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Biennale 2022 | Intervista a Bea Espejo, curatrice del Padiglione della Spagna

Intervista di Giovanni Kronenberg — Lo sbaglio non è un fallimento ma una possibilità. All’errore si rimedia, si attua una correzione, dando vita a qualcosa di nuovo. L’errore genera cambiamento, ha un forte potenziale creativo e generativo: Corrección, titolo del progetto dell’artista Ignasi Aballí per l’edizione 2022 della Biennale di Venezia, nasce dalla concezione “positiva” […]

SPANISH PAVILION_Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID
Panorama, Ignasi Aballí, 2022. Cortesía del artista, Caniche y AECID

Intervista di Giovanni Kronenberg

Lo sbaglio non è un fallimento ma una possibilità. All’errore si rimedia, si attua una correzione, dando vita a qualcosa di nuovo. L’errore genera cambiamento, ha un forte potenziale creativo e generativo: Corrección, titolo del progetto dell’artista Ignasi Aballí per l’edizione 2022 della Biennale di Venezia, nasce dalla concezione “positiva” dello sbaglio, che produce una nuova percezione dello spazio e del mondo che ci circonda. Aballí ridefinisce lo spazio architettonico del Padiglione della Spagna attraverso un duplice intervento: da un lato, ruota l’ambiente del padiglione di 10 gradi, dall’altro pubblica 6 guide della città di Venezia, ribaltandone l’immagine di museo a cielo aperto e di meta turistica per eccellenza. Corrección rappresenta “una sfida alla percezione dello spettatore”: la curatrice Bea Espejo ha raccontato in anteprima ad ATPdiary il progetto espositivo, il concept e la ricerca di Ignasi Aballí.

Veronica Pillon: “Corrección” è il titolo del progetto di Ignasi Aballí per il Padiglione della Spagna alla 59a Biennale di Venezia. La sua ricerca si concentra sulla “percezione”. Come è stata affrontata questa tematica nel padiglione?

Bea Espejo: Tutto il lavoro di Ignasi Aballí è una sfida alla percezione dello spettatore. La sua proposta per il Padiglione della Spagna alla Biennale di Venezia 2022 segue le orme di altri progetti in cui costruisce sottilmente un processo di interrogazione dello spazio espositivo, che si tratti di dipingere le pareti di un museo con diverse sfumature di bianco, o di tracciare pareti immaginarie per dividere un spazio indivisibile a priori. Spesso si appropria dello spazio e lo usa come materiale, vedendo ciò che gli offre: le sue caratteristiche, le sue possibilità, i suoi usi. Questo crea una situazione molto particolare per le sue mostre, ed è questo ciò che esattamente accade nel padiglione.

VP: Il progetto può essere definito come “una sfida all’attenzione e alla percezione dello spettatore”. Nello specifico, com’è stato trattato questo concetto in linea con i lavori precedenti di Ignasi Aballí?

BE: In continuità con i lavori precedenti, il lavoro per la Biennale si collega al progetto Senza titolo, presentato alla BlueProject Foundation, Barcellona, nel 2020: un intervento architettonico che ha alterato la percezione dello spazio espositivo e del suo percorso, pur rimanendovi completamente integrato.

SPANISH PAVILION_Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

VP: Che significato ha l’espressione “Corrección”?

BE: Correggere è far diminuire o scomparire un difetto, un’alterazione o un’imperfezione. È raddrizzare, modificare e avvertire. Inoltre, il tentativo di eliminare un errore e correggerlo, per tornare al punto di partenza cercando di evitare nuovi fallimenti. Parte da questa idea il progetto di Ignasi Aballí per il Padiglione della Spagna. La proposta è quella di ricostruire l’interno del Padiglione ruotandolo di dieci gradi, il movimento che lo allinea agli spazi attigui. Un intervento che sconvolge la memoria in termini spaziali e che modifica lo spazio espositivo, la sua collocazione all’interno della Biennale e il suo rapporto con la stessa città di Venezia.

VP: Il 2022 è un anno speciale per il padiglione spagnolo, il suo centenario. Come si relaziona “Corrección” a questo particolare evento?

BE: Il progetto Correzione di Ignasi Aballí è stato inizialmente concepito per l’edizione della Biennale di Venezia che avrebbe dovuto tenersi nel 2021 e che è stata posticipata a causa della pandemia e della cancellazione della Biennale di Architettura nel 2020. Si tratta, quindi, di un progetto che non nasce come rassegna dell’anniversario del padiglione, pur proponendo una riflessione su tale spazio e su tutti i dilemmi che l’esporre in esso comporta, nonché il plasmare una rappresentazione nazionale. Situato in uno degli angoli dei Giardini, vicino all’ingresso della sede della Biennale, l’edificio appare leggermente sfalsato rispetto ai padiglioni limitrofi, Belgio e Olanda. Da quell’angolo sembra un padiglione cieco. Ignasi Aballí è arrivato a questo apparente errore guardando i piani. Da un lato, nell’inquietante vicinanza del Belgio, dove le pareti di entrambi i padiglioni sembrano toccarsi. Dall’altro, nello spazio sprecato che resta dietro il padiglione spagnolo, in Calle Paludo. Tutto il progetto ruota attorno a questa possibile anomalia, che si completa con Venezia, una raccolta di libri che fungono da guide e che correggono anche l’immagine più turistica di una città.

SPANISH PAVILION – Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID

VP: “The Milk of Dreams” è il titolo scelto da Cecilia Alemani per la prima Biennale dopo la pandemia, facendo riferimento al “Rinascimento” e alla “metamorfosi”: come si relazionano questi temi al progetto del Padiglione della Spagna?

BE: Le storie di Leonora Carrington, che ispirano The Milk of Dreams, immaginano un mondo magico in cui la vita si reinventa costantemente attraverso il prisma dell’immaginazione, un mondo libero, pieno di infinite possibilità, ma anche un’allegoria di un secolo su cui esercita una pressione intollerabile l’identità. Entrambe le idee si fondono anche nella proposta di Ignasi Aballí. Da un lato, il nuovo spazio generato nel padiglione invita a immaginare infiniti scenari possibili legati alla città di Venezia: le sue strade, percorsi, fermate, piazze. L’azione correttiva dell’artista provoca un duplice errore: l’impossibilità per entrambi gli spazi, sia l’architettura originaria che quella nuova costruita, di coesistere senza che entrambi facciano concessioni. Lì si genera una tensione che parla di quell’idea di identità nazionale che, come nel caso della mostra proposta da Cecilia Alemani, si dirama in più direzioni.

Padiglione della Spagna alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Correzione | Ignasi Aballí
Curato da Bea Espejo

Commissario: Organizzato dal Ministerio de Asuntos Exteriores, Unión Europea y Cooperación de España. AECID Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo e co-organizzato da Acción Cultural Española (AC/E).

L’opera architettonica all’interno del Padiglione della Spagna vede la collaborazione di MAIO Architects, studio situato a Barcellona e composto da María Charneco, Alfredo Lérida, Guillermo López e Anna Puigjaner. Per le nuove guide della città l’artista ha lavorato con Caniche Editorial.
Correzione si completa con l’edizione di un catalogo che include una conversazione tra Manuel Borja-Villel, direttore del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, e Ignasi Aballí e testi della curatrice Ruth Estévez, dell’artista uruguaiano Alejandro Cesarco, del curatore ed editore belga Moritz Küng e di Bea Espejo, curatrice del progetto.

SPANISH PAVILION – Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID
SPANISH PAVILION – Corrección, Ignasi Aballí, 2022. Photo Claudio Franzini. Cortesía de AECID
Historias, Ignasi Aballí, 2022. Cortesía del artista, Caniche y AECID