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Untrue Unreal | Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, Firenze

Tetso di Eleonora Mariani — Le imponenti porte di Palazzo Strozzi hanno aperto il 7 ottobre per la mostra dell’artista di origine indiana Anish Kapoor. Visitabile fino al 4 febbraio 2024, l’importante esposizione, attesa e meditata da anni, segna un altro punto fermo all’interno della programmazione della Fondazione fiorentina.  Curata da Arturo Galansino, “Untrue Unreal” […]

Anish Kapoor Void Pavilion VII 2023 tecnica mista, vernice mixed media, paint cm 750 × 750 × 750 Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

Tetso di Eleonora Mariani

Le imponenti porte di Palazzo Strozzi hanno aperto il 7 ottobre per la mostra dell’artista di origine indiana Anish Kapoor. Visitabile fino al 4 febbraio 2024, l’importante esposizione, attesa e meditata da anni, segna un altro punto fermo all’interno della programmazione della Fondazione fiorentina.  
Curata da Arturo Galansino, “Untrue Unreal” – questo il titolo della mostra – si dispiega nelle sale del Palazzo offrendo ai visitatori un percorso conoscitivo sull’opera dell’artista e un momento di riflessione e meditazione sullo spazio e il tempo comunemente intesi.
L’intero intervento artistico si inscrive nella traiettoria di un confronto aperto, formale e concettuale, fra l’Arte Contemporanea e il Rinascimento. In questo senso, è prima di tutto importante ricordare come l’esposizione sia il frutto di una strutturata e longeva collaborazione fra un’impresa privata (Banca Intesa Sanpaolo), una fondazione azionista (CR Firenze) e il Palazzo stesso (Fondazione pubblico/privata dal 2006) e come questo gemellaggio rappresenti – proprio nella città delle arti, dei mestieri e delle corporazioni – un notevole esempio di mecenatismo contemporaneo. 
Il punto di partenza della mostra è il cortile, dove l’artista ha scelto di posizionare una nuova opera site specific, Void Pavilion VII (2023), un grande monolite cubico bianco con un’ apertura posta ad est, che fa da porta d’ingresso. Entrandovi, si incontrano tre porzioni scure di forma rettangolare che si aprono nelle pareti. La triade di ‘vuoti’ scurissimi – in cui non solo lo sguardo sprofonda – innesca subito un potente dialogo tra elementi esteriori ed interiori e la prima sensazione che si ha è quella di stupore misto a inquietudine, quella che Handy Bianchedi – presidente della Fondazione Hillary Merkus Recordati, sponsor della mostra – ben descrive a parole: “La sensazione è quella di un’eccitante senso di vertigine, che io stesso avevo già provato davanti all’opera ‘Turning the world inside-out’ esposta alla Fondazione Prada nel 1995”. Siamo, infatti, subito coinvolti – mente e corpo –  in un processo percettivo a cui siamo chiamati a rispondere. La lunghezza, o meglio la  profondità della risposta, sarà corrispondente a quella del nostro spazio interiore.

Al piano nobile del Palazzo, una selezione di sculture e installazioni, che vanno dall’inizio degli anni Ottanta fino ad oggi, intervalla la successione classica degli ambienti dell’architettura rinascimentale, riattivandoli: gli spazi non sono solo dominati dalla mano dell’artista, così come le opere non sono solo ospitate dalle stanze, ma quello a cui si assiste è piuttosto all’incontro di quelli che potremmo definire due ‘grandi’.  
“Non è stato semplice comunicare con lo spazio, cercare d’interromperlo, anche. Questa è una mostra sull’oggetto vuoto, ma essendo io pieno di contraddizioni, gli oggetti che vedete in realtà sono pieni, pieni di oscurità, pieni di riflessi negli specchi.”spiega l’artista. “Ovviamente questa è una complicazione. La cosa più difficile è stata gestire anche oggetti più o meno piccoli in queste sale, che sono così grandi”. 
Il confronto con le mura quattrocentesche – e con quello che inevitabilmente raccontano – è calibrato e consapevole anche quando le opere raggiungono dimensioni consistenti. Svayambhu (2007) è un imponente parallelepipedo rettangolo di colore rosso, interamente realizzato in cera, che l’artista ha fatto scivolare su un binario, fino a farlo passare da una stanza all’altra. Essendo il solido leggermente più grande del perimetro della porta, parte della cera, durante il passaggio, si è accumulata sullo stipite in marmo: la soglia resta così il punto di raccolta della materia in eccesso ed allo stesso tempo funge da matrice per la forma che, secondo le intenzioni dell’artista, “si fa da sé”.
Continuando il percorso espositivo, ci rendiamo conto che i rimandi formali (l’impiego del pigmento blu e rosso, l’utilizzo della cera), sono solo il punto di partenza dell’intenso colloquio instaurato fra due epoche, molto distanti tra loro, ma per molti aspetti analoghe. Ben lontano dal monologo, Kapoor innesca un dialogo che man mano diventa sempre più profondo, fino a diventare una messa in discussione della centralità dell’Umanesimo, delle certezze dell’uomo e della donna occidentali, eredi della tradizione quattrocentesca.

Anish Kapoor To Reflect an Intimate Part of the Red 1981 tecnica mista, pigmento mixed media, pigment Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio
Anish Kapoor Gathering Clouds 2014 fibra di vetro, vernice fiberglass, paint cm 188 × 188 × 39 ciascuno each Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

“A mio parere il Rinascimento si basa su due grandi scoperte, che io considero le maggiori tra le tante. Una è la  prospettiva, l’altra l’invenzione del drappeggio. Soprattutto nelle opere del primo Rinascimento, tutte le figure si presentano avvolte in mantelli pieni di pieghe. Ma, a mio avviso, una piega è ben più che una piega. É il segno dell’essere, il segno dell’essere umano. Ecco, da qualche anno lavoro con un materiale di colore nero, definito il materiale più nero dell’Universo, addirittura più nero del nero di un buco nero. Questa è realtà o finzione? La risposta sta a voi. Comunque, se questo materiale viene messo su una piega, essa scompare, non la si vede più. Quindi la realtà, questa realtà, diventa una finzione. Questo processo permette a me di portare l’oggetto al di là dell’essere e di spostarmi dalla terza alla quarta dimensione, così come ha fatto Malevich con il suo quadrato nero. Sono sciocchezze? Forse. Ma è in questo gioco fra la finzione dell’oggetto e l’oggetto stesso che sta il ruolo dell’artista”, spiega Kapoor. 
Non-Object Black (2015) e Gathering Clouds (2014), esposte rispettivamente nella quarta e quinta sala, incarnano perfettamente questo concetto. Il nero è ciò che concretamente veicola la transizione dall’oggetto al non-oggetto e, allo stesso tempo, diventa per noi quella porzione di spazio/tempo che separa il visibile dal non visibile, come in un battito di ciglia. 
E ancora, il nero rende possibile quel meccanismo per cui l’oggetto perde ogni significato e diventa davanti ai nostri occhi un territorio, non tanto da riempire o da svuotare, ma a cui partecipare. 
Così, Untrue Unreal – inverosimile e irreale – oltre ad essere le parole che fanno da chiave di lettura per tutta la mostra, sono anche un invito rivolto ad ognuno di noi: le opere di Kapoor sono soglie, proposte, ed è la nostra percezione ad avere il ruolo del significante. 
“Da un po’ di tempo ho in testa una citazione di Paul Valery. Volevo proporvela per dirvi che tutta l’arte, la grande arte, si trova sempre in quello spazio intermedio, in quella situazione a metà strada tra il significato e il non significato, fra l’essere e cosa voglia dire l’essere. Ora, io penso che ci siano tanti, forse troppi miei colleghi che danno dei significati, ma io preferisco piuttosto rifarmi alla poetica degli oggetti e alla poetica dell’essere e credo sia questo il mio compito. Per questo motivo mi trovo così d’accordo con le parole del poeta francese quando afferma che ‘Una brutta poesia, è una poesia che svanisce nel suo significato’ ”.

Anish Kapoor – Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio
Anish Kapoor – Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio
Anish Kapoor – Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio
Anish Kapoor Angel 1990 ardesia, pigmento slate, pigment Untrue Unreal a Palazzo Strozzi, Firenze – Credito fotografico – ©photoElaBialkowskaOKNOstudio