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Bassa marea | Matteo Nasini, spazio contemporanea, Brescia

Testo di Elena Barbieri — Scese le scale si accede a spazio contemporanea: o forse no. Resti di un trapassato remoto, architetture di un futuro anteriore, universo onirico: suggestioni indefinite investono, tra fredda oscurità e luce abbagliate. In bassa marea la mostra di Matteo Nasini (Roma, 1976) – visitabile fino al 17 febbraio ’24 – arte […]

Matteo Nasini, bassa marea, 2023. Ceramica smaltata, sabbia. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano.

Testo di Elena Barbieri

Scese le scale si accede a spazio contemporanea: o forse no. Resti di un trapassato remoto, architetture di un futuro anteriore, universo onirico: suggestioni indefinite investono, tra fredda oscurità e luce abbagliate. 
In bassa marea la mostra di Matteo Nasini (Roma, 1976) – visitabile fino al 17 febbraio ’24 – arte e scienze si fondono nelle sculture e installazioni della psiche e di un universo ambiguo. Oscillando tra sensazioni contrastanti, si dialoga con un mondo, che più si scopre con la bassa marea, opera di astro ignoto, più si ricopre di quesiti senza risposta. L’esperienza fisica ed emotiva dell’esplorare o dell’esplorarsi è parte integrante dell’atmosfera totalizzante.
Il demiurgo Matteo Nasini, dall’esile figura ma di una potenza artistica sorprendente, plasma la mostra secondo le modalità interdisciplinari derivanti dalla sua formazione polifonica. Termine non causale perché la laurea in contrabbasso e l’esperienza musicale nell’orchestra Cherubini di Muti sono il prodromo dell’interesse artistico. Lo studio del suono informa l’indagine, trasformando la materia sonora in installazioni (Ala), performance (Aleandro), opere tessili (Piango Rosa) e sculture (Cocomerophono). Travalica i confini di musica e artigianato, scienza e neuroscineza, ingegneria e fisica, tradizione e innovazione anche nell’approccio artistico di bassa marea: nulla di definito, per cui infinite possibilità.
Privi di certezze, il testo curatoriale di Davide Daninos, già esegeta di Nasini in Intuition (Palazzo Fortuny, 2017), è il riferimento a cui appigliarsi: con il suo contributo testuale poetico agisce da Virgilio.
Ci si addentra allora in un bagnasciuga, illuminato da luce siderale. L’acqua, ritirandosi, mostra plinti cadenti di umida sabbia scura, dai quali si intravede bassa marea (2023), corone di ceramica smaltata nera dai riflessi bluastri. In questo scenario iniziale, Atlantide perduta, una serie di riflessioni si formulano – forse ipercorrettismi di inconcludente razionalità. 
In una simile atmosfera si manifesta uno scenario da Astolfo sulla luna. Nel mondo di Nasini, su semplici mensole bianche sono sistemati vasi polimorfi dalla superficie scanalata. Daninos decodifica Dream Portratis, serie di sculture a cui Nasini lavora dal 2016. Nell’ibridazione dei saperi, l’artista con elettroencefalogrammi digitali registra l’attività elettrochimica di cervelli addormentati: termini asettici per qualcosa di emotivo. I profili in porcellana sono, come indica il titolo calzante, la concretizzazione dei sogni, diretto risultato della loro intensità, forma e durata. L’inconscio è esibito come reperto museale da studiare freudianamente o vaso di Pandora.

Matteo Nasini, Slowly, Sandy, 2023. Sabbia, aria, acciaio, PLC, sistema elettromeccanico. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano

Per opposizione una tenue luce, nella sala successiva, rivela colonne cave e vasi: i blocchi, resti di un’architettura, si innalzano da sabbia bianca. Sparkling matters (2020), selva di colonne ioniche, nella disposizione e nell’altezza differente ammiccano al sito archeologico in rovina, tanto che le volte della sala sembrano autoreggersi. Le colonne in ceramica smaltata stampata in 3D, sono peraltro differenti dalle antiche: non istoriate ma decorate dall’indecifrabile alfabeto di sporgenze e rientranze.
In una luce abbacinate, Daninos conduce all’ultima sala, che non risolutiva, aggiunge mistero. Un mare di fine sabbia bianca, senza fine, amplificato da pareti altrettanto candide, allo scoppio di un improvviso turbine, inizia a ribollire o ad essere infranto da una pioggia inesistente. E dopo un tempo nel quale si cerca di comprendere, tutto cessa nel silenzio. Slowly, Sandy (2023) è un lavoro site specific in cui Nasini compie un esperimento estetico: la meccanica è il medium. Supportato da un ingegnere, progetta una vasca in cui tonnellate di sabbia sono messe in moto da soffianti: sovvertite le leggi della fisica, la sabbia si comporta da liquido non newtonainao. Non è l’acqua che con la marea si muove ma è la sabbia a muoversi per cause ignote. 
Infine ex abrupto l’incotro: Summer perspective for young creatures (2023). Ancora, Nasini dimostra la capacità di modellare meccanismi ingegneristici e materiali d’avanguardia come materia artistica. La PLA, innovativa biolpastica smaltata, assume la forma di un essere squamato dal lungo collo, senza volto, muto, non riconducibile ad archetipi. Da un foro esce senza sosta un getto di sabbia, ricadendo nel ventre concavo. L’opera, rivelatasi nel buio fortemente dissonate rispetto all’abbagliante sabbia, lascia la mostra senza risoluzione.
L’allestimento in spazio contemporanea, dalle pareti bianco optical e pavimento in cemento, con il  contrasto luminoso concorre a generare un unicum con le opere. Nasini ha plasmato lo spazio espositivo in accordo al suo progetto, sfruttando la collocazione sotto il piano di calpestio: l’immersività in un mondo altro è fisica.
La mostra non va chiusa inutilmente con la visita (N. Aspesi): bassa marea, in apparenza avulsa dalla realtà, impone domande per esercitare il dubbio nel quotidiano come modus operandi, indipendentemente da una risposta. Niente deve essere acriticamente accettato e rimosso: il mondo è ambiguo e va scoperto. Senza un’interpretazione definita ognuno può formulare quesiti propri dalle impressioni suscitate, dal valore sei sogni e del potere al rapporto con l’ignoto. 
Si tornerà nel mondo dei quesiti? chiede Daninos. Unica domanda dalla risposta positiva: la mostra, visitabile in spazio contemporanea dal 12.12 al 17.01, termina con una performance sonora di Nasini, rompendo il silenzio carico di dubbi. Sarà forse la soluzione?

Matteo Nasini, Sparkling Matter, 2020. Stampa 3D in ceramica smaltata. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano.
Matteo Nasini, White Brush, 2018. Ceramica smaltata. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano.
Matteo Nasini, White Brush, 2018. Ceramica smaltata. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano.
Matteo Nasini, Summer perspective for young creatures, 2023. PLA smaltata, sabbia, acciaio e componenti meccaniche. Veduta dell’installazione presso spazio contemporanea, Brescia. Foto: Gloria Pasotti. Courtesy Clima, Milano.