ATP DIARY

Posture del riposo: Prelude to an Institute of Rest(s) di Alix Eynaudi & Guests

Testo di di Paolo Gabriotti — Tra sabato 3 e domenica 4 dicembre, in un appartamento nobiliare di Palazzo Vizzani, oggi sede di Alchemilla, ha avuto luogo un insediamento fugace – perché gesto temporaneo ma anche di fuga, tanto dai ritmi della quotidianità che dalle modalità dell’evento artistico – messo in atto dalla danzatrice e […]

Alix Eynaudi & guests – Prelude to an Institute of Rest(s) – Jason Dodge – They lifted me into the sun again and packed my skull with cinnamon – Fuga di uccelli – Bologna 2022 – courtesy the artist and Xing -ph. Luca Ghedini
Alix Eynaudi & guests – Prelude to an Institute of Rest(s) – Bologna Xing-Palazzo Vizzani – 2+3.12.2022 -ph. Luca Ghedini, courtesy Xing

Testo di di Paolo Gabriotti

Tra sabato 3 e domenica 4 dicembre, in un appartamento nobiliare di Palazzo Vizzani, oggi sede di Alchemilla, ha avuto luogo un insediamento fugace – perché gesto temporaneo ma anche di fuga, tanto dai ritmi della quotidianità che dalle modalità dell’evento artistico – messo in atto dalla danzatrice e coreografa Alix Eynaudi, insieme a Xing e in compagnia di diversi ospiti: Prelude to an Institute of Rest(s).

Una “pratica coreografica di studio collettivo”, come l’ha definita l’artista, dedicata al tema del riposo, o meglio alle forme, valenze e strategie plurali che il riposo può assumere, come sembra suggerire la parentesi finale nel titolo. Nell’introduzione a un testo programmatico pubblicato per l’occasione, Eynaudi fornisce subito alcune coordinate per accedere alla sua proposta. Una rivendicazione, “interrogare e complicare le nozioni di riposo così come vengono praticate, re-immaginate, narrate, consentite o sconfessate nell’età della performance”. Una prospettiva, che “il riposo figuri sia come modalità di indagine che come posizione metodologica, più che oggetto di studio”. E un’urgenza, “la necessità di trovare condizioni per vivere in termini migliori di quelli che ci sono offerti”.

A Bologna, Eynaudi ha presentato appunto un preludio al progetto, che si promette di proseguire per altri due anni e che vede il coinvolgimento di ospiti provenienti da diverse aree disciplinari. In questa occasione, l’artista visivo Jason Dodge, i danzatori e coreografi Hugo Le Brigand, Marc Lorimer e Marco Mazzoni, il curatore Raimundas Malasauskas, la designer An Bruegelmans e la ricercatrice Paula Caspao. A cui si aggiungevano ulteriori invitati,l’installazione di Dodge They lifted me into the sun and packed my skull in cinnamon, il film di Caspao Mute Poem e due precedenti lavori di Eynaudi: la danza BRUNO e il libro Noa & Snow, risultato finale di un progetto anch’esso durato due anni e legato a una forma collettiva di “studio in pratica”.

Come si può immaginare dalla lunga lista di nomi e dalle intenzioni di partenza, Prelude to an Institute of Rest(s) ha finito per coinvolgere l’intero appartamento storico di via Santo Stefano, estendendosi non solo alle sale dedicate allo spazio più propriamente scenico, ma coinvolgendo anche luoghi appartati, come il salotto, la cucina, in continuità con gli studi d’artista ospitati da Alchemilla. Un gesto di apertura collettiva al pubblico, che risulta però difficile da descrivere, se non nella forma di un fenomeno ambiguo e a bassa intensità, rendendo immediato il tentativo di riflettere contemporaneamente sul e il riposo. Carattestica resa ancora più percepibile dalla scelta di aprire al sabato sera, in una data inoltre condivisa con diversi opening espositivi, chiedendo a chi era in visita di fermarsi e acclimatarsi alla specifica temperatura dell’evento, o di andare via con poco o nulla in mano.

Alix Eynaudi & guests – Prelude to an Institute of Rest(s) – Bologna Xing-Palazzo Vizzani – 2+3.12.2022 -ph. Luca Ghedini, courtesy Xing

Questa “prima fuga di una ricerca rarefatta” – in inglese “non-eventful research”, termine che evoca esplicitamente l’immagine di un evento debole, di una manifestazione-senza-evento – si presentava ambiguamente, perché attraversata da continue interazioni tra i materiali presenti, ma era articolata in modo abbastanza chiaro: una sala d’accoglienza, con il film Mute Poem, assieme ad alcune pubblicazioni di poesia contemporanea (Fivehundred places, serie curata da Jason Dodge); degli ambienti di raccordo, in cui erano disseminati oggetti in pelle di Bruegelmans, oltre a quaderni con piccoli interventi di scrittura e collage, da utilizzare sul posto o portare via con sé; e tre saloni dell’appartamento, segnati da cumuli di calendule secche, forchette e batterie tripla A, oltre a file ordinate di farina, arance, infusi e prodotti per la pulizia della casa e del corpo. Una comune spesa al supermercato, ma non una qualsiasi, trovata da Dodge è stata proposta a tre degli ospiti – Le Brigand, Malasauskas e Mazzoni – perché ne interpretassero l’installazione, triplicandola in una sala ognuno, ulteriormente indotti da una partitura di Eynaudi: The sculpting of a mood, acknowledging its (ordinary) hauntings, thinking in draft

L’intervento – che si inserisce nell’uso straniante che Dodge fa di oggetti e sottoprodotti delle nostre vite inscrivendoli in paesaggi che si potrebbero definire eco-mentali – è legato all’interesse dell’artista americano nei confronti dell’atto di traduzione e immaginava i tre interpreti come traduttori alle prese con un testo equivoco, una “sorta di balbuzie”, che oltre alla lista della spesa includeva anche l’affisione per la città di un assurdo volantino per il ritrovamento di un rapace fuggito (al cui numero telefonico – per chi non l’avesse composto – rispondeva l’Agenzia Spaziale Europea). Le stanze presentavano infine differenti porzioni del libro composito Noa & Snow (BOAM DIA BOA TARDE BOA NOITE, 2022) e a rotazione, senza preavviso e per una manciata di minuti, venivano vistate da brevi estratti coreografici dello spettacolo BRUNO. Eynaudi, Le Brigand e Lorimer, in duo o trio, comparivano declinando una danza di contatto, di attenzione verso l’altro, di cospirazione e conduzione. Un movimento che entrava e usciva di scena nel silenzio, lasciando nuovamente la sala a sé, e non presentandosi affatto il secondo giorno.

C’è molto da descrivere, tra ospiti ed elementi coinvolti, ma la realtà è che di primo impatto l’evento si manifestava fievolmente, un fenomeno a bassa intensità, che è sembrato esprimersi come un lento sprofondamento. In una sequenza anticlimatica di stanze, si rivelava nelle leggere variazioni tra le tre installazioni, comunque defilate e ad altezza piedi, in momenti estemporanei di danza e nella presenza di materiali che chiedevano un’attenzione prolungata, come il video o i libri, tra cui anche alcuni testi scelti dagli interpreti della sala. Solo approfittando della calma si poteva  per esempio comprendere Prelude alla luce anche del progetto precedente, Noa & Snow. Il libro, realizzato in collaborazione con la graphic designer Goda Budvytytė, riunisce i materiali collezionati durante i due anni di durata di questo “poema collettivo” e i relativi nove appuntamenti ospitati dal Volkskundemuseum di Vienna: un programma pubblico in cui, in modo simile a Bologna, Eynaudi coinvolgeva figure provenienti da pratiche performative e discorsive per generare una riflessione condivisa su vari sistemi di organizzazione del pensiero e del corpo. Nel libro, le diverse sezioni si fagocitano a vicenda, declinando senza un ordine preciso le Vignettes, brevi saggi critici a firma di Paula Caspao, le Public Mediations, testi poetici attraverso cui veniva formulata la proposta di ogni appuntamento pubblico del progetto, le Protextions, ulteriori contributi tra scrittura, disegno e collage, a cura dei vari ospiti che vi hanno preso parte, infine la sezione più grafica e fotografica, che coglie alcuni scatti delle performance e una tassonomia di elementi coinvolti, come i costumi e gli oggetti di Bruegelmans. 

Alix Eynaudi & guests – Prelude to an Institute of Rest(s) – Bologna Xing-Palazzo Vizzani – 2+3.12.2022 -ph. Luca Ghedini, courtesy Xing

È solo nel desiderio di assecondare questo movimento, tra prolungamento della propria presenza e parallela assenza di un chiaro oggetto d’osservazione, ovvero incorporando posture e dinamiche del riposo, che lentamente emergeva la stratificazione dei materiali di studio, iniziata con Noa & Snow e giunta a Prelude, ma anche scelta per inaugurare una nuova serie di Xing, gli Istituti Nomadici. In una continutà d’iniziativa e comunità di intenti, Prelude entra infatti a sua volta a far parte della riflessione sulla condizione post-pandemica nelle Live Arts che Xing sta compiendo negli ultimi due anni, portando a conclusione il ciclo decennale del festival Live Arts Week e dando vita alla ricerca di nuovi formati ibridi e post-festival. Oltre agli Istituti Nomadici, che sembrano volersi situare al confine tra evento performativo e piattaforma di condivisione della ricerca, fanno già parte di questo nuovo ciclo gli Holes, raduni dislocati in differenti luoghi pubblici, che ne prevedono l’occupazione e ridefinizione transitoria, e la collezione di vinili d’artista Xong collection, dove il disco diviene spazio della performance e appuntamento per riunirsi attorno al live. Nuove forme nate in risposta alle condizioni operative segnate dalla pandemia, dall’impossibilità iniziale di incontrarsi che sta dietro alla nascita dei dischi, a fenomeni che si stanno acuendo, come il controllo e la direzione produttiva dello spazio pubblico e dell’attività sociale, messa in luce dagli Holes, così come la rarità di spazi di speriementazione e momenti di riflessione, paventati all’inizio un po’ ovunque ma subito soffocati dalla fretta di recuperare posizioni di partenza, rischiando di destinare la pandemia a essere un futuro rimosso sociale. 

Essendo alla prima iterazione, non è ancora chiara l’identità degli Istituti Nomadici, ma proprio nella loro prima manifestazione e nell’intreccio con Alix Eynaudi – che ritornerà a Bologna in un’ulteriore fase del progetto – si possono forse estrapolare alcuni punti focali che ne abbiano indirizzato la loro nascita. Nel testo programmatico citato in precedenza, l’artista mette in luce tre nozioni che segnano la fondazione di Institute of Rest(s) – e che probabilmente individuano la sua più ampia pratica, alla luce anche dei due anni di riflessione e condivisione di Noa & Snow – indicate da alcune parole chiave. Institute (istituto), termine con cui l’artista cerca di portare alla luce e incorporare nella stessa opera forme di cura verso quell’insieme infrastrutturale di dinamiche produttive, relazioni umane e lavorative che interessano il fare artistico. Indeterminacy (indeterminatezza), con cui sembra invece prendere in considerazione le condizioni e le implicazioni del rapporto opera-pubblico: “Quanto debole va resa una drammaturgia perché non organizzi una cospirazione per catturare l’attenzione ma piuttosto una cospirazione che non trami alcun obiettivo?”. Infine Shady, aggettivo che fa riferimento all’ombra e che l’artista utilizza in più accezioni, da quella figurata di opacità, all’evocazione di un luogo di riposo o della vitalità di spazi umbratili, come il sottobosco. Una proposta per una condizione di partenza da cui “sviluppare idee, carriere all’ombra di noi stessi, di altri, passando il tempo frequentandoci (in profondità), riposando sotto l’influenza di parole e altre danze”, che sembra riunire i primi due poli della produzione artistica (il farsi atto istituente) e delle modalità di creazione artistica e interazione pubblica (l’indeterminatezza) in un’unica prospettiva coreografica. In Prelude,il riposo diviene così  soggetto e postura da assumere collettivamente, in una integrazione tra riflessione critica e messa in pratica che sembra fare della parola “rest” anche un’abbreviazione poetica di “resistence”. Una pratica di resistenza da attuare in spazi e tempi in ombra, à l’abri des arbres (sotto il riparo degli alberi), e nell’ambiguità dei confini e dei corpi, à l’ombre les uns des autres (all’ombra gli uni degli altri).

Alix Eynaudi & guests – Prelude to an Institute of Rest(s) – Bologna Xing-Palazzo Vizzani – 2+3.12.2022 -ph. Luca Ghedini, courtesy Xing