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Life(s) of Webs |  Presentazione del libro di Tomás Saraceno a Palazzo Ducale, Genova

Sabato 30 novembre, il Teatrino di Palazzo Ducale di Genova ospita la presentazione del libro dell'artista argentino

Parte da Genova la serie di appuntameti per la presentazione del libro d’artista Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973), Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni, in un progetto promosso da Fondazione Matera Basilicata 2019. Primo appuntamento nel Teatrino di Palazzo Ducale alle ore 16.30 di sabato 30 novembre.
Alla presentazione interverranno la direttrice di Palazzo Ducale Ilaria Bonacossa, la direttrice della Fondazione Matera Basilicata 2019 Rita Orlando, l’artista Tomàs Saraceno, l’antropologo e ricercatore Salvatore Bevilacqua, fra gli autori del volume, l’artista-apicoltore Alberto Pesavento e Valerio Mannucci di Nero Edizioni.  A seguire, sarà inaugurata la mostra Anima-le di Tomàs Saraceno presso Pinksummer Contemporary Art.

In occasione di questa presentazione pubblichiamo un testo di Tomás Saraceno, estratto dal catalogo —

Tomás Saraceno, Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni

(TOMÁS SARACENO) 
Life(s) of webs
arachnophobias, arachnophilias, and other stories 

Sono sempre stato profondamente affascinato dai ragni. Sono cresciuto in esilio in Italia, e forse è stata la loro capacità di costruirsi una casa ovunque, e con i materiali che portano con sé, al loro interno, ad attirarmi così tanto.
Le loro ragnatele sono state usate molte volte come analogia tra le reti cosmiche e quelle terrestri della vita, e continuano a riverberarsi dentro di me.
A volte si vedono appena, eppure contengono un mondo intero, esprimendo l’immensa saggezza accumulata in centinaia di milioni di anni di vita sulla Terra.
L’aracnofobia, di conseguenza, è sempre stata un grande mistero anche per me. Come si può avere paura di questo piccolo essere incredibilmente sofisticato? 

Come è possibile che le ragnatele – così straordinaria- mente intricate e belle – siano diventate il simbolo di una casa sporca? Queste domande mi hanno portato a scoprire altre persone come me – che sono numerose, in tutto il mondo e nel corso del tempo – che non aborriscono i ragni, ma li rispettano e in alcuni casi, addirittura li venerano.Per esempio, tra i popoli Maya, la ragnatela rappresenta la placenta di Ix Chel, nella loro cosmologia, dea del parto e protettrice delle tessitrici. Per i Maya, il filo del ragno è il filo della vita stessa, e quindi il ragno conosce il segreto della creazione. Circa duemila anni fa, l’antica civiltà del deserto di Nazca, nel sud del Perù, ha inciso sul terreno enormi geoglifi di ragni, che si estendono per una lunghezza di quasi cinquanta metri. Sempre in Perù, una classe speciale di indovini Chavín pre-Inca (noti come pacchacatici) un tempo consultava il ragno come divinità e oracolo, predicendo il futuro in base ai suoi movimenti di caduta. 

La consultazione dei ragni a scopo divinatorio continua ancora oggi. Nelle terre di confine tra il Camerun e la Nigeria, per esempio, il popolo Mambila pratica la storica forma di divinazione dei ragni nota come ŋgam dù. Durante il consulto, si presenta a un ragno che vive sotto terra una serie di domande binarie. Il ragno riordina alcune carte poste all’ingresso della sua tana, fatte di foglie di piante rigide e caratterizzate da forme ritagliate (ŋgèe) con specifici significati simbolici. La risposta viene poi interpreta- ta dal divinatore. Sono rimasto così colpito dai ragni rabdomanti che ho conosciuto lì che, su richiesta della comunità, abbiamo creato per loro un portale web – nggamdu.org – per consentire l’accesso alla saggezza dei ragni a persone di tutto il mondo. 

Nel tardo periodo preispanico, e ancora oggi nelle regioni dell’odierno altopiano del Perù, i ragni vengono osservati per prevedere le precipitazioni e altri eventi climatici. In Nord America, i popoli Hopi e Navajo si affidano alla loro Na’ashjé’íí Asdzáá (donna ragno), uno spirito potente e alleato, la cui opera magica sulla Terra avrebbe insegnato loro a tessere; per altre tribù californiane, essa è uno spirito vendicatore che punisce il male. 

Tomás Saraceno, Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni

La festa cinese Qixi deriva dal mito della dea Zhinü, tessitrice di nuvole. Nella «settima notte» della celebrazione, era consuetudine che le giovani donne che praticavano la tessitura osservassero i ragni del cortile (xizi) per tutta la notte: dalle loro ragnatele sarebbe stata svelato il loro destino. Se il ragno aveva tessuto una tela fitta, era un presagio positivo, che rifletteva le capacità della giovane donna. Se la tela era rada o non compiuta, era vero il contrario. 

In Europa, gli inizi dell’aracnofobia risalgono già nella mitologia greca, almeno per quanto racconta il poeta romano Ovidio. Nelle sue Metamorfosi incontriamo la figura di Aracne, la cui abilità nella tessitura diventò così eccezionale da poter sfidare la stessa Atena, dea dell’artigianato, della guerra e della ragione. La storia presenta il ragno come una fonte di magia oscura, una minaccia per la luce della civiltà. Ed è questa interpretazione che si è consolidata. Il tarantismo, per fare un esempio, è un termine originario del sud Italia, usato per descrivere certi attacchi di isteria che si riteneva fossero causati dal morso della tarantola Lycosa o Latrodectus tredecimguttatus. Si diceva che la danza della tarantella – ritmi convulsi e incessanti, eseguiti pubblicamente, spesso per giorni e giorni – esorcizzasse il veleno del ragno. Anche in questo caso, il ragno è dionisiaco, pagano, femminile. 

Nel cristianesimo, incontriamo la storia di San Felice da Nola che, perseguitato per la sua predicazione, si infilò in una stretta fessura di una vecchia casa in rovina per nascondersi. Una volta dentro, per ordine di Dio, i ragni tessero una tela protettiva sull’apertura, inducendo i suoi persecutori a credere che nessuno avrebbe potuto attraversare quello spazio, e a proseguire quindi il loro cammino. Il ragno-ingannatore appare in una miriade di casi: in Nord America tra i Cheyenne con il nome di Veeho, tra i Lakota con il nome di Iktómi; in Africa occidentale con il nome di Kwaku Anansi: un eroe popolare aracnide, furbo, imprevedibile e limina- le, che media tra le divinità del cielo e gli umani legati alla terra. 

Invited by the Foundation Matera Basilicata 2019, I’ve been visiting the spiders in Matera for almost a decade now, where they have been living in caves for millions of years. What is so amazing about these subterranean spiders is that within the delicate ecosystems of the cave, they can also serve as effective models for macro-ecological studies at a regional scale, with their behavior being a potential bioindicator of the effects of rising temperatures. 

Su invito della Fondazione Matera Basilicata 2019, per quasi un decennio ho visitato i ragni di Matera, dove vivono nelle grotte da milioni di anni. La cosa più sorprendente di questi ragni sotterranei è che, all’interno dei delicati ecosistemi delle grotte, si dimostrano essere anche “modelli efficaci per studi macroecologici su scala regionale, per esempio agendo come potenziali bioindicatori degli effetti del riscaldamento globale sulle comunità sotterranee”. Nel luglio 2022, durante uno dei miei ultimi viaggi di ricerca in città, ho visitato la Chiesa della Madonna del Carmine, situata all’interno del Museo Nazionale d’Arte Medie- vale e Moderna di Palazzo Lanfranchi. 

Tomás Saraceno, Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni

Ispirato dal ŋgam dù e dalla storia più ampia dei ragni nelle culture di tutto il mondo, ho pensato che le ragnatele avrebbero dovuto prendere il posto del sacerdote. Avendo notato molti ragni che vivono nelle fessure sopra l’altare, ho avuto l’idea di collocare un confessionale cattolico con una ragnatela all’interno, per creare uno spazio in cui confrontarsi e confessarsi con la ragnatela, forse anche un modo, per alcuni di noi, di confessare una colpa ecologica e chiedere perdono al cosmo. I ragni sono sulla Terra da quasi quattrocento milioni di anni, gli esseri umani solo da duecento- mila. Immaginate il sapere racchiuso nella loro cultura: è a loro che dobbiamo rivolgerci per avere consigli! 

Il mondo dei ragni è un mondo di vibrazioni. Sostanzialmente cieco, il ragno che costruisce una ragnatela si crea un’immagine del mondo con le vibrazioni che invia e riceve tramite la ragnatela, che funziona anche come strumento organico e specializzato per trasmettere questi segnali sismici. La ragnatela è considerata un’estensione materiale dei suoi sensi e, secondo alcuni, della sua mente. 

Per oltre un decennio ho collaborato con i ragni e le loro ragnatele, fondando il gruppo di ricerca e gli archivi Arachnophilia.  Attraverso questa comunità, che ha sede nel nostro studio di Berlino, abbiamo sviluppato tecnologie che percepiscono la miriade di vibrazioni diverse dei ragni/ragnatele, estendendo le possibilità di comunicazione interspecie. 

La ricerca sull’aracnofilia ha contribuito alla disciplina scientifica relativamente nuova della biotremologia: lo studio della comunicazione vibrazionale negli animali. Dopo molti anni di sviluppo e di sperimentazione, siamo stati in grado di costruire microfoni specializzati, ipersensibili, che ci hanno permesso di partecipare a un dialogo vibrazionale di ragni/ragnatele precedentemente non udibile.6 Con questa stessa tecnologia vengo- no trasmesse le vibrazioni ai visitatori che entrano nella cabina confessionale collocata qui a Matera. 

È un invito all’umanità a porsi in ascolto: gli invertebrati rappresentano il novantacinque per cento di tutti gli animali del pianeta, eppure sono minacciati di estinzione – un evento che metterebbe a repentaglio tutte le vite sulla Terra. Allo stesso modo, le culture indigene, che da tempo rispettano la saggezza dei ragni, si prendono cura dell’ottanta percento della biodiversità della Terra, ma rappresentano solo il cinque percento della sua popolazione. Quando, attraverso la comunità dell’Aracnofilia, chiediamo alle persone di rinunciare all’aracnofobia, è un appello a considerare la vita attraverso tutte le sue reti; a tessere insieme modi di vivere che non distruggano l’ambiente, ma che lavorino verso società per tutti, più giuste, ecosociali, inter- e intraspecie. 


Cover: Credits Amedeo Benestante

30 novembre 2024, ore 16:30
LIFE(S) OF WEBS DI TOMÁS SARACENO
Fondazione Matera Basilicata 2019 presenta per la prima volta, nel Teatrino di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura a Genova, il libro d’artista legato all’opera Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni

Tomás Saraceno, Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories edito da Nero Edizioni