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ALLUVIUM di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian | OGR a Venezia

Testo di Emma Drocco — “Presentare il lavoro degli artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian a Venezia non solo ha diverse risonanze con il contesto circostante ma sottolinea anche un naturale collegamento tra la città e la mission di OGR Torino” Sedimentazione culturale Il flusso, quello dell’acqua ma anche quello più astratto delle […]

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Giorgio Perottino for OGR Torino
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Courtesy the artists

Testo di Emma Drocco

“Presentare il lavoro degli artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian a Venezia non solo ha diverse risonanze con il contesto circostante ma sottolinea anche un naturale collegamento tra la città e la mission di OGR Torino”

Sedimentazione culturale

Il flusso, quello dell’acqua ma anche quello più astratto delle notizie è il tema centrale di Alluvium, un progetto realizzato a cura di Samuele Piazza per gli spazi del Complesso dell’Ospedaletto di Venezia in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, dal 23 aprile al 29 novembre 2022. 
Due, gli anni di processo creativo che sono stati necessari per raccogliere e filtrare le notizie di cronaca contemporanea e le immagini, scegliendo le più adatte ad essere trasformate in testimoni storici permanenti, impresse su supporti di terra ed argilla. 
Fin dal titolo, Alluvium, è un rimando all’argilla, ai detriti, ai sedimenti, un lavoro complesso che si presta a varie letture.
Tre artisti di base a Dubai, OGR Torino e la città di Venezia, ma cosa rende possibile questo delicato equilibrio? L’unicità del contesto veneziano è una delle chiavi di volta utilizzabile per comprendere meglio i il lavoro di questi artisti; “Venezia, infatti, per l’unicità della sua configurazione richiama da sempre la pratica dell’arte e del genio umano: sviluppata su più livelli a partire dalle palafitte che hanno reso edificabili le isole della laguna, è cresciuta su se stessa, in un palinsesto di restauri e costruzioni, nuove estetiche e contributi di diversi popoli che hanno portato a una stratificazione fisica della città e a una sedimentazione culturale continua”. 
Venezia è un ponte, i modelli islamici si intrecciano alla storia occidentale, un legame che fa parte della storia della città già dal Medioevo, come nota Ruskin in ‘le pietre di Venezia’, dove partendo dall’analisi dell’architettura veneziana, scrive la storia della città. 
Allo stesso modo le strutture che popolano il Complesso dell’Ospedaletto hanno molto da raccontare, frutto di un processo continuo di rielaborazione si mostrano allo spettatore in un momento di temporaneo equilibrio che può costantemente essere rielaborato.

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Andrea Rossetti for OGR Torino

Paesaggio di strutture, happening di molecole

Negoziare la propria presenza all’interno della composizione di opere, è il primo compito dello spettatore di Alluvium, che si ritrova all’interno di un precario paesaggio i cui elementi sono pittura e collage su piatti di argilla che si diramano sostenuti da barre di metallo sospese. Gli spazi del Complesso si trasformano nell’alveo di un fiume, su cui si sedimentano i resti del flusso di notizie ed immagini, provenienti principalmente da agenzie locali di Dubai ed integrate con quelle tratte dai media occidentali.
E come vengono scelte le immagini? Gli artisti agiscono come la corrente di un fiume, scostano le notizie più in superficie, più leggere e trattengono sul fondo quelle più dense, capaci di offrire una molteplicità di punti di vista con la loro complessità. 
Il risultato non permette di riconoscere i singoli fatti, ma proprio per questo sviluppa una nuova narrazione visiva in cui lo spettatore è chiamato ad inserirsi, viene proiettato nel flusso caotico di notizie, si confronta con una narrazione che è incompleta, complessa, incoerente, ma non solo, gli viene chiesto di riempire il vuoto che questi collage creano con un proprio livello di lettura. 
Il paesaggio di strutture che appare come una fitta rete immobile si scopre essere in realtà un happening di molecole in costante movimento, specchio della caotica condizione della vita quotidiana, un capo aperto dove testare le idee.
Condividono lo stesso spazio dell’opera le riprese dei bombardamenti in Israele o in Palestina, registrate dai media di entrambi le fazioni, un dialogo forzato che mette in dubbio qualunque possibilità di lettura univoca, campi di negoziazione e interazione, come gli artisti stessi definiscono le opere. 
“Le statue accadono, non sono create. Gli artisti considerano questi progetti come paesaggi, invece di inscriverli nella tradizione occidentale dell’installazione o dell’opera d’arte totale. Vita e arte si dissolvono”.

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Courtesy the artists

Coreografia condivisa

Alluvium è una coreografia sospesa completata dal girovagare degli spettatori che si confrontano con le composizioni sospese, ma è anche una collaborazione. Le opere sono realizzate dagli artisti con Mohammed Rahis Mollah, un fabbro di Dubai che mettendo a disposizione la sua conoscenza delle proprietà fisiche del metallo per realizzare le strutture, il suo è un ruolo fondamentale, quello di tradurre la coreografia condivisa con gli artisti in una monumentale partitura, che può essere letta dando vita a performance sempre nuove.
Immagini, collage, piatti in argilla, collaborano in una danza basata sull’improvvisazione; riprendendo la ricerca del Judson Dance Theatre e in particolare di Deborah Hay, prendendo spunto dalla sua volontà di disimparare per esplorare, solo in questo modo il movimento può essere esplorato in ogni sua forma.
Il risultato è un ritratto inedito del presente, rappresentato come un equilibrio tanto complesso quanto delicato, ogni struttura ha una propria coerenza e allo stesso tempo si relaziona con le altre, un ecosistema effimero tra vita e arte che merita di essere visitato.

 ALLUVIUM di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian
A cura di Samuele Piazza 
Un progetto di OGR Torino 

Con il sostegno di Fondazione CRT 
Con il contributo di Galerie In Situ-fabienne leclerc, Grand Paris
Fino al 27 novembre 2022 
Complesso dell’Ospedaletto – Barbaria de le Tole, 6691 Venezia

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Giorgio Perottino for OGR Torino
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Andrea Rossetti for OGR Torino
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, ALLUVIUM, 2020-2022. Courtesy the artists