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I (never) explain #150 — Daniele Di Girolamo

Sending a Letter for Sanding Words, 2022 Quebéc, settembre 2021.Stavo lavorando con il fotografo Carlo Lombardi  su un progetto di residenza artistica lì e un giorno arriva con questa citazione “dovrò trascorrere la mia vita cercando di capire la funzione del ricordare, che non è il contrario del dimenticare, piuttosto il suo parallelo. Noi non […]

Daniele Di Girolamo -Sending a Letter for Sanding Words, 2022 Sabbia di mare, alluminio sabbiato e modellato, pelle in plastica, plastica modellata, frammento essiccato di pianta, motori, cavi. Dimensioni ambiente. veduta dell’installazione, Quotidiana – Portfolio, Museo di Roma, Palazzo Braschi, 14 ottobre – 13 novembre 2022, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, foto Carlo Romano

Sending a Letter for Sanding Words, 2022

Quebéc, settembre 2021.
Stavo lavorando con il fotografo Carlo Lombardi  su un progetto di residenza artistica lì e un giorno arriva con questa citazione “dovrò trascorrere la mia vita cercando di capire la funzione del ricordare, che non è il contrario del dimenticare, piuttosto il suo parallelo. Noi non ricordiamo, noi riscriviamo la memoria così come la storia è riscritta.”dal film Sans Soleil di Chris Marker, (1983). É una cosa che ci si appiccica addosso. Stavo ragionando in quel periodo sull’estrarre la memoria sonora dai materiali coinvolti nelle installazioni.

Tornato in studio a Malmö, lavoravo a nuove versioni di alcuni bastoni della pioggia automatici, ovvero dei cilindri cavi che ruotando su se stessi facessero collidere dei frammenti di pietre al loro interno, generando così un suono simile alla pioggia. Scelgo della plastica semi trasparente, di quella ondulata usata per le tettoie (mi divertiva l’accostamento tetto-pioggia) e creo i miei cilindri con motore e tutto il resto. Dopo vari tentativi purtroppo il suono non era soddisfacente. Il problema maggiore era una non continuità del suono, data dal modo in cui avevo modellato la plastica: praticamente avevo chiuso verso l’interno quelli che erano originariamente strisce rettangolari. Le due estremità lunghe creavano una sorta di paletta all’interno del cilindro che andava a raccogliere tutti i frammenti ( come un mulino che raccoglie l’acqua) e questo creava una pausa per poi rilasciarli in uno scroscio tutti insieme. Questo scroscio mi dava fastidio, ma ascoltandolo a lungo per cercare una soluzione, alla fine mi sono accorto che quel ritmo era del tutto simile a quello della risacca e in particolare a delle onde su di un bagnasciuga con della sabbia non troppo fine. A quel punto corro in spiaggia, setaccio un po’ di questa graniglia di sabbia e la inserisco nei bastoni. Il suono migliora decisamente, è più ricco. Ne costruisco altri e alla fine ottengo quattro di questi bastoni rotanti e un ritmo sempre diverso del suono della risacca. Tutto diventa allora come se la sabbia stesse ricordando il posto da cui proviene. L’estrazione della memoria sonora dal materiale accade proprio lì, concretamente.

Hai presente quando vivi un esperienza forte, che sia un bellissimo incontro od un lutto, e che resta in te e che continui costantemente a rielaborarla?
È come se il processo del ricordare sia una costante reinterpretazione della realtà. Certe cose le ricordi più volentieri, altre preferisci dimenticarle, e tutto questo un pezzettino alla volta. É come se il ricordare qualcosa diventa il riscriverla, e il processo del ricordare leviga continuamente la realtà. Nel tempo cambia l’immagine che hai di una persona, le dinamiche di un certo momento, eccetera. Allo stesso modo il suono dell’installazione, ovvero la memoria della sabbia, è in continuo mutamento.

Daniele Di Girolamo -Sending a Letter for Sanding Words, 2022 Sabbia di mare, alluminio sabbiato e modellato, pelle in plastica, plastica modellata, frammento essiccato di pianta, motori, cavi. Dimensioni ambiente. (dettaglio), Quotidiana – Portfolio, Museo di Roma, Palazzo Braschi, 14 ottobre – 13 novembre 2022, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, foto Carlo Romano

Poi volevo immergere in questo ambiente sonoro delle sculture che avessero l’ingombro di due corpi, non per forza umani, e che fossero stesi a terra toccandosi, come inondati da questo suono, ovvero sommersi da questo processo del ricordare. Dovevano essere due e non un corpo perchè il ricordare è sempre in relazione a qualcos’altro o a qualcun’altro. Piego due lastre di alluminio in modo simile alla plastica. Ad una delle due, quella più curvata, si viene a creare uno spazio interno che si vede poco perché è il lato rivolto al pavimento. Questo spazio mi fa pensare ad un luogo intimo e protetto, ed allora per accentuare questa sensazione lo rivesto con una finta pelle giallina, di quelle che si usano per i divani, mettendola a strisce orizzontali che mi dicono ricordano un po’ delle vertebre morbide. Questo spazio interno alla fine risulta più accogliente, nascosto e protetto dal corpo di alluminio esterno più freddo. In pratica uno spazio interiore di cui prendersi cura. Tratto la superficie dell’alluminio con un processo di sabbiatura, che è un procedimento industriale molto usato per la pulizia superficiale dei metalli tramite l’uso di graniglie, o appunto sabbie, di vari materiali. La sabbia, in qualche modo, torna di nuovo. Per le sculture volevo ottenere una texture e dei volumi organici ma il risultato finale mi ricordava quello di una carta un po’ stropicciata, magari quella di una brutta copia o di una lettera un po’ vissuta. Allo stesso modo dei bastoni ho dovuto dare più attenzione al materiale e meno all’idea di partenza. Questa sembianza di carta mi ha fatto pensare alla scrittura in relazione con la memoria.  Quando stiamo scrivendo qualcosa di molto importante le parole vengono aggiustate, riscritte, ripulite per trovarne le giuste forme. Appunto levigate. E quello che scrivi, che sia rivolto a te stesso o a qualcun’altro, va a rimodellare inevitabilmente la percezione che hai di quella realtà passata e presente. Trovavo delle assonanze con il processo del ricordare. Da qui mi viene il titolo Sending a letter for sanding words.  “Sanding” in inglese sta per “levigatura”.

Mentre lavoravo a queste sculture c’era in studio un ramosciello con le foglie di un rosso vino. Queste, seccandosi, si sono raccolte su se stesse andando a nascondere la parte interna di ogni foglia che è molto più vivida della sua parte esterna, più grigia bianca. Questa forma risuonava tantissimo con la scultura con il rivestimento in pelle perché entrambe davano le stesse sensazioni di raccoglimento e fragilità, assumendo appunto la stessa posizione per proteggere la loro parte interna,  in un atto tendenzialmente intimo. Allora ho deciso di lasciarla così com’era in studio, ovvero incastrata in una piccola L di acciaio. Tutti i materiali erano in rima l’un l’altro, e il lavoro si è chiuso.

Vengo contattato a giugno dalla Quadriennale di Roma e da Gian Maria Tosatti che ne è il direttore artistico. Propongo questo lavoro e sono contentissimo che sia piaciuto: ora è esposto a Palazzo Braschi a Roma fino al 13 Novembre nella sezione Portfolio dedicata agli artisti under35 a cura di Gaia Bobò, in occasione del programma Quotidiana, promosso dalla Quadriennale di Roma.

Daniele Di Girolamo -Sending a Letter for Sanding Words, 2022 Sabbia di mare, alluminio sabbiato e modellato, pelle in plastica, plastica modellata, frammento essiccato di pianta, motori, cavi. Dimensioni ambiente. veduta dell’installazione, Quotidiana – Portfolio, Museo di Roma, Palazzo Braschi, 14 ottobre – 13 novembre 2022, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, foto Carlo Romano

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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Nelle precedenti pubblicazioni hanno contribuito Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi