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I (never) explain #129 | Yari Miele

Yari Miele* Blue Dragon “Dalla calma profonda degli oceani neri e silenziosi, verrà l’alba dei tempi a destare i nostri occhi”.“I tesori più preziosi vengono custoditi dal drago più terribile.Per raggiungere i tesori, bisogna andare dal drago… e baciarlo.”Bert Hellinger Sono sempre stato affascinato dalla figura del drago. Mi sono sempre chiesto quali possano essere le […]

Yari Miele – Blue Dragon, 2021 – Pietra Pierre Bleu, 65x300x2 cm – Ph. Cosimo Filippini .

Yari Miele*
Blue Dragon

“Dalla calma profonda degli oceani neri e silenziosi, 
verrà l’alba dei tempi a destare i nostri occhi”.
“I tesori più preziosi vengono custoditi dal drago più terribile.
Per raggiungere i tesori, bisogna andare dal drago… e baciarlo.”
Bert Hellinger

Sono sempre stato affascinato dalla figura del drago. Mi sono sempre chiesto quali possano essere le sue origini nella realtà o nell’invenzione, nella storia o nella leggenda: in tutte le epoche, in Occidente e in Oriente, il drago è una potente creazione dell’immaginazione. Quando qualche anno fa ebbi occasione di progettare un lavoro nella vetrina dell’Edicola Radetzky di Milano, decisi di rendere omaggio a questo fantasma della mia mente. Chiusi gli occhi, iniziai a comporre disegni e a pensare tutte le circostanze che mi circondavano intorno a questa figura leggendaria. Nel corso dei miei allenamenti di Kung fu-stile Baji Quan, attraverso i racconti e gli insegnamenti dei Maestri Zu YaoWu e Alessandro Panighetti, avevo appreso diverse tecniche che si ispirano alle movenze del drago, come Xiang Long, che sta per ‘intrappolare il drago’, un pugno allungato e sferrato verso l’alto che ruota, contemporaneamente a un altro volto a stringere l’avversario in una forbice; o come i movimenti della lancia, che è l’arma più famosa del Baji Quan, la lancia degli dei, che secondo un proverbio cinese ricordano quelli di un drago che avanza ondeggiando e colpendo sempre in linea retta. Movenze, sinuosità che mi richiamavano alla mente anche le linee scolpite di getto da un artigiano magrebino di nome Alì, che incontrai nei derb della Medina di Marrakech in compagnia di Corrado Levi, dove ebbi modo di ammirare l’immagine di un drago fiammeggiante inciso su delle tavolette di cedro.
Circa due anni or sono ecco che mi arriva un invito da parte di Giorgio Verzotti a pensare un progetto per una mostra, avente come tema l’acqua, che si sarebbe svolta in prossimità del Lago d’Orta.

Yari Miele – Blue Dragon, 2021 – Pietra Pierre Bleu, 65x300x2 cm – Ph. Cosimo Filippini .

Una sera d’inverno mi trovavo lì, la nebbia sembrava appoggiarsi sulla superficie delle acque; mi feci trasportare dalla suggestione di quello spettacolo e mi si riaffacciò alla mente l’immagine del drago.
Quando poi, nelle mie ricerche su internet, mi imbattei nella leggenda dell’isola di San Giulio, che sorge al centro del lago, pensai che si trattasse di qualcosa di più di una semplice coincidenza: pare che questa infatti, in tempi remoti, non fosse altro che la tana di un temibile drago, una bestia preistorica con occhi grossi come uova, la pelle squamata, i denti aguzzi e una lunga coda che batteva violentemente sull’acqua. Nessuno era mai stato così coraggioso da pensare di affrontarlo, fino a che non si stabilirono vicinissimo al lago due fratelli, Giulio e Giuliano. Fu Giulio, il futuro San Giulio, a porre fine a questa calamità. Una volta attraversato il lago con il solo aiuto del proprio mantello steso sulle acque come una zattera, affrontò il drago e riuscì ad ucciderlo. A testimonianza della vicenda, presso l’abbazia Mater Ecclesiae è ancora oggi conservato un eccezionale reperto: quella che viene definita una ‘vertebra di drago’. Anche qui, dunque, il drago era di casa, sembrava che mi avesse aspettato, che mi avesse convocato in riva al lago: ora si trattava di trovare il modo di farlo rivivere nel mio lavoro.

Un giorno entro nell’azienda dei fratelli Dell’Erba, in Brianza, dove vengono lavorati marmi di provenienza diversa. Mi imbatto in una gigantesca pietra nera, la quale originariamente era un fango calcareo denominata Pierre Blue. Mi sembrò perfetta per ritagliarvi l’immagine del drago che mi si era cristallizzata nella mente, vi potevo intravedere le creste, le squame, la variegata consistenza della pelle. E inoltre vi vedevo rispecchiato il suo habitat oscuro e misterioso. Questa pietra a prima vista si presenta di color grigio opaco ma una volta levigata affiorano fossili di conchiglie e altri micro-organismi marini e sembra di guardare attraverso una lente nera un cupo fondale che lascia intravedere anfratti inaspettati e insondabili abissi.

Yari Miele – Blue Dragon, 2021 – Pietra Pierre Bleu, 65x300x2 cm – Ph. Cosimo Filippini .

*Artista scelto da Simona Squadrito

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I (never) explain – ideato da Elena Bordignon – è uno spazio che ATPdiary dedica ai racconti più o meno lunghi degli artisti e nasce con l’intento di chiedere loro di scegliere una sola opera – recente o molto indietro del tempo – da raccontare. Una rubrica pensata per dare risalto a tutti gli aspetti di un singolo lavoro, dalla sua origine al processo creativo, alla sua realizzazione.

Hanno contribuito alla rubrica Zoe De Luca, Simona Squadrito e Irene Sofia Comi