Artista selezionato da Simona Squadrito*
Penso alla pittura immaginando di procedere su una linea più o meno retta dove i quadri si presentano come uno la conseguenza dell’altro e il precedente dà il via al successivo. Qualche volta i soggetti ritornano dopo anni o dopo mesi, creando collegamenti in modo involontario, intrecciando relazioni che evadono da questa linearità: parentele automatiche sviluppate nel bacino di immagini a cui faccio riferimento, che è sempre lo stesso pur essendo in divenire – suggestioni che si aggiornano attraverso l`ampliarsi di questo insieme che cresce parallelamente alla mia vita – scavando indietro e proiettandomi in avanti, come se le immagini corrispondessero ad un pensiero latente che non appartiene solo al mondo passato dei ricordi, ma a delle visioni che sono proprie al futuro e per questo motivo, per non essere puntuale ad un momento presente, lo svincolano da ogni tempo.
Le immagini di cui parlo sono raccolte, prelevate come da una stagione di vendemmia dalla vasta e sterminata cisterna di materiale visivo di cui tutti noi collaboriamo alla produzione.
Scelta una di queste successioni di medesimi soggetti parlo ora del suo elemento centrale, il quadro Meloni (2021), chiave di volta di questa narrazione-campione.
La partenza è un’immagine con tre fette adagiate su un piatto quadrato, visione di un pranzo d’estate. Mi piace questo tipo di arancione che dà pasta ai tre spicchi e qui in modo prevedibile definisce il melone arancione, così come la mela è rossa – è forse l’unico colore che uso solo – come spremuto direttamente dal tubetto, concentrato finale di un breve momento di attenzione.
L’olio è steso con un pennello solo un po` più largo di quello che avrebbe permesso di definire con precisione i contorni e gli spazi, ma che delinea una porosità propria al frutto.
Lo sfondo rosa è unto e segue la stessa gestualità che ha descritto le fette, delimitando campi e creando forme piene lasciando vuote frazioni di grigio che sono le ombre delle bucce e parti di sfondo.
Guardando i segni del pennello sentivo allora e sento ancora un appetito per la pittura, che credo sia la parte migliore della pratica, ed è per questo motivo che vorrei il quadro fosse visto da vicino.
Nella narrazione questo quadro sta nel mezzo, ha un precedente e un successivo.
Melone (2018) è di più facile lettura e per questo motivo è apprezzato. Ha aiutato la comprensione degli altri, una fermata vagamente euforica nella sequenza dei dipinti.
Lo guardo per l’energia del colore, come un momento di semplicità in una successione di melma.
Scelgo i quadri difficili per la loro vaghezza e composizione di toni nei toni, mi piace quando la pittura è meno diretta, meno descrittiva, per questo con Meloni (2021) ho deciso di ripensare il soggetto provando a renderlo diversamente mio.
Il quadro è stato presentato in occasione della collettiva Dog in The Window presso la A+B Gallery di Brescia, insieme al successivo Meloni (2022), terzo e ultimo di questo racconto. I due dipinti, sono stati esposti sulle due pareti orizzontali che definiscono gli accessi opposti tra una e l’altra stanza, non rendendo possibile la loro osservazione simultanea. Guardo al grado di pressione di quest’ultima tela, gli spicchi sono quasi come disegnati, prima e poi riempiti, mentre il ritaglio dell’ombra è lasciato libero.
Mi piace scrivere le stesse cose in molti modi, si tratta di voler considerare il problema della forma e renderlo la migliore parte di linguaggio che la pittura possa avere; è un approccio alla questione della sintesi: qualche volta la forma si coglie per difetto, quasi togliendo ogni argomento. La disponibilità alla pratica prova a descrivere la prodigalità che necessita questo mezzo, che rimanendo povero e asciutto si compie nella sua ripetizione, raggiungendo il controsenso di una descrizione sempre diversa del medesimo soggetto attraverso l’uguale ma infinita libertà nell’utilizzo della materia.
Ha collaborato Simona Squadrito*
Per leggere gli altri interventi di I (never) explain
I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.
Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi