ATP DIARY

Living Room 2023 | Intervista con Andrea Lerda

Lo scorso settembre è stata inaugurata Living Room 2023, residenza d’artista nel centro di Cuneo, organizzata dall’Associazione Art.ur e giunta alla sua 7^ edizione. Curato da Andrea Lerda, il progetto ha avuto, negli anni, molte trasformazioni: da residenza nelle dimore di quattro famiglie cuneesi a programma espanso che ha visto gli artisti dialogare con luoghi e […]

Fabio Roncato Momentum 03, 2020 Scultura a cera persa in alluminio Courtesy l’artista
Fabio Roncato Momentum 02, 2020 Scultura a cera persa in alluminio Courtesy l’artista

Lo scorso settembre è stata inaugurata Living Room 2023, residenza d’artista nel centro di Cuneo, organizzata dall’Associazione Art.ur e giunta alla sua 7^ edizione. Curato da Andrea Lerda, il progetto ha avuto, negli anni, molte trasformazioni: da residenza nelle dimore di quattro famiglie cuneesi a programma espanso che ha visto gli artisti dialogare con luoghi e personalità lontane dal mondo dell’arte.
Quest’anno gli artisti invitati sono stati: Alice Faloretti, Valentina Furian, Fabio Marullo e Alberto Scodro. In parallelo a Living Room, ha inaugurato sempre a settembre Connecting Worlds. L’edizione 2023, ha avuto come protagonisti gli artisti Laurence Bonvin, Giovanni Chiamenti, Markos Kay, Gabriela Oberkofler, Lucy + Jorge Orta e Fabio Roncato, in collaborazione con Valentina Balestra, Stefania Tamea, Tiziana Anna Elisabetta Tosco e Alberto Viglione, ricercatrici e ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino.
Abbiamo posto alcune domande ad Andrea Lerda per approfondire non solo la genesi di Living Room, ma anche per capire le sue trasformazioni negli anni. Relazioni, dialoghi, sperimentazione, scoperte: emerge dalle parole del curatore un progetto non solo ambizioso ma anche virtuoso e lungimirante. 

Elena Bordignon: ATPdiary segue da alcuni anni Living Room, il progetto che curi a Cuneo per l’associazione Ar.tur. Tanti artisti e tante esperienze diverse, da quelle intime dentro le case di alcuni collezionisti, agli studi di architettura, fino a spazi pubblici come negozi e laboratori. Vorrei che mi raccontassi come è mutato il progetto dalle prime edizioni fino a quella di quest’anno. 

Andrea Lera: Nel 2023 ho curato per la quinta volta il progetto Living Room, coinvolgendo in questi anni venti artisti italiani e internazionali. La residenza è un organismo metamorfico che nel corso del tempo è mutato pur mantenendo inalterata la sua identità. Il meccanismo è apparentemente semplice: 4 artisti sono invitati a trascorrere un breve periodo di tempo in dialogo con altrettanti interlocutori che abitano nel centro di Cuneo; obiettivo dell’esperienza è quello di produrre progetti artistici inediti che vengono presentati successivamente in una tre giorni di inaugurazione.
Tuttavia, come un camaleonte che si mimetizza per rispondere agli stimoli circostanti, anche questo progetto si è trasformato nel tempo in base agli avvenimenti e alle urgenze che il contesto globale ha portato alla luce.
L’edizione del 2018 è stata una sorta di manifesto e in quell’occasione sono stati ribaditi i tratti caratteristici di un progetto fondato sulla relazione e sulla condivisione: gli artisti non sono protagonisti, bensì co-protagonisti; il contenitore che ospita l’esperienza creativa non è una galleria, un museo o un luogo deputato in qualche modo all’arte, bensì uno spazio privato, famigliare e, infine, l’arte, dopo un percorso di ricerca e produzione, non viene esposta ma raccontata al pubblico in un maniera diretta, attraverso le parole dell’artista.
Fin dall’inizio ho sentito la necessità di curare il progetto nel vero senso della parola e di guidare gli artisti, assieme al team di Art.ur, attraverso un’esperienza che potesse essere generativa per tutti gli attori coinvolti. La scelta di tematizzare annualmente la residenza è stato un passaggio cruciale del percorso di Living Room. In sintonia con la sua essenza fluida e permeabile, la contaminazione tra esterno (artista) e interno (contesto domestico) è stata ribadita su un piano più ampio: la realtà del mondo è entrata in contatto con la sfera intima e privata per ritornare a una dimensione pubblica dopo un processo metabolico.
Ecco dunque che la crisi climatica, quella pandemica e il dibattito sulle questioni di genere in primis, sono aspetti del mondo che mano a mano hanno interferito e interagito con il progetto non solo su un piano concettuale e tematico – suggerendo riflessioni sui concetti di sostenibilità, cura, sogno, futuro e mescolanza – ma anche su quello pratico e formale: limitazioni e complessità logistiche hanno infatti portato l’organizzazione di Living Room ad ampliare e adattare gli spazi di lavoro. Dalle famiglie, si è passato agli studi di professionisti, ai negozi di artigiani, fino allo spazio pubblico, per tornare nelle abitazioni di cittadini privati, come atteggiamento di risposta non casuale, né schizofrenica, bensì organica agli avvenimenti del mondo reale.

Gabriela Oberkofler Api Etoilé I A Growing Archive, 2021 – in corso Installazione, mixed media Veduta dell’installazione allestita nell’ambito di Connecting Worlds 2023 Courtesy l’artista Foto Francesco Doglio

EB: I temi che ha approfondito il progetto sono stati molteplici, alcuni dei quali di toccante attualità. Penso alledizione a ridosso della passata pandemia. Tra tutte le edizioni, a quale sei particolarmente affezionato? Quale ti sembra la più riuscita?
AL: Una delle edizioni che più mi ha coinvolto, anche sul piano emotivo, è stata certamente quella del 2020. Eravamo appena emersi dalla prima fase della pandemia, quella più devastante, e il titolo di quella edizione – A Space to Live in a Time of Change – provava ad affrontare il tema della cura attraverso una prospettiva ampia. Il malato al quale si intendeva fare riferimento era, da un lato il mondo umano, dall’altro il Pianeta Terra.
Nel testo “Der Begriff Der Zeit”, pubblicato nel luglio 1924, Martin Heidegger si interroga sul concetto di tempo e parla di una “scienza preliminare, il cui compito [è quello di] indagare in merito a che cosa potrebbe voler dire, in fondo, ciò che la filosofia e la scienza, cioè il discorso interpretativo dell’esserci, dicono dell’esserci stesso e del mondo”. L’essere in quanto essere-nel-mondo di cui parla Heidegger significa “essere nel mondo in modo che questo essere significhi: avere a che fare con il mondo; rimanere nel mondo in una modalità dell’eseguire, dell’operare, dello sbrigare, ma anche del considerare, dell’interrogare, del determinare mediante l’osservazione e la comparazione. L’essere-nel-mondo è caratterizzato come prendersi cura”. Un concetto che ha a che vedere anche con lo stare-in-contatto-con-il-mondo e con la“risonanza”di cui scrive il sociologo tedesco Hartmut Rosa.
I 4 artisti invitati in quella edizione, Paola Anziché, Hannes Egger, Andrea Nacciarriti e Laura Renna hanno a mio avviso interpretato in maniera straordinaria – sotto il profilo installativo, estetico e tematico – il tema. Gli interventi realizzati in quell’occasione hanno trasformato come non mai gli spazi privati, in un potente andirivieni tra fuori e dentro, coinvolgendo il pubblico – ancora frastornato dall’esperienza del lockdown e da quella di un pericolo invisibile – in maniera emozionante.

EB: Alla base di Living Room c’è la residenza. il vissuto degli artisti a contatto con le esperienze più disparate. Dalle abitazione private (le prime edizioni) a quelle di quest’anno, in cui gli artisti si sono relazionati con fisici e biologi, esplorando caverne e luoghi insoliti. Ci racconti come hai vissuto queste esperienze da curatore? Come hai scelto questo particolare ambito?
AL: L’ultima edizione è stata un lavoro corale, che ha portato i 4 artisti invitati a esplorare una serie di luoghi della provincia di Cuneo di straordinario valore ambientale: le Grotte di Bossea, le miniere di uranio della Bisalta, la riserva dei Ciciu del Villar, le cave di alabastro di Busca e le Grotte di Rio Martino a Crissolo.
Per deformazione, amo molto mettere in contatto diversi contesti e interlocutori. Nella mia pratica creo spesso punti di contatto tra arte e scienza, e in questo contesto ho ritenuto importante far dialogare la residenza in modo più ampio con il territorio nel quale prende vita ormai da molti anni.
Lo sforzo organizzativo è stato notevole, il team di Art.ur è ridotto ma molto professionale e dinamico, questo permette di coordinare in maniera accurata ogni fase di una progettualità che richiede – ancora una volta – molta cura in ogni direzione.
Nell’edizione 2023, dal titolo Scenari Primordiali, era inevitabile chiamare in causa una serie di interlocutori con competenze tecniche e scientifiche, in grado di supportare il lavoro degli artisti e di coordinare i numerosi sopralluoghi che abbiamo fatto nelle varie location sparse sul territorio cuneese.
Nello specifico, Fabio Marullo è stato accompagnato dal fisico Luca Gentile, alla scoperta della Galleria Curie alle Terme di Lurisia, nel comune di Roccaforte Mondovì, un ambiente unico nel quale tempo geologico, acqua e uranio si fondono in una dimensione alchemica dal fascino magico. Valentina Furian ha invece compiuto una serie di visite alla Grotta di Rio Martino a Crissolo in compagnia del biospeleologo Enrico Lana e di Enrico e Jacopo Elia del Gruppo Speleologico Alpi Marittime CAI di Cuneo.
Le loro opere, come quelle degli altri artisti di questa edizione, hanno rielaborato in maniera puntuale e profonda gli stimoli percepiti sul campo.

Giovanni Chiamenti HORECA3000, 2022 Installazione, mixed media Veduta dell’opera allestita nell’ambito di Connecting Worlds 2023 Courtesy l’artista e Galleria ArtNoble, Milano Foto Francesco Doglio

EB: Le opere prodotte dagli artisti in tutti questi anni sono state raccolte in una collezione dell’associazione Ar.tur? Cosa rimarrà delle tanti installazioni sparse per Cuneo? 
AL: Gli artisti hanno a disposizione un budget di produzione, che utilizzano per la creazione di un’opera inedita. Al termine della residenza i lavori sono di loro proprietà. Art.ur non ha mai inteso questo progetto come propedeutico alla creazione e all’implementazione di una collezione, operazione che comporterebbe una serie di complessità importanti, come la disponibilità di un magazzino nonché la possibilità di valorizzare e/o di esporre tale collezione.
Le opere realizzate dagli artisti sono sempre immaginate per essere in dialogo con il contesto che le ospita, siano esse di carattere scultoreo, pittorico, filmico e fotografico. In alcuni casi la loro dimensione è stata fortemente site specific, soprattutto in occasione di progetti di carattere performativo e insallativo. In questi casi abbiamo osservato interventi temporanei che sono esistiti solamente nei tre giorni di presentazione della residenza al pubblico o a lavori che sono stati donati a chi ha ospitato gli artisti.
In ogni caso, di tutte le opere rimane la documentazione fotografica e l’opportunità di poterle ripresentare e ripensare altrove.
Questo mi permette di dire una cosa alla quale tengo molto, che ha a che vedere con la liberta creativa. Ciò che infatti metto sempre in evidenza, nel momento in cui invito un artista a prendere parte a Living Room, è proprio la possibilità di usare questo contenitore come spazio di sperimentazione privo di particolari limiti sotto il profilo artistico (anche questa è un elemento che caratterizza da sempre Art.ur). E gli artisti hanno spesso preso alla lettera le mie parole, facendo della residenza un generatore di opportunità, attraverso la quale ampliare non solo i propri ambiti tematici di ricerca, ma anche i medium e i materiali.

EB: Quest’anno, a Living Room si è affiancato un altro progetto, Connecting Worlds. Dove è nata l’idea di questo progetto? Avrà un seguito anche nei prossimi anni?
AL: Connecting Worlds è nato nel 2022 nell’ambito del Programma Interreg ALCOTRA 2014-2020 – Piano territoriale Integrato ALPIMED – progetto CLIMA. Il Parco Fluviale Gesso e Stura di Cuneo mi ha invitato a  immaginare un evento che coinvolgesse i territori transfrontalieri italo francesi interessati dalla Tempesta Alex e che fosse in grado di generare un impatto in materia di sensibilizzazione delle popolazioni.
Dopo la prima edizione, nel 2023 Art.ur ha deciso di sposare questa progettualità e di partecipare alla produzione dell’evento, che racchiude molti dei valori che guidano la visione dell’associazione.
Quello che ho immaginato è un evento diffuso – la prima edizione incentrata sui temi della cura e dell’empatia, la seconda sviluppata attorno all’immaginario Generare futuri fecondi – nel quale arte contemporanea e ricerca scientifica si propongono come interlocutori privilegiati per discutere di temi e problematiche, stimolare visioni e opportunità per un nuovo pensiero biocentro.
Il progetto prende vita nell’ambiente pubblico ed è inteso come uno spazio aperto, in cui la collettività è invitata a partecipare attivamente alla creazione di scenari futuribili di sostenibilità e di coesistenza con tutto ciò che è other than human.
Le opere di artisti italiani e internazionali – nel 2023 in dialogo con una serie di contributi scientifici dei ricercatori del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino, l’anno precedente commentate dalle parole del giornalista e divulgatore scientifico Andrea Vico – sono state presentate all’interno di tende della protezione civile, grazie alla partnership tecnica di Ferrino e della Protezione Civile di Cuneo. Questi contenitori, decisamente non convenzionali se pensiamo ai luoghi che abitualmente ospitano l’arte, sono però presenze dal forte valore simbolico. Rappresentano una casa viaggiante, un oggetto in grado di ospitare, di riparare degli eventi meteorologici, un modo di vivere semplice e a diretto contatto con la natura, ma anche un simbolo di emergenza, il luogo della permanenza temporanea in seguito a eventi catastrofici e figura ricorrente nelle immagini che testimoniano il sempre crescente fenomeno di migrazione delle popolazioni a causa dell’emergenza climatica.
Connecting Worlds ha riscosso un grande successo (se pensiamo che in poche ore di apertura è stato visitato da oltre 3500 persone), probabilmente per la sua capacità di generare una partecipazione semplice e diretta della collettività, per aver messo assieme arte, scienza, eventi come camminate artistiche transfrontaliere, eventi pubblici di carattere musicale e performativo e certamente per la qualità delle opere esposte, da Jonathas de Andrade a Tabita Rezaire, da Michael Hoepfner a Emilija Škarnulytė, ma anche Lucy + Jorge Orta, Laurence Bonvin, Markos Kay e numerose presenze italiane come Flaminia Veronesi, Mali Weil, Giovanni Chiamenti, Fabio Roncato e molti altri ancora.
Assieme ad Art.ur e a tutti gli attori coinvolti nelle precedenti edizioni, stiamo lavorando alla prossima edizione di Connecting Worlds. Un evento che nel 2024 avrà un valore ancora maggiore, coincidendo con l’anno nel quale Cuneo sarà Città Alpina e durante il quale la montagna sarà celebrata nel suo essere territorio di opportunità ma anche di fragilità a causa della crisi del clima.

Laurence Bonvin Aletsch Negative, 2019 Video HD, 11’ 30’’ Courtesy l’artista