La lettera racconta di lontane case costruite nel deserto, di impermeabili sdruciti e di amori ambigui. La lettera a cui mi riferisco è, in realtà, una bellissima e struggente canzone scritta nel 1971 da Leonard Cohen e contenuta nel suo album Songs of Love and Hate. Il titolo della canzone è Famous Blue Raincoat e racconta la storia di un triangolo amoroso tra chi scrive la lettera, una donna di nome Jane e il destinatario della lettera, citato nella canzone come “il mio fratello, il mio assassino”.
Coinvolgente e spontanea, cantata con una sacralità vocale che solo il grande cantautore canadese può generare, questa canzone ha influenzato l’immaginario di Alice Ronchi, nel suo ultimo progetto per la galleria Francesca Minini a Milano (fino al 29/07). Nel trasporto emotivo delle note della canzone, Ronchi ha dato come titolo alla sua mostra With a rose in your teeth (Con una rosa tra i denti), un’immagine che Cohen associa al suo fratello-assassino (Well I see you there with the rose in your teeth, One more thin gypsy thief), mentre, per la Ronchi, quest’immagine ha suscitato ben altre visioni.
Scrive Joel Valabrega nel testo che accompagna la mostra: “Con questa immagine l’artista esprime il desiderio di richiamare una figura femminile che si offre all’altro, desiderosa di compiacere e di essere amata, impavida e fragile allo stesso tempo. L’immagine della rosa, fiore delicato e allo stesso tempo potenzialmente pericoloso, rivela l’audacia di chi l’afferra. Questo fiore inoltre ha un significato intimo per l’artista, poiché le donne della sua famiglia per generazioni si sono tramandate l’amore per la coltivazione delle rose antiche.”
Intimità, gentilezza e dolcezza: Ronchi sembra dichiarare – anche a parole “è ciò che desidero più di tutto, toccare delicatamente lo spettatore, accarezzarlo dolcemente e condividere qualcosa che per me è puro e innocente” – queste emozioni e stati d’animo con una mostra dai toni pastelli, dominata da forme semplici ed elementari.
Nella prima sala siamo accolti da otto dipinti che mostrano forme organiche tondeggianti dipinte su sottili fogli trasparenti sovrapposti e racchiusi in una cornice di plexiglass.
Bianco, biacca, avorio, beige, gesso, azzurro, giallino, rosa: come presenze-assenze questi colori, veicolati da forme molli e ambigue, raccontano per leggeri tocchi, pensieri evanescenti, incontri sfuggenti, una dimensione onirica che si confonde con il dormiveglia.
Se le forme – e lo sono – espressione di stati d’animo, ciò che racconta la Ronchi appartiene alla leggerezza delle emozioni, alla grazia che, quando è percepita, disarma e lascia ammutoliti.
Oltre a questa serie di otto dipinti, completa la mostra la scultura Talismano: un arco solare in ottone sostenuto da due colonne in marmo rosa del Portogallo. Questa opera può esser vista come un ideale arco che sostiene una costellazione tanto effimera quanto visionaria. Tutto si nasconde nelle intenzioni dell’artista che sembra disseminare, tra le dipinti e sculture, un’atmosfera di affettuosa umanità.
Così si spiega anche, in modo palese, l’ultimo lavoro che chiude la mostra: un arco formato da una frase, scritta con una calligrafia infantile, Voglia di Tenerezza. Benché mi venga in mente, erroneamente direi, la pellicola strappalacrime del 1983, in realtà questa scultura, per l’artista, vuole mediare tra due mondi, quello dell’infanzia e quello lavorativo (las cultura è collocata nell’ufficio della galleria).
“La scelta di collocare l’opera in un ambiente lavorativo” scrive Valabrega, “sottolinea ancora una volta la volontà dell’artista di giocare sulla duplicità di emozioni: la spensieratezza e la leggerezza dell’infanzia in un dialogo inaspettato con il mondo del lavoro e degli adulti.”
Segnaliamo che l’artista partecipa anche al progetto I.D.E.A. Salento, residenza satellite di Cascina I.D.E.A., il progetto ideato dalla collezionista e mecenate Nicoletta Rusconi. Per il secondo anno consecutivo, Masseria Canali a Casarano, dimora privata del collezionista milanese Davide Meretti, apre i suoi spazi a I.D.E.A. Salento.
Alice Ronchi ha concepito un progetto in stretto dialogo con il contesto e i materiali della tradizione locale, attraverso l’esposizione di opere, in parte concepite ad hoc. A cura di Lorenzo Madaro, la mostra presenta opere della produzione più recente, in parte realizzate dopo un periodo di residenza e investigazioni in Salento, a stretto contatto con i luoghi e le geografie, ma anche con le antiche tessiture, dove ha individuato i supporti per due inediti dipinti astratti. Il concept alla base della programmazione di Masseria Canali attraverso I.D.E.A. Salento, infatti, è proprio l’esposizione di opere legate al luogo o comunque alla filosofia di questa architettura che è anzitutto luogo di progettualità, visioni, rispetto delle forme naturali o del contesto antropologico, paesaggistico e urbanistico del Salento.