ATP DIARY

Cristiano Menchini

Marco Tagliafierro: La visione prospettica che Paolo Uccello presenta nei tre episodi della Battaglia di San Romano non è unitaria (poiché non compose in unità le varie parti della scena) ma frammentaria, episodica, perché ogni figura e ogni elemento hanno il loro speciale...

Ailanto,   40x34 cm,   acquerello,   acrilico su tela 2015
Ailanto, 40×34 cm, acquerello, acrilico su tela 2015

Marco Tagliafierro: La visione prospettica che Paolo Uccello presenta nei tre episodi della Battaglia di San Romano non è unitaria (poiché non compose in unità le varie parti della scena) ma frammentaria, episodica, perché ogni figura e ogni elemento hanno il loro speciale problema prospettico, non subordinato all’insieme, che il pittore risolve caso per caso, quasi compiaciuto di questo, ti ritrovi in questo sistema di pensiero e d’azione?

Cristiano Menchini: Paolo Uccello è sempre stato uno dei miei pittori preferiti, proprio per il suo modo di vedere le cose, quello che mi affascina a proposito del suo lavoro è il risultato della ricerca nella rappresentazione prospettica. Quando struttura le immagini, è ossessivo, meticoloso, ne studia tutte le possibili angolazioni; celebri gli studi del “mazzocchio”, una specie di ciambella sfaccettata che per gioco introduceva in ogni suo quadro.

Nel rappresentare tutto attraverso questa sua tecnica, a mio avviso, ha però portato le immagini verso un linguaggio che  in parte si distacca dalla realtà  esprimendo  un sapore unico, fuori dal tempo, connubio tra gotico,  fiaba e Rinascimento. Nonostante il mio lavori si discosti dal suo immaginario anche nel mio procedere  attraverso simili procedimenti del pensiero. Nel disegno tendo a studiare le forme in modo dettagliato, in pittura assemblo il tutto, stratificando per velature ed utilizzando una visione frontale della scena , dove le figure, appaiono, scompaiono, diventano ambigue.

Marco Tagliafierro: Pacatezza classica, solidità dei volumi e dei colori. Di tutto ciò, che cosa senti risuonare nel tuo lavoro?

Cristiano Menchini: Per quanto riguarda la solidità dei volumi e dei colori ci sono alcune differenze a seconda dalla tecnica. Nel disegno l’attenzione è sulla struttura delle cose, gli intrecci di linee vanno a costruire i volumi creando una solidità d’insieme, in pittura è attraverso  gradazioni tonali sempre più scure  che creo una solidità. Vedo i miei lavori come immersi in una dimensione fuori dal tempo, immobili, cristallizzati. In quello che rappresento c’è un distacco dalla realtà. Non voglio che sia un gioco di somiglianze; tratto la tela come una superficie autonoma in cui le forme si muovono nello spazio andandosi a posare, a germogliare sul supporto. In questo senso si può leggere una pacatezza di fondo.

Il mazzocchio è un copricapo composto da un anello poco più grande della circonferenza della testa. Il cerchio, formato di borra e rivestimento di panno, nasce come uno degli elementi che compongono il cappuccio medioevale. Il termine potrebbe derivare dal latino maxuca e dal suo diminutivo maxuculus, ossia “una quantità di cose strette insieme a un mazzo”. Esso viene realizzato in molteplici varianti, tanto che non risulta risalire a un unico modello originale. Il Quattrocento è la grande epoca del mazzocchio; se ne diffonde l’uso in tutta l’Europa, ma la storia del costume lega questo accessorio all’alta borghesia rinascimentale fiorentina. E’ molto presente nella tradizione pittorica e Paolo Uccello lo dipinge frequentemente indosso ai suoi personaggi, poiché la sua superficie geometrica sfaccettata risulta di difficile raffigurazione prospettica ed è quindi sinonimo di grande padronanza dell’uso della prospettiva. A questo proposito Piero della Francesca spiega le regole della sua rappresentazione nel trattato De Prospectiva Pingendi. Una forma archetipo come questa è un simbolo di essenzialità e complessità insieme, una forma senza tempo che nasconde altri significati. Infatti, “aggiustare il mazzocchio a qualcuno” vuol dire “fargli passare i capricci”.

* 1…2…3… è uno spazio dedicato ad artisti, curatori, creativi di ogni sorta e tempra, luoghi liminari, spazi eccentrici e in divenire. La rubrica è strutturata con 1 ospite, a cui porre 2 domande e 3 immagini dell’opera o del progetto che ha seguito.

ONE curator / artist / inspirer

TWO questions

THREE images

Typographus,    series n°1 ,   34x34,   acquerello,   acrilico su tela 2015
Typographus, series n°1 , 34×34, acquerello, acrilico su tela 2015
Baraonda,   30x40 cm,   acquerello,   acrilico su tela  2015
Baraonda, 30×40 cm, acquerello, acrilico su tela 2015