
La mostra, curata dal direttore del Centro Pecci Stefano Collicelli Cagol, presenta una serie di sculture realizzate tra il 2019 e il 2025, alcune delle quali prodotte in occasione della mostra, ed ispirate al tema della luce.
“Stucchi è stato invitato al Centro Pecci” spiega il curatore e direttore del Centro, Collicelli Cagol “per la sua capacità di muoversi tra differenti discipline, dalla musica, alla moda, alla pubblicità. Nasce come scenografo e questo suo rapporto speciale, privilegiato, con gli oggetti e con lo spazio si può immediatamente percepire da questa mostra che infatti rilegge lo spazio in una maniera peculiare.”
L’artista interviene nell’ala Nio trasformandola in un ambiente domestico e familiare, articolato in diverse aree della casa: dall’ingresso, al salotto, fino a una camera da letto. Questi ambienti sono abitati da oggetti che illuminano o evocano la luce: interruttori senza tasti, applique prive di lampadine, elementi riconoscibili ma privati della loro funzione originaria.
Il titolo Light Lights sfrutta sapientemente l’ambiguità della parola “light” intesa tanto come la presenza leggera della luce quanto come leggerezza concettuale e formale, mettendosi in contrapposizione con la solennità e la “pesantezza” spesso associate al mondo dell’arte contemporanea. Quella di Stucchi è infatti una mostra ironica, un gioco di presenze e assenze, incontri e momenti, ma capace di riflettere sulla fugacità degli attimi e su aspetti intimi della vita quotidiana. Stucchi ricrea situazioni private all’interno di un ambiente immersivo, decostruendo con sottile ironia la narrazione delle più consolidate rappresentazioni sociali. La mostra sovverte le regole del vivere quotidiano con oggetti nuovi, talvolta ambigui, che riconosciamo ma che allo stesso tempo perdono la loro funzione: l’ombrello non si apre ma si illumina, le lampade da esterno sono piene di perline di plastica, i cavi corrono a terra, la sedia è sfondata ma fa luce e gli interruttori non accendono ma riflettono.





La casa viene presentata come luogo di relazioni, ma anche di memoria, assenza e contraddizioni. Come per le due lampade Eclisse di Vico Magistretti che si guardano l’una con l’altra appese alla parete ma senza più un comodino su cui poggiare. O il materasso sul quale una decina di abatjours avvolte in foulard rossi e strozzata dai propri cavi, è impossibilitata a svolgere la sua funzione, così come le applique ridotte a scheletri appesi alla parete senza più lampadine.
Particolarmente interessante è la scelta di illuminare l’intera mostra esclusivamente con la luce emanata dalle opere stesse, senza ricorrere all’impianto del museo. Una dichiarazione di autonomia che suggerisce la possibilità di un’esistenza indipendente delle opere, capaci di costruire un proprio sistema relazionale, fatto di attrazioni, repulsioni, ombre e contrasti.
Con Light Lights, Stucchi rielabora suggestioni provenienti dalla storia dell’arte e dal design trasportandole all’interno di ambienti familiari e domestici che sono però messi in discussione con ironia sovvertendo le regole del vivere quotidiano, trasformando l’ordinario in straordinario, il funzionale in poetico.
Davide Stucchi Light Lights
A cura di Stefano Collicelli Cagol
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato
31 maggio – 2 novembre 2025
