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Flatlandia | Gabriele Ermini e Jimmy Milani alla ArtNoble gallery, Milano

Testo di Giulia Russo — «Esistono pochissimi alimenti blu – anzi, il blu in natura spesso indica che un cibo è da evitare (la muffa, le bacche velenose) – tanto che i consulenti gastronomici generalmente sconsigliano di usare una luce blu o una tinta blu o dei piatti blu per servire le pietanze. Benché il […]

ArtNoble gallery – Flatlandia – Installation view – Ph credits Michela Pedranti

Testo di Giulia Russo

«Esistono pochissimi alimenti blu – anzi, il blu in natura spesso indica che un cibo è da evitare (la muffa, le bacche velenose) – tanto che i consulenti gastronomici generalmente sconsigliano di usare una luce blu o una tinta blu o dei piatti blu per servire le pietanze. Benché il colore possa smorzare l’appetito nel senso più letterale del termine, lo accende in altri modi. Forse ti invoglia ad allungare la mano e importunare quel mucchietto di pigmenti polverizzati, per esempio, macchiarti prima le dita e poi macchiare il mondo. O forse vorresti diluirlo e nuotarci dentro»

(Brano estratto dalle prime pagine di Bluets di Maggie Nelson, Nottetempo, 2023)

Scendendo la seconda rampa di scale di ArtNoble gallery, la sera dell’inaugurazione mi sono sentita estremamente grata a Gabriele Ermini (1996) per “l’effetto WoW” del suo Senza Titolo (il tranello) (2023) allestito in buona compagnia di Jimmy Milani (1995), su indicazione del curatore Antonio Grulli. 
Quel Blu! Intenso e oltremare. Energia pura che rimane incastonata nella memoria degli occhi senza chiedere permesso. Con la dovuta ironia, sulla parete opposta, fa eco Milani con Scarabocchio (SS51- tratto fra San Candido e Cortina) tratto da una serie di grandi tele, alte oltre due metri, fintamente abbozzate a penna Bic e prudentemente “conservate” in macro-buste di PVC, come quelle per i raccoglitori ad anelli. 
Il rosso e il blu, da secoli il simbolo dell’immanente e del trascendente; l’Arcaico e il Pop; il proprio vissuto e l’immagine restituita: procede così, per estremi perfettamente bilanciati il racconto di Flatlandia, rivisitato in allestimento per l’occasione. Assistiamo a una danza armonica tra la pittura semplice e asciutta, declinata intimamente dai due artisti, che si amalgama con il trattamento scultoreo. Alla base di entrambi i percorsi, la ricerca di una tensione narrativa volta a documentare la stratificazione e la pacifica convivenza di antiche suggestioni e tempo presente. 
Il titolo della mostra prende spunto da Flatland, il romanzo di Edwin A. Abbott (1884), che narra le avventure di un quadrato che incontra una sfera, dunque ancora una volta una coppia di opposti:

«Da questo magico momento in poi, le cose prendono una piega piuttosto strana. Inebriato dalla travolgente esperienza di entrare in questa realtà totalmente nuova, il Quadrato è ora ansioso di scoprire i misteri di mondi sempre più evoluti, di “uno Spazio ancora più spazioso, di una Dimensionalità ancora più dimensionabile”, il paese di quattro, cinque, e sei dimensioni. Ma la sfera non vuole sentirne di queste sciocchezze: “un paese simile non esiste. La sola idea che possa esistere è assolutamente inconcepibile”. Dal momento che il Quadrato non smette di insistere su questo punto, la sfera incollerita lo rigetta infine entro gli stretti confini di Flatlandia»

ArtNoble gallery – Flatlandia – Installation view – Ph credits Michela Pedranti

Il quadrato, una forma geometrica semplice, nota sin dai tempi dell’antica Grecia, e lungamente approfondita da Euclide. Una figura che cavalca i secoli, e la storia dell’arte ben oltre il suprematismo di Malevič. “Il quadrato non ha stili” – scrive Bruno Munari – funziona sempre.
La sfera invece, è descritta come un individuo tronfio e ottuso che non riesce a vedere al di là della propria pancia.
Insomma, un’avventura che parla di geometria, di nuovi mondi, e di libertà. Una storia molto attuale, in cui hanno spazio anche i diversi, che creano scompiglio nel regno della regolarità.
Tornando alla pittura, sono tante le reminiscenze nei soggetti di Ermini: dall’omaggio ai cavalli di Paladino, al ricorrente ovosodo – forse un rimando a Casorati – racchiuso tra i Buccheri blu e nella piccola serie Uova nello studio. Evidenti poi le radici etrusche dell’artista toscano, che nelle figure di sfondo riporta alla ribalta il vociare delle processioni o dell’otium, lontano dalla guerra. I soggetti rappresentati si sdoppiano e si sovrappongono come riflessi nel vetro delle teche dei musei archeologici.
Jimmy Milani risponde con un tratto sardonico, scrive-cancella-e-riscrive a bordo pagina, oltre le cornici a quadretti rosso-blu, con un tratto che replica alla perfezione quegli esercizi di stile richiesti dai frontespizi dei quadernoni. 
Il sapore è quello agrodolce delle ore di noia durante le lezioni dell’obbligo, o delle telefonate troppo lunghe, condite con un twist di Pop-surrealismo. Chiudono la mostra la serie di occhi indagatori “Flat”, fatti di tondi neri su tela bianca, che sono lì ad osservare con curiosità noi, che viviamo nella terza dimensione.
Ultima manciata di giorni per visitare Flatlandia da ArtNoble. Un’iniezione cromatica necessaria per affrontare le lunghe settimane che ci separano dal blu della bella stagione.

FLATLANDIA
Gabriele Ermini & Jimmy Milani, a cura di Antonio Grulli

30 novembre 2023 – 18 gennaio 2024
ArtNoble gallery 
Via Ponte di Legno, 9, 20134 Milano

ArtNoble gallery – Flatlandia – Installation view – Ph credits Michela Pedranti