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Jason Dodge – Coins and Coffins Under My Bed | Galleria Franco Noero, Torino

Testo di Cecilia Paccagnella — Con l’avvento di nuove tecniche e modalità di approccio nei confronti di un’opera d’arte – che portarono inevitabilmente a metterne in discussione il significato intrinseco – nel corso del secondo Novecento numerosi artisti decisero di allargare i propri orizzonti e di andare alla ricerca di una propria risposta al quesito […]

Jason Dodge – Coins and Coffins Under My Bed | Courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Lawrence Weiner, artist books, 1968-2005 23.002
Gerhard Richter, Editions, 1965-2012

Testo di Cecilia Paccagnella

Con l’avvento di nuove tecniche e modalità di approccio nei confronti di un’opera d’arte – che portarono inevitabilmente a metterne in discussione il significato intrinseco – nel corso del secondo Novecento numerosi artisti decisero di allargare i propri orizzonti e di andare alla ricerca di una propria risposta al quesito “Cosa è arte?”. Dal ready-made agli happenings, il filo conduttore rimase pressoché invariato: un’esigenza sempre più concreta di far confluire arte e vita. 
Su suolo italiano, negli anni Sessanta perseguirono questo obiettivo gli esponenti dell’Arte Povera, prediligendo materiali giust’appunto “poveri”, annessi a momenti performativi di cui oggi rimane il ricordo grazie alle fotografie. In un clima di contestazione, gli artisti sentirono l’esigenza di mettere in discussione il ruolo delle istituzioni, realizzando opere che – salvo alcune eccezioni – non potessero essere musealizzate.
Da un certo punto di vista, Jason Dodge – classe 1969 – sembra portare avanti questa riflessione nella sua ultima mostra presso la galleria torinese Franco Noero, dove espone una serie di installazioni decisamente non convenzionali.
A primo impatto, l’attenzione gravita esclusivamente attorno alla presenza di api morte in ogni stanza e in ogni lavoro, provocando reazioni emotive poco gradevoli miste ad interrogativi e tentativi di comprendere le motivazioni che hanno spinto l’artista ad associarle a gemme colorate e preziose. Tale accostamento, infatti, lascia interdetti tanto quanto affascina, e risulta ancor più peculiare se si ridimensiona lo sguardo e si osserva come e dove è stato disposto: all’interno di teche, vetrine e plinti messi a disposizione per l’occasione da diversi musei – Castello di Rivoli, Rivoli-Torino; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; GAM di Torino; Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino; Pinacoteca Agnelli, Torino; Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen tra gli altri. 

Louise Bourgeois, Untitled, 2003, needlepoint and woven fabric
Jason Dodge – Coins and Coffins Under My Bed | Courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Medardo Rosso, Rieuse, 1890, wax

Al posto di vasi antichi, manoscritti, opere di Paul Gaugin, Louise Bourgeois, Carlo Mollino e Medardo Rosso, Jason Dodge pone insetti privi di vita e materiali preziosi, i coins and coffins under my bed, ai quali restituisce dignità e valore, elevandoli alla pari di ciò che viene solitamente custodito all’interno di istituzioni museali. 
Questo meccanismo di sostituzione offre la possibilità di mantenere al contempo l’essenza di ciò che c’era e la concretezza di ciò che ora c’è, andando a sottolineare il rapporto tra passato e presente, dove l’uno non esclude l’altro, bensì si completano e interagiscono tra loro. Pertanto, la mostra è presentata come una personale dell’artista e come una collettiva, poiché su ogni lavoro è stato scelto di lasciare le descrizioni originali. 
Una prima chiave di lettura, dunque, può essere legata alla questione dei cambiamenti climatici, ovvero all’incidenza dell’attività umana sulla natura: gli esseri viventi sono destinati a scomparire, mentre la materia rimarrà pura e preziosa, inalterata e spettatrice. Di fronte ad un simile scenario, l’arte non può nulla, se non farsi da parte. Tale interpretazione, per quanto pessimistica, è da accogliere come un invito a riflettere e a non voltare le spalle a ciò che sta succedendo, per esempio guardando da vicino delle api morte.
La seconda chiave di lettura, invece, è di matrice prettamente culturale e ruota attorno diverse considerazioni: da un lato, Jason Dodge sembra quasi ci voglia ricordare il valore della storia e il peso delle nostre radici, che ci sono e restano nonostante non si vedano; dall’altro, sembra interrogarsi sul ruolo della cultura in sé e, nello specifico, dell’arte – cosa vedranno custodito sotto teca le generazioni future? Cosa lasceremo loro di davvero prezioso e degno di non essere dimenticato? 
Spunti che aprono a innumerevoli interpretazioni, se solo ci si concede di andare oltre.

Carlo Mollino, Il messaggio della camera oscura, typewritten manuscripts, 1943
Paul Gauguin, Grotesque Head, ca.1895, glazed earthenware
Agnus Dei and Reliquaries from 18th and 19th century France, Italy and Germany
Jason Dodge – Coins and Coffins Under My Bed | Courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Medardo Rosso, Testa di antico romano, 1896, Matiére romaine
Jason Dodge – Coins and Coffins Under My Bed | Courtesy Galleria Franco Noero, Torino
Sacred Hearts from 17th and 18th century France
Paul Gauguin, Head of Young Girl, 1893-1894, unglazed stoneware