ATP DIARY

Italo Zuffi — Tributo per Alberto Garutti 2023

Su Alberto Garutti Ho seguito il corso di Garutti nei tre anni in cui ha insegnato a Bologna, dal ’90 al ‘93.Era docente e anche un artista in contatto diretto con il dibattito artistico contemporaneo:rimanere agganciati al proprio tempo era per lui una questione essenziale, un invitoregolarmente ripetuto verso una maggiore attenzione a quanto espresso […]

Alberto Garutti Senza titolo (Disegni di mobili), 1994, legno impiallacciato con intarsi in alluminio, 220 x 420 cm

Su Alberto Garutti

Ho seguito il corso di Garutti nei tre anni in cui ha insegnato a Bologna, dal ’90 al ‘93.
Era docente e anche un artista in contatto diretto con il dibattito artistico contemporaneo:
rimanere agganciati al proprio tempo era per lui una questione essenziale, un invito
regolarmente ripetuto verso una maggiore attenzione a quanto espresso dal presente.
Ne imbastiva un dibattito quotidiano anche attraverso la descrizione di opere di artisti a
cui guardava con particolare interesse, come Gabriel Orozco o Lothar Baumgarten.
Sollecitava a leggere con assiduità Flash Art e Artforum. Portava ragionamenti su
poetica e pratica e i loro inneschi, anticipando questioni della produzione artistica
professionale anche in rapporto al mercato. Conosceva e raccontava dall’interno,
avendone accesso, ciò a cui una buona parte di noi già aspirava, pur senza poterne
ancora intuire implicazioni e costi: riconoscimento, e una relazione con il potere. A
lezione adottava criteri che a volte sentivo eccessivamente selettivi, salvo poi ritrovarli
come attitudine pervasiva e consolidata nei contesti di valutazione e distribuzione delle
pratiche artistiche. Sul piano didattico, una certa influenza ha esercitato su di me la sua
modalità di trattare il gruppo collettivamente, che predisponeva a uno scambio aperto tra
i frequentanti il corso, consentendo che ci osservassimo nell’esposizione di momenti
fondativi delle nostre rispettive pratiche.

Italo Zuffi, agosto 2023


Per leggere gli altri TRIBUTI ad Alberto Garutti