ATP DIARY

I (never) explain #177 – Anna Capolupo

Tutta la mia pratica pittorica ruota intorno alla natura morta come luogo in cui accadono le cose. 
Anna Capolupo, Installation view at Casa Vuota, RUNE, olio su tela,legno e stoffa, cm 200x200x210, 2024

Scegliere quale lavoro descrive meglio la mia pratica mi ha dato di che riflettere,  parlare di una sola opera e sperare che la pratica del proprio lavoro possa essere pienamente compresa è qualcosa di molto arduo per me. Il mio lavoro parte dalla pratica della pittura e attraverso di essa passa dal cucire coperte, costruire sculture di carta mobili, infornare biscotti dalle forme più disparate, eccetera… 
Forse in questo momento mi descrivono meglio quei lavori “attraversabili” che creano un contatto con lo spettatore e con il quale condivido una forma di esperienza. 
Rune è uno di questi, nasce circa un anno fa, quando dopo essermi svegliata da un sogno avevo la certezza che qualcuno fuori da questo mondo, fuori da questa dimensione umana, avesse voluto parlarmi attraverso un messaggio, che non era fatto di parole ma di simboli e di immagini. Questi simboli li avevo sul corpo come tatuaggi antichi che scomparivano e apparivano come per comporre una frase. Difficile non essere sconvolti da questo tipo di esperienza, ero anche preoccupata di non essere stata in grado di capire a sufficienza il messaggio che mi era stato invitato.
Inizio le mie ricerche.
E inizio anche a dipingere per non dimenticare le immagini e i dettagli di quel sogno.
Tre quadri, che mettono in scena tre sogni sviluppati in forma di nature morte e che vanno a formare le pareti di una grande tenda. 

Tutta la mia pratica pittorica ruota intorno alla natura morta come luogo in cui accadono le cose. 
Mi sono accorta recentemente che ogni volta che dipingo un nuovo quadro cerco di spostare l’attenzione,  il centro della narrazione dagli oggetti allo spazio circostante, allargando la visione fuori dal piano orizzontale, con la sensazione di andare a chiudere un cerchio. Quasi un filo di collegamento che unisce tutti i dipinti. 
Si svela sulla tela la ricerca di un luogo, un luogo fisico, che prende sempre più spazio, e diventa protagonista all’interno di una scena abitata da oggetti, da figure che non sono quasi mai delle persone specifiche ma piuttosto delle evanescenze. Questo luogo che io identifico per necessità come “casa” di cui Rune è la rappresentazione. In questi ultimi anni mi sono chiesta cosa fosse per me casa e che significato ha oggi questa parola. Casa è per me un luogo fatto a strati, dove riconosco gli oggetti che mi legano alle persone e ai ricordi. Questi oggetti hanno il potere di piegare e plasmare la realtà. 
Casa è il luogo dove ho vissuto la mia infanzia. Ma casa è anche quando da bambina giochi a costruirti la tua tenda in salotto, fatta di coperte e lenzuola che si reggono sulle sedie. Lì dentro ha inizio la creazione di un mondo personale, intimo e straordinario. Questo è per me Rune, una casa dentro un’altra casa. 

Anna Capolupo, RUNE, olio su tela, cm 160×200, 2024.

Su queste tele si possono riconoscere i protagonisti dei tre sogni. 
Nella prima tela una donna che guardandosi allo specchio vede i simboli dell’alfabeto delle Rune apparire sul corpo insieme a un grande corallo sul petto, mentre fuori dalla casa c’è il mare e qualcuno sta per passare a prenderla in auto, quel qualcuno che non arriverà mai. Nella seconda tela si svolge un compleanno, tema ricorrente nei miei sogni, e che richiama elementi della mia infanzia. Mentre una donna stanca si sdraia su una tavola all’ombra di una Monstera, la parte inferiore del suo corpo si trasforma in una nuvola, ha la sensazione di evaporare come nelle immagini iconografiche della Madonna ascesa al cielo. Vicino a lei due tavoli su cui poggiano rispettivamente una fetta di torta con una candelina e delle nespole, frutto a cui sono legata. La luce della candela illumina tutta la scena che vibra di rosso e arancione riportandomi ad un caldo pomeriggio del Sud. La terza tela descrive il “posto” cioè il luogo da cui non vorrei mai andare via, è la terra, il mare, è il mio cane che dorme sotto il tavolo. 
La pittura è per me il mezzo per indagare il mondo e per non dimenticare quotidianamente qualcosa, per appuntare i pensieri come scrivere il diario della propria vita. 
La pittura ha il potere di curarmi e di lasciare andare tante cose. 
Quando non dipingo per tanto tempo solitamente comincio a provare dei fastidi tremendi nella comunicazione.
E come se avessi un limite di parole da poter utilizzare, esaurite queste passo al silenzio. Solo con il silenzio posso creare una comunicazione profonda con le immagini a cui do tutta la responsabilità di gestire paure, debolezze, gioie e le assurdità del vivere quotidiano.
Le tele che costruiscono Rune sono prevalentemente blu e rosse, i colori che maggiormente si trovano sulla mia tavolozza insieme a poco altro: il giallo, il bianco, il viola, a volte grigio e rosa e pochissimo verde. La mia tavolozza è qualcosa che si restringe sempre di più. 
Lo spettatore di Rune percorre un viaggio che è fermo in un tempo che non esiste. Quello che mi interessa non è indagare il sogno in sé per sé approfondendo il significato ma piuttosto creare un momento altro, distante dalla realtà che quotidianamente viviamo, un momento avvolto nell’incertezza, nell’ambiguità delle cose, e soprattutto del soprannaturale che si rende visibile ai nostri occhi attraverso delle interferenze, elementi disturbarti e “ombre” con manie di protagonismo. 
La quarta tela, infine, è puro colore senza immagini, al centro della superficie c’è un’apertura, questa porta all’interno della tenda, qui si conclude o ha inizio la vita di Rune.

Tutta la mia pratica pittorica ruota intorno alla natura morta come luogo in cui accadono le cose. 
Anna Capolupo, Installation view at Casa Vuota, RUNE, olio su tela, legno e stoffa, cm 200x200x210, 2024

Ha collaborato Simona Squadrito

Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.