16° Quadriennale e le mostre dei curatori

Dov’è il “viaggio per frammenti, reportage, illuminazioni interiori, riflessioni, descrizioni partecipi e dirette”?
20 Dicembre 2016

Vorrei poter ricordare la mia mattina alla 16a° Quadriennale d’arte come una passeggiata in un’Italia in miniatura. Ovviamente parlo di un bel paese metaforico, dove regioni, distinzioni di accenti, tensioni tra provincia e metropoli, sberleffi esterofili e campanilismi, differenze culturali superassero il conformismo “stilistico” di molta arte contemporanea italiana, soprattutto quella prodotta dai più giovani. Uno degli aspetti che più emerge da questa sovra-collettiva è l’eterogeneità delle proposte: temi, tipologie delle opere, taglio allestitivo, diversità delle generazioni… Uno dei punti da cui vale la pena partire è proprio “Altri tempi, altri miti”, il titolo ispirato alla raccolta Un weekend postmoderno – Cronache dagli anni Ottanta (1990) di Pierpaolo Tondelli.
Anticonformista, a suo modo rivoluzionario – ha avuto molti problemi con la censura per via dei temi legati all’omosessualità – schivo, ma sempre presente dove le cose ‘accadevano’, dove pulsava la vita sotterranea, controversa, indipendente. In particolare, tra i suoi pochi (ma grandi) libri, proprio quello citato in occasione della Quadriennale, “Un weekend postmoderno”, è lo zibaldone ideale degli anni Ottanta: un lunghissimo racconto che lo scrittore ha aperto sulle possibilità di una nuova forma di lettura della realtà contemporanea. Realista, dunque, con piglio “quasi-live”, questo libro è formato da recensioni, interviste, reportage dentro l’Italia e la sua umanità, quella di Vasco Rossi, delle discoteche di Rimini, delle periferie, ma anche di seratone a Ibiza, videogames, concerti, fiumi di alcool… e poi moltissima cultura, le case editrici sconosciute, la vita underground, i teatri off, la musica indipendente… i fumettisti degli anni ’70…
Emerge questa Italia dalla Quadriennale? Dov’è la “provincia italiana, tra i suoi gruppi teatrali, fra i suoi artisti, i filmaker, i videoartisti, le garage band, i fumettari, i pubblicitari, la fauna trend […] da Pordenone a Lecce, da Udine a Napoli, da Firenze a Bologna”?

Luca Lo Pinto,   A occhi chiusi,   gli occhi sono straordinariamente aperti,   exhibition view Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska,   Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

Luca Lo Pinto, A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti, exhibition view Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska, Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

Ogni curatore ha scelto un tema “preferenziale” – rimanendo nella propria comfort zone – da Bartley lo scrivano di Malville (I Would Prefer Not to / Preferirei di no – Esercizi di sottrazione nell’ultima arte italiana, a cura di Simone Ciglia e Luigia Lonardelli), alla volontà di scardinare un tema di genere come il ritratto per comporre una scacchiera giustapposta di opere e progetti (Ehi, voi! a cura di Michele D’Aurizio; per questa sezione, nel testo critico, si citano da Sartre a Raf Simons, da Barthes a Gabriele Guercio….). Un altro progetto si sviluppa con l’urgenza di riflettere su “alcuni aspetti problematici della storia dell’Italia contemporanea, dal suo incerto sviluppo come repubblica democratica nel dopoguerra, al suo rapporto fatto di accelerazioni e rallentamenti con la storia dell’Europa unita, sino alle instabilità e alle complesse trasformazioni geopolitiche in corso nel presente” (fonte di suggestione La democrazia in America pubblicato da Alexis de Tocqueville; a cura di Luigi Fassi).  Ci spostiamo al gruppo “di ricerche artistiche italiane che si pongono in maniera critica e finemente analitica rispetto alle problematicità del contesto italiano, analizzato nel suo versante culturale, economico, sociale e politico” (Il nucleo metodologico di questo progetto è una “riscrittura” analogica e corale dei nuclei forti di Appunti per un’Orestiade Africana (1970) di Pier Paolo Pasolini – A cura di Simone Frangi); in un altro progetto, si ha l’accortezza di presentare la mostra come “opere giustapposte” – in effetti l’allestimento è impeccabile –  che seguono, concettualmente, il criptico “frammento di vetro dipinto con sopra inscritto un testo a pennarello da Emilio Villa.” (Sezione a cura di Luca Lo Pinto). Un’altra mostra ruota attorno a temi quali il post-rurale e i nuovi localismi: una delle sezioni più strutturate e serie dell’intero progetto. “De Rerum Rurale”, a cura di Matteo Lucchetti, ospita l’opera vincitrice “Il viaggio” di Rossella Biscotti, realizzata appositamente per la  Quadriennale. Il lavoro, una stampa fotografica e un testo a parete, descrive due viaggi. Il primo, evocato attraverso dei frammenti legislativi, è quello di un blocco di marmo e del suo ipotetico affondamento nel Mediterraneo. Il secondo, rappresentato da una carta nautica, è un tragitto dalla costa libica a quella siciliana.

Matteo Lucchetti,   De Rerum Rurale,   exhibition view,   dx Michelangelo Consani - sx Moira Ricci Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska,   Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

Matteo Lucchetti, De Rerum Rurale, exhibition view, dx Michelangelo Consani – sx Moira Ricci Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska, Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

Non è stato di semplice lettura il progetto “a rotazione”, in cui per gli artisti presentati “la lontananza tra le loro pratiche, che rende impossibile assimilarle in una lettura univoca, si apre uno spazio dialettico e di confronto tra le singole ricerche e tra queste e il pubblico.” (Lo stato delle cose a cura di Marta Papini).“La seconda volta” a cura di Cristiana Perrella ha l’obiettivo di dare una diversa lettura a materiali “riattivati, riutilizzati”, combinati in modo imprevedibile: “un’arte di resti e frammenti, composita, residuale, ibrida; un’arte di montaggio, di trasformazione, di rinascita, forse anche un’arte della crisi.” Mi risulta un po’ difficile apprezzare appieno l’opera di Alek O., che maggiormente si nota per il fatto di essere stata premiata. Questa la presentazione: “E’ un collage di manifesti per affissione stradale, ai quali, attraverso un processo di decostruzione e successiva rimessa in forma, l’artista dà una nuova vita che trattiene la memoria di quella precedente. Sul fondo azzurro, che ricopre l’intera parete di una sala, dato dalla giustapposizione dei vari toni di blue-black del retro dei manifesti, si stagliano forme irregolari dai colori brillanti, che ricordano la felicità dei papiers découpés matissiani.”
Forte per molti motivi, Cyphoria di Domernico Quaranta: una mostra che intende indagare il modo in cui la condizione contemporanea si riflette nel lavoro di alcuni artisti italiani che hanno iniziato a lavorare, in momenti diversi, nel corso di questa evoluzione.
Parte dal concetto di “Policentrismo consapevole”, espressione di Enrico Castelnuovo e Carlo Ginzburg, la mostra curata da Denis Viva “Periferiche”. Criterio di scelta degli artisti (e forse qui, emerge l’Italia tondellina): “Periferiche è un progetto dedicato agli artisti che hanno scelto di lavorare ‘in periferia’, non per ragioni romantiche e nemmeno per solipsismo, ma per necessità intrinseche alla loro stessa poetica.”
Tra i tanti testi raccolti nel catalogo, con un po’ di ironia, vi lascio la testimonianza “dissonante” di Giuseppe Penone, membro della commissione selezionatrice, stampato nel catalogo: “Ho espresso subito un parere contrario a una mostra di più curatori in cui le opere degli artisti sono un’illustrazione del tema curatoriale. Ritengo che le opere debbano avere una loro autonomia e necessità e che non debbano essere asservite a un pensiero che le omologa. Vista la volontà espressa dalla maggioranza della commissione di selezionare un numero di curatori i cui temi possono essere accettabili in una pubblicazione ma non in una mostra, non ho ritenuto necessario insistere sulla mia posizione e ho accettato la volontà espressa dalla maggioranza ma che non condivido.”
Ricordo che l’artista sarà protagonista di una grande mostra, “Matrice”, ospitata a  Palazzo della Civiltà Italiana (Roma), luogo che la Maison Fendi ha destinato a mostre e installazioni (dal 26/01 al 16/07/17)

Ben curato e interessante il catalogo curato da NERO.

Domenico Quaranta,   Cyphoria,   exhibition view Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska,   Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

Domenico Quaranta, Cyphoria, exhibition view Credits OKNOstudio (Ela Bialkowska, Ilan Zarantonello) Courtesy La Quadriennale di Roma

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