ATP DIARY

Le visioni preziose di Peruffo | Intervista con Marta Martino

La vocazione artista che anima le sue creazioni orafe si avvicina se non collima con l’attitudine di una vera artista. E di fatto, Marta Martino non può essere definita solo una designer che si occupa di oreficeria. La sua visione parte da una formazione eclettica e sicuramente extra-accademica. L’abbiamo incontrata nell’azienda orafa Fratelli Bovo – […]

La vocazione artista che anima le sue creazioni orafe si avvicina se non collima con l’attitudine di una vera artista. E di fatto, Marta Martino non può essere definita solo una designer che si occupa di oreficeria. La sua visione parte da una formazione eclettica e sicuramente extra-accademica. L’abbiamo incontrata nell’azienda orafa Fratelli Bovo – diventata, in quasi quarant’anni, una tra le più importanti realtà nel panorama dell’industria orafa del vicentino – per scoprire le collezioni Peruffo, marchio che in pochi anni è diventato sinonimo di un tipo di oreficeria all’avanguardia con una profonda vocazione alla sperimentazione. Reduce da due vittorie all’importante fiera di settore Couture di Las Vegas –  Best In Debuting Award e The People’s Choice Award Peruffo è un marchio  innovativo e all’avanguardia che, grazie all’attitudine visionaria di Marta Martino, propone delle creazioni che sovvertono i canoni classici delle gioielleria.  

Seguo alcune domande alla Creative Director di Peruffo, Marta Martino —

Elena Bordignon: Arte, design, fashion projects, costume design: il tuo immaginario spazio in ambiti molto diversi, mantenendo sempre un filo rosso, una sorta di visione comune. In generale, quali sono le tue fonti di ispirazione? Cosa ti attrae della realtà che ti sta attorno?

Marta Martino: Come per ognuno di noi, quello che faccio è il risultato della mia vita di tutti i giorni, della musica che ascolto, di quello che leggo, scrivo o dipingo e del confronto con le persone che incontro e con le quali collaboro. Da sempre utilizzo segni essenziali, che in potenza abbiano qualcosa da dire. Metto sotto stress elementi basic, spingendoli all’estremo attraverso un processo di distorsione e ripetizione.
In generale sono interessata a forme che ritengo autentiche, e che riconosco come primordiali rappresentazioni di spinte interiori che appartengono a tutti. Questi segni sono come matrici, non hanno nulla a che vedere con il decoro e non sono il risultato di un virtuosismo perciò lasciano spazio di interpretazione. In qualche modo poi il lavoro ispira se stesso. Il processo creativo per me è un flusso costante di ricerca di risposta, di possibile “soluzione”. Sono attratta dai concetti di “libera scelta”, costrizione, condizionamento, censura e dalla ricerca di un possibile ordine, di una soluzione che riconosca il caos come inevitabile e come parte della soluzione stessa.

EB: Le tue prime produzioni sono state nel mondo della moda. Il tuo stile sembra legato ad una società futuribile, fluida e in continuo cambiamento. Che immaginario volevi creare attorno alle tue creazioni?

MM: La moda mi ha sempre divertito come specchio di uno stile personale, identitario. Una forma di espressione alla quale ho sempre dato peso riconoscendola come passaggio obbligato per tutti. Ma penso che per me il mondo del fashion sia stato più che altro una palestra creativa. È un mondo iper veloce, nel bene e nel male, in continuo cambiamento, che ha dato ritmo alla mia ricerca espressiva.

EB: Da alcuni anni lavori per Peruffo: un’azienda che da quasi quarant’anni è diventata un’importante realtà nel panorama dell’industria orafa del vicentino. Cosa ti ha spinto a confrontarti con il mondo dell’oreficeria? Quali punti in comune hai condiviso con Peruffo?

MM: Sono stata messa in contatto con Enrico Peruffo – Ceo di Fratelli Bovo – mentre era alla ricerca di una figura che lo aiutasse a sviluppare un nuovo brand e che non arrivasse dal mondo della gioielleria. Aveva già intuito ci fosse un gap da colmare in un settore che lo vedeva coinvolto da poco tempo nell’impresa di famiglia. Mi è sembrata da subito una bella sfida, nonostante le difficoltà iniziali per allineare backgrounds differenti. Enrico ed io abbiamo in comune la voglia di rompere gli schemi evitando di cadere nell’hype. Condividiamo una visione contemporanea, slegata da regole estetiche convenzionali. Dal primo giorno abbiamo lottato per creare un nuovo vocabolario in un settore un po’ sopito, dove c’era parecchio da riscrivere.

EB: Forme avanguardiste e mobili, soluzioni sperimentali e libere da convenzioni. La particolarità di Peruffo è l’originalità delle sue collezioni. Dal tuo punto di vista, cosa rende il marchio Peruffo così innovativo?

MM: Penso sia innovativo il fatto di essersi allontanati dal concetto della gioielleria classica, decorativa e di essersi rivolti ad un pubblico che oggi è molto più preparato e che ha voglia di cambiamento e di qualcosa che lo rappresenti. I nostri gioielli sono evoluti ma puliti, supportano una visione contemporanea, radicale e personale. Nonostante la complessità dei pezzi e delle loro soluzioni tecniche, conserviamo un’estetica esplicita, diretta e questo per me rimane uno dei punti di forza del brand.

EB: Stones, Club, Guitar, Studs, Chains, Slide, Ink e Square: hai lavorato a molte collezioni, ognuna con caratteristiche e soluzioni stilistiche molto differenti. C’è una collezione a cui sei particolarmente legata? Perchè?

MM: Sono particolarmente legata a SQUARE. Con questa collezione molto cruda e composta principalmente da piercings, è stato fatto il primo passo verso l’identità che cercavo per Peruffo, un primo incontro tra la mia estetica e le esigenze progettuali dell’azienda. Con SLIDE e GUITAR abbiamo fatto il salto più coraggioso in termini di innovazione, con l’introduzione di un movimento complesso che è poi diventato un cavallo di battaglia del brand Peruffo.

EB: Ogni collezione è presentata con un immaginario molto particolare. Peruffo si avvale di collaborazioni con fotografi e artisti. ATPdiary ha seguito, in particolare la collaborazione con Anna  Franceschini, ma citiamo anche il progetto di Jacopo Miliani. Come racconteresti questi collaborazioni? 

MM: Fin dall’inizio abbiamo aperto il brand a collaborazioni con diversi talenti, scelti per le affinità con le linee guida del brand. Il messaggio di rottura è passato anche dal modo in cui abbiamo scelto di presentare le collezioni e comunicarle.