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Olga de Amaral a Parigi: oltre i limiti dell’arte tessile

La prima retrospettiva europea dell’artista colombiana, ospitata alla Fondation Cartier, posa uno sguardo nuovo e completo sulla sua attività artistica: sperimentazioni con materiali, forme e tecniche dagli anni ‘60 fino a oggi.

Testo di Roberta Stefani

Le fibre tessili intrecciate, filate, annodate e fuse tra loro testimoniano la molteplicità delle sperimentazioni di Olga de Amaral (Bogotà, 1932), in mostra fino al 16 marzo alla Fondation Cartier di Parigi. La complessità delle creazioni tridimensionali non deriva solo dalle svariate tecniche impiegate dall’artista, ma anche dai numerosi materiali, dalle fonti ispiratrici e dai vari significati ritrovabili nella sua ricerca. 

Quasi 80 opere, di cui gran parte mai mostrata al di fuori del Paese di origine dell’artista, la Colombia, sono allestite dall’architetta franco-libanese Lina Ghotmeh per creare uno spazio espositivo ispirato al rapporto dell’artista con la natura e il paesaggio colombiano. Gli scorci del parco circondante l’edificio, il Theatrum Botanicum progettato dall’artista Lothar Baumgarten, e la luce che penetra dalle pareti trasparenti, diventano co-protagonisti insieme alle opere.

Tessere il paesaggio”, la prima sezione espositiva, esplicita prepotentemente lo stretto rapporto di de Amaral con la natura: ampie strutture tridimensionali realizzate da intrecci di lana, cotone e crini di cavallo pendono dal soffitto, come Paisaje de calicanto y rocas. La luce ondeggia sulle superfici sfaccettate dai colori cangianti, tramutando ogni opera in un paesaggio diverso. Composizioni unite e compatte, a uno sguardo ravvicinato si scoprono essere formate da infiniti fili ed elementi, come tessere di un mosaico, in cui emerge il gesto dell’artista. Lei stessa, infatti, afferma: “Ogni piccola unità che forma la superficie non è solo significativa in sé, ma è anche profondamente risonante dell’intero. Allo stesso modo, l’intero è profondamente risonante di ogni singolo elemento.”

Da roccioso e arido, il paesaggio diventa nebbioso ed etereo: le opere della serie “Brumas, iniziata nel 2013, consistono in migliaia di fili di cotone rivestiti di gesso e rifiniti con colori acrilici, sospesi nello spazio per formare figure geometriche. Sono piogge colorate, cascate di gocce d’acqua su cui la luce si riflette in giochi arcobaleno. La percezione di queste “nebbie” leggere cambia, rinnovandosi a seconda del nostro movimento nello spazio. Riusciamo a tratti a distinguere ogni filo che le compone, smarrendone la tridimensionalità complessiva, per poi essere sorpresi dall’apparizione subitanea delle loro compatte geometrie cromatiche.

Olga de Amaral, serie “Estelas” © Marc Domage.
Olga de Amaral, serie “Estelas” © Marc Domage

L’atmosfera del piano interrato assume tratti più cupi e meditativi. In un percorso a spirale che rimanda alle figure geometriche presenti su alcune opere, come in Núcleo I, viene esposta una selezione della produzione di de Amaral nell’arco degli ultimi 50 anni. L’allestimento segue un ordine tematico e cronologico, attraverso l’eredità del modernismo e del Bauhaus, che influenzarono i suoi studi negli Stati Uniti, le sperimentazioni con i materiali, le trasformazioni da strutture bidimensionali a scultoree. Leitmotiv rimane il legame nostalgico e ispiratore con le tradizioni e i paesaggi colombiani, evocati dai colori caldi, dalle geometrie sinuose e ondulate, e dalle forme eleganti

Culmine spirituale è la serie Estelas: racchiusi in una sala separata, tredici megaliti in cotone ricoperto da uno spesso strato di gesso e foglia d’oro evocano un ambiente meditativo. Varchiamo la soglia di un luogo di culto e veniamo sollecitati a un raccoglimento interiore, in contemplazione di queste strutture che si ergono statuarie come menhir. 

Pioniera della Fiber Art, Olga de Amaral ha contribuito con le sue sperimentazioni a emancipare le opere tessili da una dimensione meramente decorativa a una forma artistica autonoma. Il gesto artigianale della tessitura viene indagato, sconvolto e reso nuovo dall’artista. L’obiettivo dell’allestimento viene pienamente raggiungo: comunicare il profondo legame dell’artista con le sue origini e il suo impulso sperimentatore e innovativo. Le opere ci coinvolgono profondamente, permettendoci di immedesimarci nel suo processo creativo: possiamo quasi percepire il ritmo delle sue mani e l’intrecciarsi dei fili, e immergerci nella sua dimensione di riflessione contemplativa.

Olga de Amaral, serie “Estelas” © Marc Domage
Olga de Amaral, serie “Estelas” © Marc Domage