Alberto Garutti
…Ero anche molto curiosa, quindi esploravo altre aule – nel 1994, l’Accademia era un ambiente piuttosto liberale. Una delle porte che aprii era quella della classe di Alberto Garutti e immediatamente fui catturata dai suoi grandi occhi azzurri. All’epoca Alberto non era famoso – infatti era il primo anno in cui insegnava a Milano –, fui attratta dal suo corso e iniziai a frequentarlo compulsivamente, ogni giorno per cinque o sei ore. A quel punto il gioco era fatto. In seguito, alla fine dell’anno scolastico Alberto e Giacinto Di Pietrantonio (di cui Alberto ci richiedeva di frequentare il corso di storia dell’arte) organizzarono la prima mostra con le opere dei loro studenti nello spazio non-profit Viafarini a Milano. Io esposi un quadro…
…Ero molto timida, quindi non ho mai avuto quel confronto con me stessa. Era Alberto Garutti, il mio insegnante, che in classe continuava a urlare davanti a tutti: «Ti amo, ti amo, ti amo!». Io gli chiesi seriamente di non farlo, ma lui rispose ridendo forte e continuò a farlo, anche più di prima! Quindi alla fine ero diventata un’artista praticante, ma non ho mai dovuto confrontarmi con la decisione di esserlo, è stata un’esperienza bellissima con me stessa.
…Era una di quelle situazioni magiche umane che possono venirsi a creare, come mi è successo di sperimentare anche quando frequentavo il corso di Garutti. A volte nella vita mi trovo in situazioni sociali in cui l’energia è potenziata, tutte le interazioni ne sono cariche, e succedono più cose. Per esempio, la maggior parte degli studenti della classe di Garutti del 1994 sono diventati artisti professionisti.
Da “Politica per caso: un’intervista a Paola Pivi” di Hou Hanru, pubblicata su “Paola Pivi”, monografia di Phaidon, 2022