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Mario Lupano. Erbario 900 | aarduork, Venezia

Testo di Giulia Menegale — Inaugurata in concomitanza all’apertura della XVIII Biennale di Architettura, “Erbario 900” è il decimo episodio del programma di mostre ospitato da aarduork, spazio indipendente attivo a Venezia dal 2020, curato e gestito da Mario Ciaramitaro e Alberto Restucci. Come riporta la targa placcata in ottone, posta a manifesto sulla soglia […]

Mario Lupano, Erbario ‘900 – Crediti fotografici Oleksandra Horobets

Testo di Giulia Menegale

Inaugurata in concomitanza all’apertura della XVIII Biennale di Architettura, “Erbario 900” è il decimo episodio del programma di mostre ospitato da aarduork, spazio indipendente attivo a Venezia dal 2020, curato e gestito da Mario Ciaramitaro e Alberto Restucci. Come riporta la targa placcata in ottone, posta a manifesto sulla soglia dello spazio, aarduork è un project space dedicato agli artisti, e in particolare a quei progetti che non hanno ancora trovato una forma definitiva, o che non è scontato che ce l’abbiano. Questo è il caso della mostra di Mario Lupano, noto storico e docente di architettura contemporanea allo Iuav di Venezia, in occasione della quale traduce in forma espositiva una personale riflessione sul Novecento. Il cosiddetto secolo breve è qui narrato a partire dall’erbario, che lui stesso ha composto nel corso degli anni Sessanta, quando ancora adolescente viveva nella casa di famiglia a Casale Monferrato, in Piemonte. Particolarmente originale è stata la riorganizzazione dello spazio espositivo che Lupano ha proposto per la mostra. Installando pannelli di tessuto mobili perpendicolarmente l’uno all’altro, ha delimitato all’interno di aarduork più sezioni espositive che rendono intima la consultazione dei materiali da lui stesso collezionati nel tempo. Passando da una stanza all’altra, si ha la sensazione di essere all’interno di un Cabinet de Curiosités ispirato al Novecento italiano, più che di fronte a una raccolta organizzata e sistematica di documenti storici. Disposte per unità tematica,  su un tavolo in acciaio, alcune cartoline degli anni Trenta e Sessanta ritraggono edifici e mezzi di trasporto immersi in atmosfere semideserte. Altre ancora raccontano di paesaggi iperaffollati, dove i volti degli individui scompaiono in mezzo a scene di consumo di massa. L’illuminazione bassa dei neon riattualizza la presenza dell’occhio che le ha indagate e studiate una a una, in maniera chirurgica.

Nella stessa stanza, sono stati esposti dei numeri di riviste pornografiche e erotiche degli anni Sessanta e Settanta. Su una di queste, Man, si legge “Un’inchiesta senza precedenti: geografie dell’Italia perversa”, un titolo ritraente un’Italia che muta anche nei costumi, sfidando i propri taboo. Nella stanza adiacente, è stato allestito l’erbario personale dell’artista, opportunamente custodito in una cassettiera dall’aspetto antico. Alcune delle schede escono dai cassetti lasciati aperti, altre sono state adagiate lungo un tavolo. Sospesi alle pareti della stanza, Lupano ha fissato alcuni box che mostrano una rappresentazione del Modulor di Le Corbusier, un prezzario dell’Eternit, alcuni saggi specialistici. Né didascalie, né testi introducono il pubblico ai materiali in esposizione. L’’ingrandimento di dettagli selezionati, o lo svelamento di immagini di backstage, sono tecniche che rivelano più informazioni su come le immagini siano state costruite, tralasciando di raccontare con precisione invece cosa queste effettivamente rappresentano. In “Erbario 900”, le immagini sono il punto di arrivo e di partenza di ogni tentativo di comprensione. Non è tuttavia necessario sapere che Casale Monferrato fosse uno dei principali siti produttivi di manufatti in cemento-amianto d’Europa, almeno fino agli anni Ottanta, per avvertire un violento corto circuito  tra l’erbario, i diffusi riferimenti alla produzione dell’Eternit in Italia, e i pattern floreali applicati ai pannelli mobili che modulano lo spazio. “Erbario ‘900” trasforma le immagini raccolte da Lupano in luoghi simbolici per l’evocazione di una sezione di storia, che chiunque abbia vissuto in Italia negli ultimi cinquant’anni inevitabilmente conosce, o condivide nel personale. L’Eternit appare qui come una metonimia per indicare il Novecento, secolo caratterizzato dalla promessa di democratizzazione del progresso e dell’avanzare del benessere comune – aspirazioni alle quali oggi inevitabilmente guardiamo con la consapevolezza delle conseguenze che ancora scrivono la trama del presente.  

Mario Lupano, Erbario ‘900 – Crediti fotografici Oleksandra Horobets