica Bianchera e Domenico Quaranta; l’installazione Udatinos – Sensibili all’acqua ideata da Oriana Persico, promossa da Fondazione Cariverona e Urbs Picta in collaborazione con Museo del Contemporaneo e Musei Civici di Verona | Museo di Storia Naturale.
A cura di Nicola Giuliani, il progetto It sounds like another word si baserà su una serie di interventi sonori e performativi, instaurando un dialogo tra le mostre in città e il suono come strumento di rigenerazione, che restituisce voce ai luoghi.




Segue l’intervista con la direttrice Laura Lamonea —
Elena Bordignon: Quest’anno ArtVerona festeggia due eventi importanti: la tua nuova direzione artistica e il ventesimo anno dalla sua apertura. Te lo avranno chiesto in molti, ma è sempre significativo ribadirlo. E’ la prima volta che dirigi una fiera d’arte, quali sono stati i primi grandi ‘blocchi’ – se vogliamo utilizzare una metafora mutuata dall’atletica leggera – che hai dovuto superare?
Laura Lamonea: Eliminare la separazione tra i due padiglioni, dedicati alle proposte del ‘900 e all’arte contemporanea, è stato uno dei cambiamenti – la prima volta nella storia di ArtVerona. Parlerei più di resistenze, certamente ne ho incontrate in merito a questo. Non è stato semplice, perché ha richiesto di ripensare spazi, linguaggi e modalità di dialogo. Abbiamo per la prima volta usato strumenti per visualizzare i progetti artistici di ciascuna galleria e metterli a confronto, un lavoro inedito per dei padiglioni fieristici. Altre resistenze ci sono state in merito all’introduzione di una sezione dedicata al video in fiera e alla creazione di una sala cinema nel padiglione 12. I cambiamenti sono dei processi graduali che necessitano di essere osservati e che prevedono per loro natura uno sforzo da parte di chi li propone. Ogni trasformazione comporta tempi di assestamento, ma il senso del lavoro è proprio questo: mettere in relazione linguaggi diversi, far emergere connessioni inattese tra passato e presente. La verifica arriverà a novembre, quando la fiera prenderà vita.
EB: Uno dei cardini di ArtVerona è il dialogo tra arte, cultura e territorio. Arrivi dalla direzione di un Festival Video, dunque dove ricerca e sperimentazioni erano priorità. Ora ad ArtVerona, ti confronti con aspetti logistici, commerciali, amministrativi ecc. Qual è stato il progetto in fiera a cui sei particolarmente legata, anche in relazione alle esperienze professionali pretendenti?
LL: La mia esperienza con Video Sound Art Festival, che ho fondato nel 2010, si è basata sul sostegno agli artisti emergenti e sull’intermediazione con musei, istituzioni, università, scuole, gallerie e spazi espositivi. Non ero nuova agli alle complessità logistiche o amministrative ma certo è stato un anno di nuovi confronti anche per me. Credo che questa funzione di ponte e di “collante” sia il contributo più importante che posso offrire per costruire la nuova identità della fiera in cui la ricerca e la sperimentazione artistica possano interfacciarsi apertamente con le logiche del mercato.
Un progetto a cui sono particolarmente legata è la sala cinema che si inserisce come spazio dedicato alle immagini in movimento. Ogni giorno si susseguiranno proiezioni di opere provenienti da collezioni pubbliche e private di grande prestigio, tra cui Museion di Bolzano, CNAP – Centre national des arts plastiques di Parigi, MART di Trento e Rovereto, Collezione De Iorio, Collezione Jean-Conrad & Isabelle Lemaitre, Seven Gravity Collection. In proiezione ci saranno anche le opere di otto gallerie delle sezioni Steps e Video? Avete detto video? che parteciperanno alla fiera in una modalità ibrida ossia con un’opera video che sarà proiettata ogni giorno. I confini tra pratiche artistiche sono sempre più sfumati, e abbiamo pensato fosse importante creare un luogo capace di accogliere espressioni che spesso trovano poco spazio nei contesti fieristici.
EB: In merito al territorio, la fiera, anno dopo anno, ha stretto con la città di Verona una forte e proficua relazione. Fondamentale è sempre stato intrecciare il patrimonio storico artistico con le ricerche artistiche contemporanee. Quest’anno avete coinvolto Palazzo Forti, ex Dogana di fiume, la Biblioteca Capitolare e Palazzo del Capitanio. Premesso che ogni progetto ha una sua particolarità, mi piacerebbe che mi raccontassi quello che ti vede coinvolta in prima persona, “The Then About As Until”?
LL: Il dialogo con la città è importantissimo e a questo abbiamo dedicato molto spazio. Penso che un ricco programma fuori fiera avvicini il pubblico e al tempo stesso valorizzi gli artisti, le gallerie e la fiera stessa. In particolare, The Then About As Until è un progetto espositivo realizzato dal festival e centro di produzione milanese Video Sound Art che dirigo dal 2010. La pratica portata avanti nel corso degli anni da VSA, costruendo percorsi espositivi a partire dallo studio di spazi abitati dalla comunità – scuole, teatri, sotterranei, piscine – o a lungo disabitati, si interfaccia in questa occasione con Palazzo Forti, storica sede della Galleria d’Arte Moderna che torna accessibile al pubblico dopo una prolungata chiusura. Un’operazione dunque importante e delicata, che ha visto molteplici confronti con la sede espositiva e la GAM. La mostra indaga il rapporto tra espressione verbale e immagine partendo dalle ricerche verbovisuali, un insieme di fenomeni artistici sviluppatosi tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, che hanno inciso in profondità sull’immaginario collettivo, continuando a risuonare nelle pratiche e nei linguaggi delle generazioni successive. Le parole giustapposte alle sequenze visive invitano lo spettatore a prendere coscienza di sé in relazione a un luogo. Ciò che appare minimale e silenzioso apre una profonda riflessione sullo spazio pubblico, sul ruolo dell’individuo e sulla sua postura critica.La disposizione delle opere nelle sale di Palazzo Forti suggerisce un attraversamento circolare, in un dialogo di ritorni e riprese che dalla parola conduce al suo dissolversi. In mostra troverete opere dell’artista recentemente scomparso Peter Downsbrough, del collettivo Auguste Orts (Herman Asselberghs, Anouk De Clercq, Manon de Boer) di David Claerbout, Helga Davis e Nicoletta Grillo.
EB: In fiera hai rivoluzionato l’assetto delle sezioni, alla Main Section e alle Editorie, si affiancano quattro nuove sezioni: Pittura ORA (a cura di Leonardo Regano), Effetto Sauna (che curi tu), Steps (a cura di Giulia Civardi) e Video, avete detto Video? (che curi tu con Élisa Ganivet). Dunque approfondimenti dei linguaggi del video e delle pittura. Mi interessa che mi racconti la sezione Effetto Sauna? Di cosa si tratta nello specifico?
LL: La sezione si ispira a quello che in museologia è definito l’effetto sauna, cioè il confronto tra artisti in fasi evolutive diverse. E’ un divertente termine museologico inaugurato da Knud W. Jensen, fondatore del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca. Negli anni ’50, Jensen, con il proposito di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, decise di alternare due temperature visive: una sezione “calda”, con opere di artisti già noti nei circuiti dell’arte, e una “fredda”, dedicata a emergenti ancora da scoprire. Questo “principio della sauna”, che si è rivelato nel tempo un modello efficace e lungimirante, mi ha ispirato profondamente e ho pensato che fosse molto in linea con lo spirito di questa ventesima edizione di ArtVerona dedicata al tema della Conversazione. Abbiamo invitato le gallerie di questa sezione a mettere in relazione i propri artisti con la proposta di un giovane non ancora rappresentato e introdotto nel mercato. Questo scambio mira a generare nuove prospettive e riflessioni, promuovendo la crescita di voci inedite nel panorama artistico.



EB: Oltre alla sezione la fiera si arricchisce di nuovi progetti legati all’editoria e all’apertura verso la comunicazione via radio. Effervescenza dunque. Mi racconti brevemente queste novità e, a tuo parere – al di là dell’essere forme espressive e comunicative coinvolgenti – cosa portano concretamente al ‘sistema fiera’? Te lo chiedo perchè ho sempre pensato che tanti progetti (e a volte troppi) distraggono quella che è la finalità commerciale di una fiera.
LL: Sorrido perché è il tuo punto di vista è molto condivisibile. Tanti galleristi mi hanno fatto la stessa domanda per questo ti ringrazio. I progetti speciali, insieme al programma pubblico di talk Conver_siamo, non fungono solo da approfondimento dei contenuti artistici ma sono delle opportunità di scambio tra gli attori che compongono il sistema dell’arte – galleristi, collezionisti, artisti, ma anche musei, università e accademie. Il podcast Invito a vedere, curato da Tommaso Santagostino e da me,è stato pensato per accompagnare lo spettatore prima, durante e dopo la fiera: uno strumento di approfondimento che permette di entrare in contatto con i contenuti della fiera anche a distanza, ampliandone l’impatto e il desiderio di partecipare. Il mercato, e i dati delle indagini redatti dalle fiere mondiali parlano chiaro, si nutre della vivacità di un sistema di relazioni e del desiderio di conoscere le visioni di artisti e ampliare la propria percezione tramite queste visioni. Se la fiera mette in primo piano i contenuti, le opere presentate dalle gallerie ne gioveranno. E’ la direzione che stanno prendendo le fiere più importanti del mondo – penso all’artista egiziano Wael Shawky, nominato direttore artistico della prima edizione di Art Basel Qatar (ABQ).
Cover: Anouk De Clercq, Birdsong, 2023, video still – The Then About As Until – Palazzo Forti – ArtVerona 2025

