Testo di Roberta Stefani —
“La nostra vita è fatta di viaggi, ogni giorno. La vita è un viaggio senza destinazione.” Una flotta compatta di barche fatta da intrecci di fili bianchi e sospesa sopra lo scalone d’ingresso del Grand Palais di Parigi – così Chiharu Shiota (Osaka, 1972) esprime visivamente la sua affermazione, conl’installazione Where are we going? (2017-2024). La barca è l’emblema del viaggio, è simbolo di movimento continuo, di trasporto di conoscenze e merci, ma anche di connessioni tra individui – metafora amplificata dall’impiego di fili intrecciati che per l’artista non sono altro che connessioni tra le persone. L’opera fa parte delle 7 installazioni monumentali che, insieme a sculture, disegni, documenti d’archivio, fotografie e video documentari, illustrano l’evoluzione dell’oltre ventennale produzione poliedrica dell’artista giapponese, dal 1993 al 2024. Fino al 19 marzo 2025 lo spazio espositivo parigino ospita la più grande mostra retrospettiva mai dedicata all’artista in Francia, dal titolo The Soul Trembles (“L’anima trema”), realizzata in collaborazione con il Mori Art Museum di Tokyo e curata dalla sua direttrice Mami Kataoka.
Le installazioni, che dalla metà degli anni Novanta l’artista produce con fili di lana intrecciati, creando spettacolari reti grafiche spaziali, sono le opere più spettacolari e affascinanti della mostra. Queste tele imponenti creano dei bozzoli intorno a oggetti di uso quotidiano (sedie, letti, pianoforti, vestiti), come per racchiuderli e proteggerli. Allo stesso tempo evocano una sensazione di oppressione, come se ci trovassimo prede nella ragnatela di un aracnide gigante. Uncertain journey (2016-2024) prosegue il tema del viaggio e dell’incertezza umana: un fitto intreccio di fili rossi crea stanze tridimensionali in cui muoversi e cercare il proprio percorso. Le barche legate da questi fili sono pronte per accoglierci e per partire, anche se non sappiamo dove stiamo andando e dove arriveremo. Le possibilità sono infinite, come gli incroci, i nodi e le connessioni dei fili.
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La poliedricità e la varietà tecnica sono aspetti della ricerca artistica di Shiota che assumono, con successo, un ruolo preponderante nel percorso espositivo. Se l’arte del “groviglio” è diventata elemento identificativo della produzione dell’artista, le sue sperimentazioni e indagini si estendono anche alla scultura, alla fotografia, al video e al disegno. Prima di dedicarsi a installazioni e performance, l’arte di Shiota era indirizzata principalmente alla pittura. Il trasferimento in Germania nel 1996 e lo studio sotto la guida e di Marina Abramović e Rebecca Horn tra ‘97 e ‘98 sono stati gli elementi propulsori di un cambio in una direzione più sperimentale e performativa. Richiami a Balkan Baroque (1997) di Abramović sono da interpretarsi nella performance Congregation (1997), per cui Shiota ha raccolto delle mandibole bovine presso alcune macellerie e ne ha rimosso la carne. L’influenza di Rebecca Horn si può percepire in Inside-Outside (2004-2024), che rimanda a Cutting through the past (1993): entrambe le artiste usano materiali comuni trovati – vecchie porte lignee per Horn e i telai di alcune finestre per Shiota – che raccontano una propria storia, contengono in sé una memoria intrinseca. Il riferimento di Shiota è diretto a uno specifico periodo storico, poiché le finestre sono state raccolte dall’artista nei cantieri edili di Berlino-Est e rimandano alle storie delle persone coinvolte dalla divisione della Germania – Paese adottivo dell’artista.
Sebbene l’artista tragga spesso ispirazione da situazioni personali o intime, la sua ricerca di significato verte soprattutto intorno a concetti intangibili universali: memoria, trauma, morte e, più in generale, il tema della presenza nell’assenza. L’assenza del corpo nelle sue opere permette a noi di dare un contributo attivo mentre ci muoviamo all’interno delle installazioni, portando la nostra corporeità. Avendo sperimentato in prima persona la vulnerabilità della vita che le è stata data, l’artista si prefigge lo scopo di trasmettere i tremori della sua stessa anima, come reso esplicito anche nel titolo dell’esposizione “The Soul Trembles”, offrendo al nostro sguardo e ai nostri sensi un’affascinante e seducente immersione nella sua opera poetica e sensibile.
Cover: Uncertain Journey, 2021 – Taipei Fine Arts Museum – Photo Guan-Ming Lin
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