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Gaia Bellini, La bellezza dell’impermanenza | Arte Spazio Tempo, Venezia

Testo di Chiara Tonelli — Presso la galleria Arte Spazio Tempo di Venezia è allestita la mostra La bellezza dell’impermanenza dell’artista Gaia Bellini a cura di Giulia Cacciola e organizzata dall’associazione ATTIVA Cultural Projects Ets, fino al 19 febbraio. Gaia Bellini (Bardolino, 1996) torna nella città dei suoi studi accademici esponendo alcune Sindoni vegetali, opere […]

Gaia Bellini, La bellezza dell’impermanenza, veduta di mostra, ph. Gaia Bellini

Testo di Chiara Tonelli —

Presso la galleria Arte Spazio Tempo di Venezia è allestita la mostra La bellezza dell’impermanenza dell’artista Gaia Bellini a cura di Giulia Cacciola e organizzata dall’associazione ATTIVA Cultural Projects Ets, fino al 19 febbraio. Gaia Bellini (Bardolino, 1996) torna nella città dei suoi studi accademici esponendo alcune Sindoni vegetali, opere esprimenti la sua cifra poetica, e studi di tinture naturali. 

L’artista studiando lo strato botanico e gli alberi – attraversando tutte le proprietà della vita vegetale, dai poteri medicali fino alle sue colorazioni – è giunta alla creazione delle Sindoni vegetali, stampe botaniche su tela, sulle cui superfici rimangono impressi colori e tracce delle piante raccolte. Le tele vengono lasciate riposare in crisalidi prima, esposte agli agenti atmosferici e poi, una volta tensionate sulla cornice, esposte ad un processo di trasformazione e cambiamento, che avverrà con il passare del tempo. 

“La bellezza dell’impermanenza” origina dall’opera Sindone Vegetale. A Marsia #1, stampa botanica su tela del 2021, creata in esclusiva per l’ultimo numero del magazine d’artista Ŏpĕra n.6 – edito da ATTIVA – un lavoro che rimarca un ulteriore interesse di Bellini, quello per il mito e i suoi archetipi. 

“Marsia è una figura che ritorna spesso nella mia produzione per il suo spirito puro e musicale, che come noi quindi vive e si esterna muovendosi nel tempo”, racconta l’artista, “il suo mito ci esemplifica l’inoggettualità nell’arte: il suono di Marsia non si propone di imitare niente in natura ma è una realtà per sé, un’immediata interiorizzazione che svanisce poco dopo la sua emissione. Chiaramente una metafora di quello che le sindoni vegetali vorrebbero essere. La trasformazione, in questo senso, è l’inesorabile eternità del fluire del sangue, della musica ma anche dell’immagine, la ricerca di un’estetica del vuoto che porti al rompersi delle illusioni, ad una continuità ciclica e feconda di impermanenza”.

Gaia Bellini, Sindone vegetale. A Marsia #1, 2021, stampa botanica su tela, 20x15cm
Gaia Bellini, La bellezza dell’impermanenza, a cura di Giulia Cacciola, veduta di mostra, ph.Claudia Grigoli

La forza cosmogonica più importante del nostro pianeta sono le piante, come esposto da Emanuele Coccia in La vita delle piante. Metafisica della mescolanza e Gaia Bellini, toccando le corde intime del nostro essere con colori gentili, intende fare ri-scoprire la sacralità, i riti e le trasformazioni della terra. Nelle metropoli la vegetazione è spesso mera decorazione ai lati della continua cementificazione ma nella poetica di Bellini è il fulcro, il cuore pulsante di una tecnica e un pensiero urgente. Le Sindoni sono simulacri di un credo che accomuna tutti gli esseri viventi. 

Le opere in esposizione dialogano armonicamente con lo spazio veneziano, spiega la curatrice Giulia Cacciola: “La scelta espositiva è stata dettata sicuramente dagli ambienti della galleria: abbiamo giocato con le tonalità di rosso delle opere e il colore naturale del muro veneziano, creando all’interno della mostra anche un piccolo studiolo in cui sono racchiuse le piante di romice utilizzate da Gaia per la realizzazione delle sue opere. La bellezza dell’impermanenza è un vero racconto, un primo passo per cogliere – per l’appunto – la bellezza dell’impermanenza della natura e della caducità dell’uomo”.

È davvero affascinante la messa in mostra delle sementi di Rumex crispus e di un taccuino di ricerca con le variabili di questa pianta erbacea, che esemplificano il processo creativo e fecondo di Bellini, tornando inoltre a dare identità ad una specie tanto presente quando sconosciuta e alimurgica.

L’esperienza estetica delle opere di Gaia Bellini è profonda, nulla in comune con la momentanea eccitazione artistica ricordata da Nietzsche, anzi è una visione in grado di permeare l’essere e modificare lo sguardo sulla quotidianità, dal gesto più comune a quello più politico. Oltre al piacere dello sguardo queste stampe botaniche riconducono ad un’esperienza di verità e attualità. Le Sindoni vegetali incorporano una battaglia silenziosa per la riscoperta del sacro, sommerso dalla frenesia della vita corrente.  

Gaia Bellini, La bellezza dell’impermanenza, a cura di Giulia Cacciola, veduta di mostra, ph. Claudia Grigoli
Gaia Bellini, La bellezza dell’impermanenza, a cura di Giulia Cacciola, veduta di mostra, ph.Gaia Bellini