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The best exhibitions 2023 | Gabriele Tosi

Due progetti, una sola motivazione: il dialogo unico delle autrici con la scultura. Ne risultano opere e mostre più vissute che pensate. L’apparenza semplice e i materiali quotidiani custodiscono un calore straordinario e complesso.  Gabriele Tosi Bettina Buck. Finding FormPalazzo De’ Toschi, BolognaA cura di Davide Ferri  Palazzo De’ Toschi, ospita Finding Form, la mostra dedicata […]

Bettina Buck, 72 sq m, 2010, Politene protettivo (86 micron), alluminio, dimensioni variabili
Bettina Buck, Fallen, 2008, polistirolo, capelli artificiali, 45 x 50 x 62 cm

Due progetti, una sola motivazione: il dialogo unico delle autrici con la scultura. Ne risultano opere e mostre più vissute che pensate. L’apparenza semplice e i materiali quotidiani custodiscono un calore straordinario e complesso. 

Gabriele Tosi


Bettina Buck. Finding Form
Palazzo De’ Toschi, Bologna
A cura di Davide Ferri 

Palazzo De’ Toschi, ospita Finding Form, la mostra dedicata al lavoro dell’artista tedesca Bettina Buck (Colonia, 1974 – Berlino 2018), tra i Main project di ART CITY Bologna 2023 in concomitanza con Arte Fiera.
Finding form è la mostra dedicata al lavoro di Bettina Buck che si pone lo scopo di illuminare il percorso ventennale dell’artista, a partire dagli aspetti fondanti della sua poetica, declinata prevalentemente nella scultura, nell’installazione e nella performance. Per Bettina Buck la scultura è la tensione verso una forma temporanea e parte di un processo in divenire: a questo rinvia in maniera diretta il titolo della mostra.
Finding Form si precisa anche come una messa a fuoco sulla pratica di Buck, contraddistinta dall’uso di materiali industriali comunemente impiegati negli spazi privati – gommapiuma, piastrelle, schiuma di lattice, polistirolo, moquette, plastica – e connotata da una gamma di gesti semplici, che con ironia e precisione ne sovvertono il senso.
Il baricentro della mostra è Interlude I, video che documenta una camminata solitaria nella campagna inglese, in cui l’artista è ripresa mentre trascina una forma di gommapiuma che può diventare molte cose: scultura potenziale, semplice ingombro o fardello, seduta e punto d’osservazione sul paesaggio. Nella seconda sala di Palazzo De’ Toschi, è invece installato Interlude II, nel quale lo stesso parallelepipedo di gommapiuma è trasportato nelle sale della Galleria Nazionale di Roma, ed entra in dialogo con un paesaggio culturale, cambiando di volta in volta di senso a contatto con le opere, i visitatori, l’architettura del museo.
In ciascuno dei lavori in mostra il corpo è centrale. È l’unità di misura della scultura, e ne è anche metafora: la scultura, come il corpo, cerca la propria forma nel tempo. La cambia. Prende spazio. È spazio.
(Estratto del comunicato stampa)

Nancy Lupo. Irrealis – Intallation view – Courtesy Veda, Firenze

Nancy Lupo. Irrealis
Veda, Firenze 
Fino al 10 febbraio 2024


Recentemente Ho letto la storia di un uomo affetto gravemente da perdita di memoria a breve termine a
causa di un virus aggressivo che ha consumato parti del suo cervello. Passano solo pochi secondi prima
che non riconosca più dove si trova o come ci è arrivato. Dichiara che questo istante è quando è veramente
cosciente per la prima volta, anche se ha fatto questa affermazione un milione di volte prima. Un giorno,
la moglie di questo uomo lo trovò con un pezzo di cioccolato nel palmo della mano. Lo stava incartando e
scartando con l’altra mano, ripetutamente, come un mago che esegue un trucco di scomparsa. Ogni volta
credeva che stesse apparendo un nuovo pezzo di cioccolato. Sua moglie gli disse delicatamente che era
lo stesso cioccolato, ma non riusciva a convincerlo. Il cioccolato e l’universo stavano cercando di dirgli
qualcosa. “No… Guarda! È cambiato. Non era così prima… Che cosa sta succedendo?”1
Quando ho letto la storia di questo uomo, ho pensato a Nancy e a come il suo lavoro presenta oggetti
riconoscibili e quotidiani in modo nuovo, parlando nuove lingue ancora e ancora. Servono come
catalizzatori per lasciar andare, per permettere al ricordo di una cosa di non imporsi completamente nel
tuo cervello, per mostrare come la sua etichetta possa essere sbucciata e come quello che Nancy ha
chiamato “scintillio” appaia davanti a te; qualcosa di inafferrabile che sei eternamente spinto ad afferrare.
Quando guardi i suoi oggetti, che sempre appartengono al mondo, il loro bagliore sembra desideroso di
dirti qualcosa. Sei obbligato a farti guardare da loro in modo che la conversazione sia reciproca.
Nancy si è trasferita di recente e sta imparando una nuova lingua. Dopo aver lasciato andare le cose per
la casa in un unico posto, è attualmente nel loop infinito di ricomprare tutti questi oggetti, una French
press, un filtro Brita, una piastra calda, ecc. Superficialmente, questi piccoli oggetti possono simboleggiare
una sensazione sottile di trovarsi piantati in un luogo, eppure l’unico sentimento stabile è quello di essere
eternamente alla deriva tra questi spazi. Anche l’acquisto di un letto e di un armadio antichi e molto
pesanti, la cui dimensione e peso dovrebbero, a suo parere, rendere un trasloco permanente, non è riuscita
a piantare completamente una persona in un luogo. I pezzi di arredamento pesante sono smontati e si
trovano ancora in pezzi nel suo studio, suggerendo con interesse la possibilità di una loro comparsa nella
sua mostra, insieme ai milioni di French press che possono essere vendute e ricomprate in ogni nuovo
luogo. Potrei andare in mille direzioni diverse scrivendo sul lavoro di Nancy, ma inizierò da qui.

(Estratto del testo di Alexandra Noel in mostra)

Nancy Lupo. Irrealis – Intallation view – Courtesy Veda, Firenze
Nancy Lupo. Irrealis – Intallation view – Courtesy Veda, Firenze