ATP DIARY

Alberto Tadiello — Tributo per Alberto Garutti 2023

Tutti i passi che ho fatto nella vita mi hanno portato qui, ora. Alberto Garutti.  È un’istanza che per un alpinista assume un valore particolare. Si sale su una vetta, si scala una parete sempre per niente, per nulla. Non serve a niente e a nessuno.  Così l’arte e l’alpinismo si somigliano nel loro totale fallimento, nella […]

Tutti i passi che ho fatto nella vita mi hanno portato qui, ora. 
Alberto Garutti. 

È un’istanza che per un alpinista assume un valore particolare. 
Si sale su una vetta, si scala una parete sempre per niente, per nulla. Non serve a niente e a nessuno.  
Così l’arte e l’alpinismo si somigliano nel loro totale fallimento, nella loro assoluta inutilità, si affacciano entrambe sull’orlo di un baratro vertiginoso.  
Eppure tutti i passi che si compiono per arrivare in cima ad un niente diventano bisognosi e necessari. Un desiderio che solo questo nulla riesce ad adempiere, appagare e rinnovare.

Difficilissimo dire qualcosa qui, ora.
Garutti è stato per me come un macigno che crollato dentro un fiume ne ha deviato il corso. 

…E così ci siamo trovati sotto un salice immenso a Watou, in Belgio.
Seduti su una panchina a parlare di Arturo Benedetti Michelangeli.
A bere un’aranciata in campo Santa Margherita. E non si poteva non appoggiare il bicchiere cilindrico nel centro esatto del tavolo rotondo. 
Insieme a Faenza, ad interrompere la presentazione in pubblico per ascoltare le campane e quasi a dirigerle con le movenze di una mano leggera e divertita. 
A Torino, in hotel, a notte fonda, a raccontarsi.
Le corse a Milano, in Volvo.
Ancora, a commentare il colore dell’elastico delle mutande di una studentessa. 
A spingere idealmente tutti insieme in aula, quella benedetta scaglia di granito di Giovanni Anselmo, per orientala a nord, per allinearla a tutto il cosmo. 
E quello sguardo infinito del fanciullo di Lorenzo Lotto che ti inchioda in pinacoteca a Brera. 
E fermi tutti, improvvisamente a mirare la corrente d’aria che apre una porta. Fantasmagoria e mistero del mondo. 
Corrugare la fronte al canto di un merlo. Quale segreto, quale grazia, quel senso mistico che la natura contiene. 
E quei quadrati di luce rossa nel suo studio, la sera, al tramonto, al passare del treno.

E l’arte, l’arte, l’arte, inspiegabile, ininsegnabile… 

Si può solo tentare un’educazione sentimentale all’arte. L’arte è materia ininsegnabile. 

… da che pulpito!

Alberto Tadiello —


Per leggere gli altri TRIBUTI ad Alberto Garutti