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David LaChapelle per Giacomo Ceruti | Intervista con il curatore Denis Curti

È in corso fino al 12 novembre 2023 alla Pinacoteca Tosio Martinengo David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land: una mostra a cura di Denis Curti che presenta, oltre alla serie Jesus is My Homeboy, un’opera inedita eseguita dal celebre artista americano per Fondazione Brescia Musei e ispirata alla produzione pauperistica di […]

David LaChapelle -Nomad in a beautiful land, 2023 – ph AlbertoMancini

È in corso fino al 12 novembre 2023 alla Pinacoteca Tosio Martinengo David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land: una mostra a cura di Denis Curti che presenta, oltre alla serie Jesus is My Homeboy, un’opera inedita eseguita dal celebre artista americano per Fondazione Brescia Musei e ispirata alla produzione pauperistica di Giacomo Ceruti.
L’esposizione si inserisce all’interno del progetto Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento – una grande retrospettiva allestita nel Museo di Santa Giulia e da luglio in programma al Getty Museum di Los Angeles – uno degli appuntamenti più significativi del palinsesto di eventi legati alla nomina di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

In occasione di questo importante appuntamento abbiamo posto al curatore Denis Curti alcune domande.

Noemi Tuminelli: L’esposizione David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a beautiful land si inserisce all’interno del palinsesto di eventi legati alla nomina di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Come nasce il progetto di questa mostra?

Denis Curti: Il comitato scientifico di Brescia Musei mi ha invitato a curare una mostra che potesse portare a una riflessione contemporanea sugli stessi temi affrontati dal pittore Giacomo Ceruti, al quale è stata dedicata una grande retrospettiva presentata prima nel Museo di Santa Giulia a Brescia e da luglio in programma al Getty Museum di Los Angeles. L’artista David LaChapelle è stato invitato a realizzare uno scatto site-specific che mostrasse da una prospettiva attuale la compassione per gli ultimi e gli emarginati, riempiendo così la sala della Pinacoteca Tosio Martinengo che solitamente ospita le opere di Ceruti. 

NT: La sua collaborazione con David LaChapelle dura da alcuni anni. Ha curato diverse mostre, tra cui Lost & Found alla Casa dei Tre Oci a Venezia nel 2017 o la più recente retrospettiva I Believe in Miracles al MUDEC a Milano nel 2022. Che cosa aggiunge questa mostra alla comprensione dell’artista?

DC: Questa mostra aggiunge sicuramente un tassello nuovo alla comprensione di LaChapelle e riguarda la sua capacità di leggere e interpretare la contemporaneità. Nel corso della sua carriera ha lavorato su diversi temi, tra cui quello della guerra, della spiritualità, dello sfruttamento minorile e dell’AIDS. Il suo è senz’altro un percorso non privo di sofferenza; eppure, è sempre riuscito a offrire un altro punto di vista e una nuova estetica. Attraverso l’immagine inedita Gated Community (2022) LaChapelle racconta il senso effimero della ricchezza, sottolineando il tema della sperequazione proprio come aveva fatto Ceruti. Le tende rivestite dei più noti marchi di moda ricreano la stessa sfilata dell’omologazione che ritroviamo nelle vie del lusso da Roma a Beverly Hills. Potrebbe sembrare una contraddizione perché si tratta degli stessi marchi con i quali LaChapelle ha collaborato in passato, ma questo non lo esime dal muovere delle critiche.

David LaChapelle -Nomad in a beautiful land, 2023 – ph AlbertoMancini

NT: La mostra si inserisce all’interno del percorso espositivo della Pinacoteca Tosio Martinengo che ospita opere d’arte antica e moderna. La produzione di Davide LaChapelle apre nuove prospettive di letture sull’arte antica? Qual è il suo punto di vista?

DC: La mostra apre indubbiamente a nuove prospettive sulla lettura dell’arte antica ed è un’occasione di confronto ad alto contrasto tra le opere classiche presenti in Pinacoteca e le immagini dell’artista americano. L’incontro con i maestri del passato è stato determinate per LaChapelle; infatti la maggior parte dei libri della sua biblioteca si riferiscono alla storia dell’arte italiana. La sua vita contraddittoria ha una svolta epocale dopo il viaggio a Roma quando visita la Cappella Sistina e rimane folgorato. Il suo percorso di riavvicinamento alla religione e alla spiritualità coincide con quella vicenda. Modifica in maniera radicale la sua prospettiva, avviando un percorso di interpretazione esegetica che dura fino ad oggi, come testimoniano ad esempio la serie After the Deluge (2006-2009) o le recenti reinterpretazioni del Vangelo alle quali continua a lavorare. 

NT: L’esposizione bresciana nasce dal confronto dell’artista americano con il pittore settecentesco Giacomo Ceruti. In che modo è avvenuto questo incontro? Quali punti salienti ha riscontrato tra due artisti così lontani nel tempo?

DC: LaChapelle conosceva il lavoro di Ceruti e temeva il confronto con quello che riteneva un grande maestro, del resto il confronto con la storia quando lavori con il contemporaneo è sempre molto rischioso. È stata la visita al LACMA di Los Angeles ha fargli cambiare idea e accettare questa sfida. Di fronte alle tendopoli che abitano il marciapiede antistante al museo LaChappelle visualizza l’immagine e progetta lo scatto, la già citata Gated Community. Nel suo repertorio non troveremo mai una fotografia aderente alla realtà così come è, quanto piuttosto una ricostruzione. Ed è lo stesso lavoro che fanno i pittori, quello che faceva Ceruti, anche se poi molte scene hanno a che fare con la realtà si tratta sempre di una realtà mediata dallo sguardo di chi la osserva. 

NT: Da una parte abbiamo un’icona pop, LaChapelle, dall’altra un maestro del realismo italiano, Ceruti; due linguaggi lontani che sollevano delle riflessioni. A suo parere, nella ricerca di LaChapelle si riscontra la stessa sensibilità con cui Ceruti ha dipinto i suoi soggetti?

DC: L’idea che Gesù possa stare tra gli ultimi, gli emarginati, i drogati o le prostitute avvicina LaChapelle allo sguardo di Ceruti. Le sue fotografie mostrano le contraddizioni della società contemporanea, mettendo in scena tutte le dipendenze, dall’alcol alla droga, dalla bulimia al sesso. Non chiede che le sue interpretazioni siano condivise, né ha una qualche pretesa di affermare una verità assoluta.  Il suo lavoro è un continuo interrogarsi, sempre alla ricerca di nuove strutture visive, anche se ultimamente sto notando un David molto più asciutto, sta ritornando a quell’essenzialità che aveva alle origini, al tempo in cui dipingeva sui negativi. Non lo definirei un fotografo quanto piuttosto un grande artista che utilizza la fotografia e il cinema, e che è capace di un’umanità rara.

David LaChapelle, Gated Community, 2022 © David LaChapelle
David LaChapelle -Nomad in a beautiful land, 2023 – ph AlbertoMancini