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Il formalismo esistenziale di Bojan Šarčević da Pinksummer, Genova

Testo di Arianna Maestrale Per la sua sesta personale da Pinksummer Bojan Šarčević è tornato nuovamente a lavorare con gli indumenti. L’abito non è solo l’involucro che copre e protegge l’essere umano: è ciò che lo definisce, lo trasforma e lo presenta. L’habitus, qualcuno direbbe, è ben di più che semplice forma. È forse proprio nella […]

Bojan Šarčević – Vieille Lâcheté – Installation view – Pinksummer – Foto Alice Moschin – Courtesy l’artista e Pinksummer.
Bojan Šarčević – Vieille Lâcheté – Pinksummer – Foto Alice Moschin – Courtesy l’artista e Pinksummer.

Testo di Arianna Maestrale

Per la sua sesta personale da Pinksummer Bojan Šarčević è tornato nuovamente a lavorare con gli indumenti. L’abito non è solo l’involucro che copre e protegge l’essere umano: è ciò che lo definisce, lo trasforma e lo presenta. L’habitus, qualcuno direbbe, è ben di più che semplice forma. 
È forse proprio nella paradossalità di forma e sostanza che si sovrappongono e coincidono, che si colloca la ricerca di Šarčević, non a caso definita da Pinksummer “formalismo esistenziale”, laddove, cosa c’è di più sostanziale dell’esistenza? L’artista riflette su come il nostro “esistere” semplicemente e naturalmente lascia un segno, su come volenti o nolenti non possiamo certo escludere il fatto di esistere, e che questa nostra esistenza è testimoniata, forse proprio come prima cosa, dalla nostra pelle.
Contemporaneamente a Storie del taglio di Luca Tevisani, esposizione pop-up nello spazio di una ex-macelleria, Pinksummer espone in galleria Vieille Lâcheté di Bojan Šarčević, idealmente in dialogo con la prima perché l’estrema precisione formale di Šarčević fa apparire le sue opere come pezzi di carne appesi al muro, accesi dal forte contrasto con il muro bianco, esangui e allo stesso tempo vivi più che mai. Il collegamento con la storia della carne nella pittura dai Carracci a Soutine non sembra troppo audace se ci si trova di fronte a una delle creature di Bojan Šarčević, che da Pinksummer ha giocato con i toni e il gesto senza toccare né pennello né tele, ma manipolando stralci di giacche di pelle incastonandovi occhi di vetro come fossero vere e proprie bestie tassidermizzate. 
Mostruoso e attraente il progetto Vieille Lâcheté, ci mette di fronte all’abito e non al suo interno: poche volte ci capita di osservare gli indumenti se non nell’ottica del loro utilizzo strumentale, che sia per coprirci o per presentare la migliore immagine di noi. Invece, da Pinksummer troviamo abiti che vivono di vita propria, e ci stimolano a riflettere sulla storia culturale dell’indumento in pelle, che ha origini lontane come la nascita dell’essere umano. Una storia che parla di caccia, sopravvivenza, ma che, sorvolando secoli e chilometri, arriva a parlare di contro-cultura, ribellione e anarchia. 
Il “gesto” compiuto da Šarčević è assolutamente semplice e molto accurato e trova la sua forza nella precisione e nell’efficacia della sua soluzione formale. Un lavoro leggibile su molti livelli, potente e vivo come le emozioni che sembra possano provare queste creature appese dagli occhi vitrei.

Bojan Šarčević – Vieille Lâcheté – Pinksummer – Foto Alice Moschin – Courtesy l’artista e Pinksummer.
Bojan Šarčević – Vieille Lâcheté – Pinksummer – Foto Alice Moschin – Courtesy l’artista e Pinksummer.